ATTENZIONE: l’articolo che stai per leggere potrebbe contenere spoiler su King of Stonks!
Uscita un po’ in sordina, tra il ritorno di serie importanti come Stranger Things (avete già letto della folle teoria sulla madre di Mike e Nancy? Fatelo!) e The Umbrella Academy e l’arrivo di altri titoli decisamente più sponsorizzati, stavamo rischiando di perderci King of Stonks, l’assurda dramedy tedesca sullo psichedelico mondo della finanza. Disponibile sulla piattaforma dal 6 luglio, la serie scritta da Philipp Käßbohrer e Matthias Murmann si guarda anche in un weekend, merito del formato leggero in sei episodi dal ritmo scorrevole e dal climax ascendente. Dopo il rilascio di una serie di titoli un pochino più impegnativi, Netflix ci ha colti di sorpresa proponendoci questa serie che si colloca esattamente al confine tra comedy e dramma. King of Stonks è una commedia cupa, sarcastica e profondamente intelligente, che si insinua nel macrocosmo oscuro della finanza e cerca di immortalarne i tratti più assurdi e divertenti. È una storia di rivalsa e di ambizione sullo sfondo di quello che sembra essere un mondo a parte, distaccato dalla realtà, portatore di un linguaggio incomprensibile per i non addetti ai lavori.
Netflix aveva davvero bisogno di un titolo così.
In un periodo in cui latitano prodotti vincenti sul fronte delle comedy, la piattaforma ha puntato soprattutto su genere drammatico e fantascientifico (ecco la classifica delle 7 migliori Serie Tv sci-fi presenti in questo momento su Netflix), forte del successo di alcuni show che ne hanno fatto la fortuna negli anni. E invece il genere dramedy avrebbe bisogno di nuova linfa per essere alimentato e serie tv come quella di Philipp Käßbohrer e Matthias Murmann vanno nella direzione giusta. I due showrunner tedeschi hanno già avuto modo di lavorare con Netflix. Come vendere droga online (in fretta), la serie in cui Maximilian Mundt interpreta un adolescente che si mette a capo di una start-up per la vendita online di pasticche di droga, è un gioiellino venuto fuori dalla loro penna. Gli sceneggiatori partono sempre da una storia vera (ecco quella che potrebbe nascondersi dietro la serie), da un fatto di cronaca, per costruirci su un intreccio in cui umorismo e sottintesi drammatici si compensano a vicenda.
Thomas Schubert è il giovane protagonista della serie, genio della finanza e dell’informatica, ideatore di una tecnologia d’avanguardia sui pagamenti online che ha permesso alla sua azienda, la CableCash, di giungere in vetta al paradiso economico tedesco. Felix Armand – questo il nome del personaggio interpretato da Schubert – aspira a diventare CEO dell’azienda a pari merito con il suo socio Magnus Kramer (Matthias Brandt). La dedizione e la cura con cui Felix ha sempre interpretato il suo ruolo all’interno della CableCash lasciano intuire che quella carica sia già formalmente sua, se non fosse che Magnus, uno molto attento all’immagine, gli mette i bastoni tra le ruote e gli rifila un contratto per un ruolo di secondo piano. Felix è la vera mente dietro ai successi della CableCash. L’imminente quotazione in borsa è un suo personale traguardo, dietro al quale è ravvisabile una maniacale attenzione per i dettagli e una strategia comunicativa vincente. Tutta roba che il più anziano Magnus, stordito dal successo e dalle vittorie facili, da solo non avrebbe mai saputo gestire.
King of Stonks è anche un’opera sulla debolezza umana, sulle fragilità che spingono ad allentare i freni e a spingere il muso oltre i limiti della decenza.
L’ambiente economico-finanziario è l’humus ideale in cui impiantare le radici di carriere altalenanti e personalità instabili. Magnus è un mitomane fanfarone che capitalizza su di sé l’attenzione, ma che senza il supporto delle vere teste pensanti della CableCash non saprebbe muovere un passo. I giochi in borsa sono elettrizzanti, una scarica d’eccitazione che libera istinti allucinogeni. Tutti aspirano ad essere gli Elon Musk del futuro prossimo venturo, ma per arrivare in alto bisogna anche sporcarsi molto le mani. Il giovane Felix, niente più che un passacarte prima di tentare il salto nel vuoto insieme a Magnus, ne sa qualcosa. La fortuna della CableCash l’hanno fatta soprattutto gli inganni e i raggiri. Tra i suoi clienti, si annoverano anche personaggi loschi e poco raccomandabili, mafiosi e imprenditori criminali. Toccherà proprio a Felix dirimere il guazzabuglio di guai in cui l’azienda rischia di sprofondare, all’insaputa dei suoi creditori.
La macchina da soldi messa su da due soci su cui nessuno avrebbe puntato un euro potrebbe essere un trampolino di lancio verso ulteriori strabilianti successi o un precipizio improvviso alla fine della folle corsa. Le reti della finanza finiscono per intrappolare e stritolare chi ne tira troppo i fili. I personaggi di King of Stonks non sono null’altro che pedine nel grande ingranaggio della polveriera economica: i più scaltri provano a mangiucchiare metri in più, ma minore è la distanza dal traguardo, maggiore è il rischio che ciascuno di loro corre. C’è una componente assolutamente drammatica nell’amalgama narrativo di questa serie. Ma l’intento degli sceneggiatori non è quello di denunciare i meccanismi perversi del mondo della finanza, né quello di scagliare giudizi morali contro i suoi protagonisti. King of Stonks ci lascia assaporare solo il lato divertente e tragicomico di quelle vicende complesse e incomprensibili, facendo affiorare le debolezze umane e le volubilità di un mondo in cui è tutto aleatorio e astratto. Il risultato finale è un successo, perché riesce a bilanciare bene intelligenza e nonsense, profondità e leggerezza, critica sociale e narrazione scorrevole. Una scommessa che la piattaforma ha vinto e che noi sinceramente non ci aspettavamo.