Berlino, interpretato da un ispiratissimo Pedro Alonso, è il villain affascinante e magnetico de “La Casa di Carta”, la serie spagnola conosciuta da tutti per la sua banda di ladri che, con i nomi di città e la maschera di Salvator Dalì, mette in atto piani davvero ambiziosi.
Muore alla fine della prima stagione, e la sua morte è un errore così clamoroso che gli sceneggiatori se ne sono inventate di ogni pur di farlo essere presente fino alla quinta stagione; c’è anche chi vorrebbe resuscitasse come Taylor di “Beautiful“.
Berlino è un personaggio molto amato dal pubblico ma poco apprezzato dai suoi compagni d’avventura; ha una personalità assai complessa: è arrogante, narcisista, ha manie di grandezza. Ha il costante bisogno di piacere. Manca totalmente di empatia, è un manipolatore spregiudicato. Tende a sfruttare il prossimo per raggiungere i propri scopi, così come a disprezzare il valore dell’operato altrui. Berlino potrebbe essere tranquillamente un soggetto affetto da narcisismo patologico, gioia e dolore dei terapisti.
Dietro questa maschera, però, il narcisista patologico presenta solitamente una fragile autostima che lo rende vulnerabile a quelle che lui percepisce come critiche. Alla dimensione rappresentata dalla tendenza alla grandiosità, unicità e superiorità, si contrappongono, quindi, sentimenti di inferiorità, fragilità, vulnerabilità e paura del confronto.
A un certo punto della sua vita, gli viene diagnosticata una malattia che nella serie è denominata miopatia di Helmer, tale patologia non esiste clinicamente ma sappiamo che si tratta di una condizione degenerativa che colpisce i muscoli, da cui non si può guarire.
Berlino è un personaggio complesso, è un pirata ed un signore, per citare Julio Iglesias, ama l’arte e adora la musica e lo ha dimostrato in diversi episodi, soprattutto pare che sia un grande fan del nostro Umberto Tozzi.
La musica che ascoltiamo dice molto di noi, a volte, rivela tratti della personalità che riusciamo a tenere nascosti, altre volta colma i nostri vuoti, altre ancora ci da la carica per affrontare una sfida.
Oggi ci diverte proporvi la playlist di Berlino, la top ten, che secondo noi, si ripete continuamente nelle cuffie di uno dei personaggi meglio costruiti de ” La Casa di Carta”.
Per citare Rob di “Alta Fedeltà”: una playlist deve essere chiara, ma anche lasciare una sorta di via d’uscita senza risultare troppo diretta; il primo pezzo deve suonare familiare, ma anche sorprendere, il secondo deve continuare sulla stessa linea facendoti pensare “continua ad ascoltare, ci potrebbe essere di più di quello che ti aspetti”, e così via. Fino alla chiusura “l’ultima cosa che ascolteranno e l’unica che si ricorderanno”.
Iniziamo.
10. Requiem, Lacrimosa – Mozart
Partiamo con la musica classica, nello specifico con La” Messa di Requiem in Re minore K 626“. Tra i momenti di maggiore ispirazione drammatica spicca sicuramente il “Lacrimosa“, il brano più struggente e conosciuto di tutto il Requiem. E’ l’ultima composizione di Mozart, che morì per cause non definite la notte tra il 5 e il 6 dicembre del 1791, poche ore dopo aver composto questo brano. Fu composto in Re Minore ed in 12/8. Il compositore riesce, attraverso i violini e una scrittura corale di ampio respiro, a creare un effetto di pianto a stento trattenuto.
Se la “Lacrimosa” è l’ultima opera di uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, la rapina alla Zecca dello Stato è l’ultimo capolavoro di Berlino; i due autori non condividono l’etica, ma in un certo senso condividono il genio.
Il testo recita:
“Lacrimosa dies illa, Qua resurget ex favilla, Judicandus homo reus. Huic ergo parce, Deus: Pie Jesu, Domine, Dona eis requiem. Amen.”
“Giorno di pianto quello in cui risorgerà tra le faville il colpevole, per essere giudicato. Abbi pietà di costui, o Dio. Pio Gesù, Signore, dona loro l’eterno riposo. Così sia.”
Berlino è un uomo colto, amante dell’arte, certamente una composizione classica non può mancare nella sua top ten.
9. A mi manera -Julio Iglesias
Berlino fa un po’ come gli pare, sempre, tutto a modo suo. E’ un individualista.
