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La sensuale fascinazione per il male: il sale di Killing Eve

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Chissà se gli autori di Killing Eve conoscevano questo aforisma di Emil Cioran: “Il male, al contrario del bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso”. Di certo Villanelle (Jodie Comer) ed Eve (Sandra Oh) lo hanno messo in pratica nella loro storia di amore e morte, non necessariamente in quest’ordine perché l’ordine è la prima cosa che viene sovvertita, rimescolata nella serie. Killing Eve, uccidere Eve, ma solo quella parte di lei che ostacola l’incontro con la sua anima nascosta, il desiderio non conosciuto ma percepito da sempre che c’era un’altra Eve da scoprire, il bisogno di svelare tutto di Eve (All About Eve, il film di Joseph L. Mankiewicz).

Nella trasformazione del personaggio di Eve nelle quattro stagioni della serie, il male diventa un’ossessione tanto quanto Villanelle, il suo incurabile disturbo ossessivo compulsivo. La mente brillante di Eve Polastri, nascosta tra le scartoffie del suo lavoro da mezze maniche del MI5, le sue peculiarità caratteriali che la rendono una persona difficile da frequentare, tutto segue un unico flusso. Il magnete Villanelle continua la sua scia di sangue con sempre più fantasiosi ed efferati omicidi. Le sue tracce sono come i biglietti nei cioccolatini per Eve, un desiderio che si sovrappone tra la voglia di cioccolata e la curiosità di sapere quale sarà la frase sul biglietto. Anche questa volta l’ordine non è stabilito a priori. La novella Pollicino Villanelle semina i suoi sassolini bianchi sul sentiero della parte oscura di Eve, fiduciosa che la luce del desiderio renda il percorso ben visibile.

Sympathy For The Devil

Killing eve
Killing Eve (640X360)

“Just as every cop is a criminal And all the sinner saints As heads is tails Just call me Lucifer“, parola di Mick Jagger. Ogni poliziotto è un criminale e tutti i peccatori sono santi. Eve è un poliziotto senza divisa, una rappresentante della legge che può entrare nella mente del(la) criminale e sorprendentemente trovarcisi comoda, come quando si cerca casa, se ne visitano tante e all’improvviso apri la porta dell’ennesimo appartamento e scopri che è già casa tua prima ancora di aver firmato il contratto. Sprofondato nel divano in soggiorno c’è il Signor Diavolo che aspetta, la mente schizoide di Villanelle che proietta il suo caleidoscopio di personalità sul viso pallido della sua vittima. Killing Eve è il suo ordine ma spesso diventa knowing Eve, il mondo di una donna apparentemente normale ma solo se confrontata con lei.

Eve nel quotidiano, nella sua totale mancanza di rete di relazioni con l’eccezione dell’accogliente e paziente marito Niko, può vantare tratti di sociopatia. Eve non va in giro ad uccidere persone, resta pietrificata di fronte agli omicidi che Villanelle dissemina sul suo percorso ma resta pervicacemente attaccata all’obiettivo che le è stato assegnato per passare definitivamente al MI6, motivo iniziale fagocitato dall’attrazione fatale con Mrs Devil, I suppose. “Please allow me to introduce myself, I am a man of wealth and taste I have been around for a long, long year Stole many a man’s soul and faith“. Il lusso, il gusto per le cose belle, belle come solo le anime possono essere. La fede, qualsiasi fede, la più importante, quella nei propri cari, nell’essere umano. Villanelle è portatrice sana dello spirito del male che introietta nei suoi rituali di seduzione. Eve oppone resistenza, forse più per partito preso, quando ancora si sentiva più poliziotto che criminale, poi si lascia sedurre da tutto quello che Villanelle evoca.

L’attrazione per una via di redenzione, per essere libera da quello che è diventato un lavoro per lei fin troppo ripetitivo, dura poco, lo spazio di un paio di episodi.

Il fascino per il male invece è soverchio per le nostre Romeo+Juliet lgbt. Gli uguali si attraggono tramite gli opposti in questo caso. In Killing Eve Il fulcro tra le due è vedersi per quello che si è, solo attraverso gli occhi dell’altra c’è comprensione per se stessi, solo toccando il male, marchiandosi a fuoco c’è la propria accettazione. In un mondo che non le capisce fino in fondo trovano il loro micro cosmo facendolo pagare caro a tutte le persone che gravitano loro intorno. La chiusa di Killing Eve può essere considerata deludente per l’alta qualità alla quale ci aveva abituati. Villanelle colpita e affondata. Eve superstite forzata. Se viene letto col “filtro della fascinazione del male” acquista un senso. Non ci sono vie d’uscita, quello che nasce dal male finisce per autodistruggersi, non può sopravvivere nel mondo di mezzo quale è il nostro. “Cause I’m in need of some restraint So if you meet me Have some courtesy Have some sympathy and some taste”. Anche il diavolo ha bisogno di un po’ di equilibrio, di gentilezza e di comprensione.
Piacere di averti conosciuto, Killing Eve.