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Il Professore, ovvero il buono che voleva fare il cattivo

Il professore
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Il Professore, il personaggio più misterioso de La Casa de Papel, è forse anche il personaggio con cui entriamo di più in empatia durante la Serie Tv. Di lui ci colpisce la definizione che ne dà Raquel, inconsapevole di trovarsi in quel momento davanti (anzi, abbracciata) all’uomo che, con voce distorta, le chiede che cosa indossa mentre coordina la rapina più leggendaria della storia: è come Superman e Clark Kent.

Professore

Esattamente le stesse parole che usa Tokyo, voce narrante de La Casa de Papel, per descrivere questo uomo schivo, colto, timido a tratti ma dotato di una grandissima forza di volontà e di grande spirito di iniziativa. Il Professore ha molte anime: è Superman, ovvero l’uomo con la voce metallica; l’uomo che da dietro una cattedra coordina il colpo come fosse davanti a una scolaresca; l’uomo che va in moto; l’uomo che con calma e freddezza stende l’ex marito di Raquel. Ma è anche Clark Kent, un uomo fragile, sensibile, profondamente idealista, che compie gesti giudicati sbagliati dalla società per quello che è l’ideale più nobile che sia mai esistito: la libertà.

Il gesto del Professore, la bella e ardita impresa sulla quale spende metà della sua vita, nasce essenzialmente da una promessa: quella, sì, di suo padre, che voleva dargli una vita migliore. Ma soprattutto dalla sua, di Sergio, di non dimenticare. Noi siamo la resistenza, ripete il Professore. È un concetto che tramanda come un’influenza positiva a tutti i membri della banda, e che li porta a tenere duro nelle condizioni più disperate. Una resistenza che non significa solo respingere gli attacchi della polizia e i tentativi di sabotaggio da parte degli ostaggi, ma che inizia molto prima. In fondo quando nasci perdente, e vivi tutta la vita da perdente, la resistenza è l’unica cosa che ti rimane per non sprofondare nel baratro.

Professore

Il Professore lo sa. La sua vita non è stata facile, e tutte le scelte che compie sono finalizzate al mantenimento di una serie di principi morali, di obiettivi di vita che sono in primis ideali.

Il Professore, diversamente da un altro villain improvvisato come Walter White, non nasconde dentro di sé un animo machiavellico fine a se stesso, completamente incurante di qualsivoglia principio morale. È un buono che non tradisce mai la sua natura, anche quando ha tutto da perdere.

Molti al suo posto avrebbero continuato nell’intento di liberarsi della madre di Raquel, lui si ferma. Sa che quella è una linea che non va attraversata, perché da quel punto non ci sarebbe più ritorno. Fatta una cosa del genere, l’ideale e il motivo stesso della rapina alla Zecca non varrebbero più nulla.

Il Professore ha tante vite: voce metallica per l’ispettore Murillo; amante gentile e premuroso per Raquel; metodico e schivo genio per la banda; amico fraterno per Berlino. Ma sono tutte facce di una stessa medaglia, che delinea un carattere caleidoscopico, in cui le varie personalità non entrano in contrasto e non contraddicono la natura di fondo del Professore, che rimane in tutti i casi un uomo buono e geniale, complesso sì, ma senza quella “bestia” nascosta che lo renderebbe un villain uguale a tanti altri.

Professore

Il Professore è il deus ex machina all’interno delle dinamiche de La Casa de Papel; Tokyo lo definisce “un angelo custode”, e lui non tradisce le sue aspettative. Ma è anche un angelo castigatore, in primis con Berlino, rivelando la sua identità alla polizia. Ma non è una divinità, e finisce anche lui nel vortice di imprevisti che avvolge tutti i protagonisti. Basti pensare alla scena allo sfasciacarrozze: lì vediamo per la prima volta il Professore come un essere umano, piccolo, impaurito, sballottato. Situazione senza uscita dalla quale si tira fuori grazie al suo ingegno brillante.

Il dio delle prime puntate diventa gradatamente sempre più uomo, fino al momento in cui lo vediamo abbandonarsi di più alle emozioni, ovvero con la morte di Berlino.

L’amico, il compagno, che assume su di sé le responsabilità del martire della Resistenza sacrificandosi per i suoi compagni. Berlino muore e Sergio rinasce come uomo, piegato dal dolore tra le braccia di Helsinki; muore il Professore, esaurita la sua missione e compiuto il gesto estremo della Resistenza, perché Sergio possa essere libero di vivere la sua vita di uomo, non di dio.

Professore

Il bello del finale de La Casa de Papel è che Raquel non si convince a parteggiare per il Professore per amore, ma perché comprende finalmente il vero scopo dell’impresa: la libertà, la fuga da una vita di stenti, il beffardo sberleffo a un’autorità che ci vuole ciechi, muti e obbedienti e che a lei per prima ha tolto tutto. Ne La Casa de Papel i buoni non sono i veri buoni e i cattivi non sono cattivi davvero. Questo anarchico e assolutamente attuale rovesciamento si rispecchia nel rapporto tra Raquel e Sergio, che diventerà davvero sincero e reale quando le maschere saranno crollate. E se, come profetizza Tokyo, una storia d’amore manderà all’aria il piano, niente e nessuno potrà cancellare il potere eversivo della Resistenza.

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