Attenzione! L’articolo contiene spoiler su La Casa de Papel 4×07.
La sesta puntata de La Casa de Papel 4 ci ha lasciati di stucco concludendosi con un plot twist del tutto inaspettato: è successo l’impensabile e non siamo ancora pronti a crederci.
Un colpo in fronte e addio: dopo una stagione trascorsa tra atroci sofferenze la nostra eroina ci lascia. Nairobi, la puta ama, è morta e no questa non è un’esercitazione.
Appesi a un filo come eravamo a inizio stagione per le sorti della nostra protagonista, il regalo della sua guarigione e quel ritrovato amore sembravano farci sperare in tutto e per tutto in un lieto fine; eppure ne La Casa de Papel 4 sappiamo bene che non c’è guerra senza caduti e se in passato è toccato a Oslo, Mosca e Berlino, oggi tocca a Nairobi: la vittima sacrificale di un piano già annunciato come un totale fallimento.
‘Tu sai bene quanto me che il piano è un disastro.’ diceva il Professore a Berlino. ‘Il piano è una meraviglia.’ rispondeva lui. – ‘Ha sicuramente dei dettagli meravigliosi però non funziona come piano, non funziona.’
Un harakiri progettato da quella che altro non potrebbe essere che la mente di un pazzo, la mente di Palermo. Come un canto liturgico quello scambio di battute di qualche anno fa ora annebbia la mente del Professore conscio di non aver tenuto fede a quell’unica promessa: tirarli fuori da lì, tutti e in vita. I piani cambiano e bisogna adattarsi alle situazioni. E se la morte di Nairobi ha insegnato qualcosa al Professore è che non c’è scontro senza caduti e non c’è guerra senza vendetta.
‘Quello che hanno fatto a Nairobi lo restituiremo moltiplicato per 100!’
La vendetta è un piatto che va servito bollente e la tristezza e la rabbia dei protagonisti ben presto si trasforma in granate, come quella che Denver scaglia contro il temibile Gandìa ferendolo, finalmente.
Se all’inizio avevo l’impressione che Gandìa fosse un cattivone in formato Disney con voce impostata e cianuro nelle vene al posto del sangue, dopo la scorsa puntata il paragone più azzeccato è sicuramente quello con Terminator: spietato, insensibile e che non muore mai.
La banda è a pezzi e tra chi risponde al dolore della perdita con il silenzio e chi con una rabbia sfrenata che cerca solo la vendetta, il Professore torna caparbio sul suo obiettivo principale: vincere la guerra.
Come in tutti i momenti più tesi de La Casa de Papel, subiamo il fascino della trasformazione del Professore da bibliotecario impacciato a freddo calcolatore, il copione è lo stesso: occhi bassi, sguardo acceso e voce ferma. Una partita a scacchi infinita che in questa puntata vede sicuramente i Dalì in vantaggio.
Non una strategia militare ma bensì una strategia mediatica, è l’arma di cui il Professore si servirà per combattere i suoi nemici. Quattro singole battaglie, quattro missili che porteranno a una vittoria significativa.
I quattro colpi sferrati a distanza ravvicinata come durante una partita di tennis mineranno le istituzioni alla loro base facendo finalmente crollare quel velo di ipocrisia meticolosamente costruito durante tutto l’arco della stagione. Non bombe, ma taglienti verità.
Fin troppi sono i fatti insabbiati dalle istituzioni e se c’è una cosa che può colpire lo stato più di qualsiasi ordigno è la messa in discussione della sua trasparenza.
In questo racconto tristemente realistico, ammetto, non senza riserve, che La Casa de Papel 4 mi ha sorpresa. Non solo balletti e inni alla Robin Hood, in questa settima puntata lo show spagnolo più criticato del pianeta ci parla dritto al cuore presentandoci una visione del mondo raccapricciante al punto giusto da farci riflettere. Proprio La Casa de Papel, e chi l’avrebbe mai detto.
Polizia dal grilletto facile e violazione dei diritti umani, torture, soprusi e uno smodato abuso di potere; la banda è stanca di subire, è ora che finalmente tutta la Spagna sappia cosa è successo e che qualcuno finalmente paghi.
La bara di Nairobi, le dichiarazioni scioccanti di Rio e le conferme stesse dei suoi torturatori ed infine le prove della finta esecuzione di Lisbona.
Mentre dentro il Banco de España Tokyo riesce a pugnalare sul collo Gandìa tramortendolo, là fuori, gli occhi di Madrid sono tutti puntati sui grandi schermi della città che trasmettono all’unisono le dure parole del Professore e finalmente quella verità a lungo taciuta. Uno stratagemma per distogliere l’attenzione da quello che avviene dentro la Banca di Stato che si rivela un’ottima arma a doppio taglio per sconfiggere Prieto e Sierra.
L’ultimo missile del Professore arriva alla tenda con distintivo e ordinanza del giudice: Raquel Murillo è in arresto con 3 capi d’accusa, ma dal suo sguardo sembra proprio che non vedesse l’ora di finire in manette. Sorride e questo non può che suggerirci che c’è un piano più grande di cui non siamo ancora a conoscenza: Il piano Parigi.
Fregare l’intelligence con l’intelligenza è ciò che si era ripromesso di fare il Professore e a quanto pare non manca molto prima di veder compiersi la sua ultima e più ambita opera.
Il trasferimento di Lisbona diventa un bagno nella folla entusiasta e esultante dei sostenitori dei Dalì,e mentre una ripresa dall’alto ci racconta la foga del momento, Wake up degli Arcade Fire ci accompagna verso un’emozione che vale la visione dell’intera puntata.
Qualcosa di bello sta per accadere, lo sguardo di Raquel riflesso nel finestrino non mente e non vediamo l’ora di scoprire di cosa si tratti.