Kebab for Breakfast è una serie tv che forse non tutti si ricordano. Andava in onda su MTV e si presentava apparentemente come un prodotto teen, anche se in realtà è stata molto di più.
Il titolo originale significa letteralmente “turco per principianti” e non potrebbe essere più indovinato: nessuna serie tv occidentale, meglio di questa, permette di conoscere profondamente la cultura turca, seppure in maniera divertente e scanzonata.
Il format di base è ben noto anche in Italia: protagonista assoluta è infatti una famiglia allargata, con madre, padre e figli avuti dai precedenti matrimoni, con tutte le gag, le disavventure e gli intrighi amorosi che ne derivano.
Eppure, si tratta di una serie decisamente innovativa.
Innanzitutto, la famiglia allargata è multietnica: Doris Schneider, una psicologa con un passato da hippie e i suoi due figli, Lena e Neil, sono infatti tedeschi, mentre Metin Ozturk, il compagno, è un commissario di polizia turco, immigrato in Germania e a sua volta padre di due figli, Cem e Yagmur.
Kebab for Breakfast mostra tutte le vicissitudini familiari e gli scontri dovuti principalmente alle differenze culturali che subentrano nelle relazioni.
Yagmur, ad esempio, trova inconcepibile lo stile di vita e l’educazione di Lena, libera e priva di disciplina, mentre lei, dal canto suo, trova la nuova sorella noiosa e bigotta. Cem poi incarna perfettamente lo stereotipo del maschio alpha geloso e protettivo, orgoglioso fino a risultare quasi ridicolo.
Kebab for Breakfast sembra un mix di stereotipi che però, incredibilmente, funzionano: non sono cliché squallidi e banali, ma vogliono prendere bonariamente in giro mostrando quanto il multiculturalismo possa essere una fonte inesauribile di sorprese e di gioia. Lo show vuole far ridere senza dissacrare malamente, vuole suscitare il sorriso anche in chi, magari, ritrova nelle gag sue abitudini e convinzioni, rendendosi conto di quanto possano essere divertenti o, nel caso dei pregiudizi, infondati. Ad esempio viene sottolineato il modo in cui le minoranze etniche possono integrarsi perfettamente all’interno della società, come nel caso di Metin, uno straniero che ricopre egregiamente la carica più alta nel corpo di polizia.
Anche la scelta dell’etnia dei protagonisti non è affatto casuale: serve per mostrare come due popoli spesso in conflitto fra loro (turchi e tedeschi) possano in realtà coesistere, dando vita a qualcosa di bellissimo e costruttivo, come una famiglia serena. Per non parlare dell’amicizia che c’è fra Cem e il suo amico Costa, greco di origine: un altro popolo con cui i turchi sono in forte contrasto. Questo personaggio, in particolare, è interessante proprio per i legami che instaura all’interno della famiglia: fra lui e Cem c’è un’amicizia profonda e leale, nonostante la leggerezza del rapporto, inizialmente basato su una divertente ostentazione reciproca di machismo, tipica degli adolescenti e guardata con occhio bonario da chi, ormai, ha superato questa difficile età.
E suddetto aspetto porta a uno dei maggiori punti di forza della serie: il punto di vista non ben definito con cui vengono osservate le vicende raccontate. Può sembrare contraddittorio, ma il fatto che siano presenti una molteplicità di punti di vista diversi e sempre variabile offre una visione globale delle situazioni mostrate e aiuta il pubblico a immedesimarsi naturalmente con (quasi) tutti i personaggi. Alcuni di loro, come Yagmur, Lena e Cem, nel corso delle tre stagioni subiscono una grandissima evoluzione: da adolescenti impacciati a giovani adulti con ansie per il futuro e sfide da affrontare sempre più grandi. Ma il percorso di crescita avviene in maniera così naturale che, alla fine della serie, sembra di essere cresciuti un po’ insieme a loro. Sono personaggi che ci regalano un pezzetto di sé, al punto da avere l’impressione di conoscerli davvero e di non riuscire più a distinguerli dai loro interpreti.
Ma al di là delle avventure quotidiane dei ragazzi, che sono un po’ il nucleo di Kebab for Breakfast, ci sono anche dei personaggi secondari destinati, inaspettatamente, a catturarci il cuore.
Uno su tutti, nonno Schneider. Dichiaratamente filonazista, accompagnato dall’immancabile bastone e dalle sue battute sarcastiche infarcite di luoghi comuni e pregiudizi, è un personaggio talmente ben scritto da non risultare né offensivo, né banale, né semplice macchietta comica. Rappresenta fra l’altro una scelta molto coraggiosa per una produzione della Germania, nazione in cui il tema è sempre molto complesso da affrontare. Ed è incredibile vedere come un personaggio di questo tipo, comico ma essenzialmente negativo, sia in grado di suscitare grande simpatia e addirittura commozione ed empatia.
Kebab for Breakfast è una serie fresca e divertente, in grado di trattare tematiche ampie e importanti con una grande leggerezza, senza mai scadere nella banalità e nella superficialità.
Coinvolge il pubblico perché mostra le ansie, le paure e le speranze di tre diverse generazioni: il nonno che sente l’avvicinarsi della morte e vuole godersi in pace gli ultimi anni di vita, i genitori che inseguono la serenità familiare e si preoccupano della tranquillità dei figli, i ragazzi che sono alle prese con le inquietudini adolescenziali prima e con la paura del futuro poi. È insomma uno show dedicato a tutti, adulti e ragazzi, ed è avveniristico proprio perché tratta tematiche ancora molto attuali, ribaltando però il concetto di “famiglia tradizionale” e mostrando come non sia mai l’unica alternativa possibile.