“My way” di Frank Sinatra, nella versione spagnola “A mi manera“, sembra essere il bilancio della sua vita: un uomo che ha vissuto sempre facendo il passo più lungo della gamba, che ha pochi rimpianti perché ha vissuto appieno, seguendo le sue regole.
Una persona che ha avuto una vita travagliata e spesso incompresa, con un ricco bagaglio di esperienze e che chiede la comprensione di chi lo ascolta. Una vita estrema forse, ma nella quale tutte le decisioni sono state prese in modo consapevole, con pochi rimpianti.
Molte scelte non sono state condivise, altre addirittura hanno fatto del male alle persone a lui vicine.
Noi immaginiamo Berlino orgoglioso di poter cantare ad alta voce che tutto quello che ha fatto lo ha scelto lui; addirittura sceglie anche quando morire.
8. Sono un pirata, sono un signore – Julio Iglesias (ma potrebbe averla scritta Berlino)
Siamo convinti che pochi di voi conoscano “Sono un pirata, sono un signore” di Julio Iglesias ma vi invitiamo ad ascoltarla.
Il testo sembra parlare di Berlino, sembra essere scritto da lui, cantato da lui, con l’aria affascinante e magnetica di chi sai che potrebbe fregarti da un momento all’altro.
La canzone descrive la duplice natura di Andrés de Fonollosa: un uomo elegante e galante ma pur sempre un ladro.
“A volte sono un b*****o e a volte un buono, a volte non so neppure come io sono mi piace qualunque cosa che è proibita ma vivo di cose semplici, vivo la vita”
“Ti dirò impresto l′anima o il cuore Sono un pirata ed un signore, più amor proprio che pudore…”
Dobbiamo aggiungere altro?
Chi non immagina Berlino, davanti allo specchio, mentre indossa un abito su misura, rigorosamente Made in Italy, canticchiare questa canzone?
7. Wake up – Arcade Fire
La canzone “Wake Up” degli Arcade Fire ha un tono epico: la carica di Berlino prima di una grande impresa.
La costruzione musicale memorabile si accompagna anche ad un testo di un certo spessore.
La canzone parla del tentativo di raggiungere tutte le persone che hanno subito esperienze traumatiche da bambini per metterle in guardia su cosa accadrà se non affronteranno i loro traumi passati; per evitare “bambini che non crescono” emotivamente. Per evitare che i corpi crescano e maturino ma che i loro cuori continuino a dilaniarsi per nuove situazioni che ricordano loro il trauma passato.
Gli Arcade Fire, con estrema bravura nel dosare il sentimento epico, il lirismo magniloquente e gli incastri strumentali, danno vita ad una canzone profonda che ha un messaggio sociale.
Il leader della band diceva nel 2004: «Ogni ascoltatore si può prendere ciò che crede dalla nostra musica, spero in senso positivo, anche se per me è essenziale che abbia un ruolo catartico e di liberazione delle proprie anime dal giogo della vita».
Ci piace pensare che Berlino, che ha una personalità patologica, probabilmente legata ad esperienze traumatiche infantili, usi questa canzone anche per catarsi.
6. Corazón Partío – Alejandro Sanz
Non c’è playlist che si rispetti senza una canzone d’amore. Berlino è spagnolo e Alejandro Sanz è un po’ il Tiziano Ferro ispanico.
Berlino ascolta Corazón Partío e si commuove pensando a Tatiana, la donna della sua vita, colei che ha amato tantissimo, più di sé stesso. Il brano ha una vena malinconica molto accentuata che ben si sposa con il lato più vulnerabile del ladro con la maschera di Dalì.
“Dime si tú te vas, dime cariño mío, ¿Quién me va curar el corazón partio?”
Sarà anche un narcisista patologico ma Berlino ama l’idea dell’amore, attraverso esso sublima il suo io e noi ce lo immaginiamo mentre canta a squarciagola questo classico della musica pop in lingua spagnola.
5. Don’t Stop me now – Queen (e chi lo ferma Berlino?)
Don’t Stop me now, per la scienza, è la canzone che più è in grado di mettere di buon umore e di dare la carica a chi le ascolta, per battiti al minuto, scala e accordi.
Il brano ha una ritmica prorompente e massiccia che ti fa venire voglia di correre, saltare, ballare.
