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Jury Duty è talmente surreale da diventare vera

Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Jury Duty.

In un panorama televisivo in cui il genere delle commedie fa fatica ad adattarsi ai nuovi formati, quella del mockumentary risulta spesso una formula vincente, da ibridare per emergere dal marasma dei tanti contenuti audiovisivi a disposizione. Ne sono la prova falsidocumentari odierni e dall’umorismo brillante come Abbott Elementary o What We Do in the Shadows, entrambi attualmente disponibili in Italia su Disney+, ed eredi di celebri comedy passate come The Office o Parks and Recreation. La tecnica del mockumentary permette di intrecciare sottilmente realtà e finzione, veicolando la prospettiva personale dei personaggi fittizi che, rivolgendosi direttamente in camera e agli spettatori, possono raccontarsi e sembrare sempre più veri. In particolare, in un’atipica commistione tra generi e percezioni, si posiziona la nuova serie tv statunitense di Amazon Freevee Jury Duty. Difficilmente collocabile all’interno di una specifica categoria narrativa, Jury Duty ha molteplici identità, da cui trae proprio la sua forza comica e creativa. Si tratta di un comedy show, a metà strada tra reality, esperimento sociologico e fiction, che ha avvio con l’intento di fare umorismo sul genere dei legal drama e dei documentari americani. Un po’ come Cunk On Earth deride, col suo stile inconfondibile, i documentari di stampo storico della britannica BBC. Proprio per questo, il modo migliore per seguire le vicende di un racconto semi-fittizio così multistrato è proprio attraverso la tecnica del falsodocumentario. Il che non fa altro che rendere veramente sottile il già labile confine tra realtà e finzione veicolato dalla serie tv stessa.

In un punto intermedio tra racconto scripted e unscripted, Jury Duty è uno scherzo che si prende gioco dello sventurato protagonista, di noi spettatori e dell’contesto che intende parodizzare.

Lo show pone al centro l’ignaro Ronald Gladden, un appaltatore solare americano che si è trovato, d’un tratto, a vivere nel suo personalissimo Truman Show. Inconsapevolmente ingannato sin dal principio, Ronald diventa il protagonista di un programma, senza saperlo, senza volerlo. Un programma in cui tutto è finto, manovrato in funzione dell’unico personaggio non conscio di quanto artefatto sia il bizzarro contesto in cui sia capitato. Infatti, Jury Duty ricrea artificialmente un caso giudiziario in cui tutti, dallo staff agli imputati, sono degli attori in uno studio costruito ad hoc. In un ambiente del genere, Ronald è l’unico a interpretare sè stesso, spontaneamente, e senza saperlo. Persino gli eccentrici compagni di giuria non sono realmente quel che crede, ciascuno di essi recita per tutto il tempo una parte.

jury duty
Jury Duty (640×360)

In particolare, il titolo dello show di Amazon Freevee è emblematico del plot della storia. Negli Stati Uniti, essere chiamati a far parte di una giuria in un processo giudiziario è un onore, una responsabilità e una rogna a cui è difficile sottrarsi. Chiamati a decidere le sorti della vita degli individui giudicati, i membri hanno un ruolo cruciale e da operare con la massima cauzione e serietà. Dovendo seguire tutte le fasi del processo in questione ed emettere, in conclusione, un verdetto decisivo. Da questo punto prende avvio Jury Duty, reclutando Ronald Gladden all’interno della giuria di uno strano di incidente sul posto di lavoro. In aggiunta, col fittizio pretesto di realizzare un documentario sul modo di operare delle giurie negli Stati Uniti, una troupe segue esplicitamente le vicende della corte, raccogliendo le confessioni, le impressioni e le procedure dei protagonisti. Tramite testimonianze e riprese delle varie attività, il reality show costruisce attorno a Ronald un ambiente credibile e di cui fidarsi nonostante le svariate telecamere. Come se non bastasse, le peripezie sono monitorate anche da una pluralità di videocamere abilmente nascoste, collezionando così ogni momento dell’esperimento. Nell’artificiosità dello studio e della vicenda, le dinamiche sono principalmente sceneggiate, al fine di alimentare le assurde sequenze unscripted, connesse prevalentemente alla brillante improvvisazione dei celati attori e alle insolite reazioni dell’ignaro Ronald. Il che non fa altro che rendere Jury Duty un’irresistibile prodotto che fonde reality e commedia sceneggiata.

Come il buon vecchio Truman Burbank, Ronald è l’eroe del suo personalissimo racconto, nonostante gli ostacoli posti sul suo cammino.

Manovrato nel dettaglio, lo show non dà pace al povero protagonista, mettendo costantemente alla prova la sua percezione, pazienza e senso di giustizia. Il caso giudiziario è già di per sè insolito, giocando esplicitamente a sfavore di una delle parti (non dotata di una difesa particolarmente brillante), ma quel che rende anomalo l’ambiente attorno a Ronald è proprio la rosa di colleghi con cui è costretto a collaborare. A partire proprio dal divo James Marsden che, per l’occasione, interpreta una versione sopra le righe di sè stesso, e che costringe persino la giuria a essere isolata dal resto per tutta la durata del processo. Dunque, per diciassette giorni, i dodici (più i due alternati) sono seguiti dalle telecamere e scortati tra l’hotel dove risiedono e il tribunale in cui lavorano, senza alcuna possibilità di contatto con l’esterno. Il tutto per impedire a Donald di cogliere l’artificiosità delle insolite vicende. Testato dall’isolamento e dalla convivenza e collaborazione forzata coi compagni, Ronald diventa in poco tempo il portavoce della giuria, dando prova della sua bontà d’animo, nonostante le dinamiche giochino spesso a suo sfavore o siano troppo assurde per qualsiasi persona comune. Il surrealismo che permea un contesto canonicamente serio e macchinoso dà origine a situazioni comiche brillanti, in cui l’incredulo protagonista reagisce nei modi più imprevedibili e/o spassosi possibili.

Jury Duty (640×376)

Dal 25 agosto, Jury Duty è disponibile in Italia su Amazon Prime Video.

Grazie anche e soprattutto all’abilità degli interpreti, a cui va una speciale menzione per lo scomodissimo James Marsden, Jury Duty è un reality-candid-sceneggiato irresistibile che si prende gioco delle pecche del sistema legale statunitense in modo eccentrico e comico. Se, spesso, i processi giudiziari sembrano dei veri e proprio show all’interno delle aule di tribunale, la serie tv ne replica uno in maniera creativa e sopra le righe, con risultati spassosi. Le puntate, tutte disponibili su Amazon Prime Video, permettono di osservare la simulazione e di scrutare i risultati dell’esperimento semi-sceneggiato, in una visione di trenta minuti che mette in discussione ogni nostra convinzione. La finzione diventa reale al punto da ibridare ogni certezza. Nonostante sia una farsa, le comuni reazioni di una persona normale in un contesto tanto fittizio permettono di cogliere la vera essenza umana. Il tutto è evidente soprattutto nell’ultimo episodio, in cui la regia di Jake Szymanski si rivela. Le confessioni, le intercettazioni, ogni ripresa è illustrata nel progressivo evolvere nelle peripezie di Ronald, James Marsden e degli altri finti-giurati, raccontando a pieno l’essenza di Jury Duty.

Jury Duty è un piacevole racconto meta-televisivo che attinge agli stereotipi dei generi di riferimento e a un intramontabile cringe humor. Cosa accadrebbe se toccasse a noi? Se fossimo circondati da attori e il tutto fosse artificialmente orchestrato solo per testare e registrare le nostre reazioni e decisioni? Un Truman Show in cui realtà e finzione non sono più distinguibili non sarebbe facile da attraversare, e Ronald l’ha fatto nel più spassoso dei modi.

Jury Duty: un intrigante esperimento comico per rilanciare i reality show statunitensi