Don’t Stop Me Now è ciò di cui Berlino ha bisogno per darsi la carica, per non lasciarsi andare all’indolenza.
Scritto in un periodo di decadenza di Freddy Mercury (che si abbandonò ad eccessi e dissolutezze senza freno), l’intero brano è un monito alla trasgressione più irrefrenabile e pericolosa.
Possiamo immaginare che Berlino ami la sensazione di pericolo ed abbia il gusto del proibito e sappiamo bene che è un personaggio fuori dagli schemi e questa canzone rispecchia a pieno la sensazione di onnipotenza.
Don’t Stop Me Now, ad oggi, è tra i brani più famosi di tutti i tempi. Un inno alla libertà, interpretabile da chiunque in qualsiasi circostanza in cui sia richiesta una carica d’adrenalina particolare.
4. Historia de un amor – Guadalupe Pineda
Historia de un amor è una canzone dell’ autore panamense, Carlos Eleta Almarána originariamente scritta con ritmo di bolero che invitava a ballare stando teneramente abbracciati.
Il brano è un disperato canto d’amore, per una donna che non c’è più. Celebra una passione intensa.
La musica è bella e suadente, le note bastano per far andare la fantasia verso quello che si desidera di più.
Historia de un amor non può mancare nella playlist di un uomo amante dell’amore e segnato dalla perdita della sua anima gemella.
3. Centro di gravità permanente – Franco Battiato
“Centro di gravità permanente” è tra le canzoni più popolari del maestro Franco Battiato.
Berlino la canta anche al suo matrimonio, figuriamoci se non ce l’ha nella sua playlist Spotify.
Il brano, tra citazioni dotte, immagini apparentemente casuali e giochi di parole, racconta il senso di smarrimento che, talvolta, ci capita di sperimentare nella vita. Il “centro di gravità” qui citato è il luogo dell’intimità, quel centro dove il cantautore spera di trovare stabilità. Soltanto lì, infatti, il tempo si ferma e si può osservare la realtà circostante con lucidità e con distacco.
Tutti siamo soggetti a mutamenti, cambiamenti di umore e di idea, reazioni imprevedibili ed emozioni indesiderate e Berlino, come molti di noi, deve trovare il suo centro.
2. Guantanamera – Joseíto Fernández (per lo spirito rivoluzionario di Berlino)
Tra le più più antiche (e forse più famose) canzoni in lingua spagnola c’è Guantanamera, classico cubano. Il testo è un adattamento di una poesia di José Martí, pubblicata per la prima volta nel 1878 all’interno della raccolta “Versos sencillos“.
Martí, poeta cubano, è venerato come eroe nazionale per la sua lotta per l’indipendenza di Cuba dalla Spagna.
La canzone divenne poi simbolo della lotta contro l’Imperialismo e contro gli USA e di lotta e giustizia sociale, nonostante mescoli poesia e amore.
La casa di carta prende le mosse da un’azione criminale che però poi diventa azione rivoluzionaria: il colpo alla Zecca spagnola è atto politico di un gruppo di “emarginati” che non hanno niente da perdere, una rivolta sociale, che sfila un miliardo di euro dalle tasche dei ricchi per metterli a disposizione dei poveri.
Berlino è uno dei rivoluzionari in maschera e tuta rossa e Guantanamera ci sembra sposare gli ideali del villain e dei suoi compagni.
1. Gloria
Berlino ha dimostrato, in un flashback della quarta stagione, di essere fan di Umberto Tozzi, dedicando alla moglie, durante il loro matrimonio “Ti amo“.
Noi immaginiamo che la canzone più riprodotta del suo Spotify sia “Gloria“, un classico del “made in Italy” canoro, conosciuto in tutto il mondo, grazie a un testo giocato su libere associazioni del pensiero e un incedere ritmico travolgente.
Gloria è usato sia come sostantivo, che come nome proprio, che come suono che dà la cadenza al brano e lo trascina. Questa, però, è solo apparentemente una semplice canzone d’amore, in realtà, parla di dipendenza e si presta a diverse interpretazioni.
La dipendenza non è solo legata all’uso di sostanze psicotrope, è anche affettiva e nel caso di Berlino potrebbe essere legata all’adrenalina che gli procura il crimine, il vivere non seguendo le regole. Solo grazie al suo modus vivendi Berlino riesce a sentirsi vivo.
Con “Gloria” si conclude la playlist. Qual è la vostra top 10?