La Casa de Papel è appena tornata con l’avvincente quinta parte. Le sorprese nella serie tv Netflix non sono mancate nemmeno in questa stagione (qui proviamo a raccontarvi tutto, partendo dall’episodio 1). Oggi però noi vogliamo parlarvi di un’altra cosa. Vogliamo provare a stilare una classifica dei personaggi che più di tutti gli altri, guardando la produzione, ci hanno fatto urlare di rabbia e odio. Ma non perdiamo tempo e andiamo a conoscerli subito.
Ecco la classifica dei 5 personaggi più odiosi de La Casa de Papel
5) Tokyo
Apriamo questa classifica con l’unica donna della cinquina: Tokyo. Alcuni di voi forse avrebbero voluto anche la simpaticissima ispettrice Sierra in questa top five ma, diciamoci la verità, nonostante tutto molti amano la villain (apparentemente redenta) di queste ultime stagioni. Ma torniamo alla nostra Tokyo. La principessa del danno, la regina delle azioni sbagliate, l’imperatrice delle cose che non andrebbero mai fatte durante una rapina. In soldoni: mentre i rapinatori sono in una casa sperduta a preparare il piano lei si ubriaca, va a una festa con centinaia di persone, ha una relazione con Rio, durante la rapina compie le più atroci scemenze e ne esce sempre in piedi.
Basta così? Magari. A causare la seconda rapina è lei, trattando Rio come uno straccio perché semplicemente si è stancata dalla normalità della loro situazione. Come se stancarsi di vivere su un isola deserta, con la persona che ami e totalmente servita e riverita fosse normale, se l’alternativa è mettere in pericolo se stessa e i compagni. E anche in subito dopo la focosa spagnola si esalta, togliendo ancora una volta il comando delle operazioni a Palermo. La goccia che fa traboccare il vaso nella banca e che porta un mare di conseguenze disastrose per tutti coloro che sono all’interno di essa.
Insomma, ne La Casa de Papel la bellissima Tokyo (qui parliamo del suo personaggio) è davvero insopportabile.
4) Alfonso Prieto
Un personaggio che è totalmente agli antipodi della bella Tokyo occupa la quarta posizione. Parliamo di Alfonso Prieto, il colonnello chiamato a occuparsi della prima rapina de La Casa de Papel, uscito talmente malconcio da sentirsi male all’annuncio della nuova missione dei rapinatori con le maschere di Dalì. Nella quarta parte, poi, tocca vette altissime di meschinità, quando davanti alle tv di tutto il mondo nega che Rio sia mai stato torturato. Quanta pena e quanto odio abbiamo provato per lui. Non sempre è facile reggere la pressione di gestire un caso con gli occhi dell’opinione pubblica puntati su di te, e questo lo porta a essere vile, scontroso, cinico e asservito ai poteri forti. Ma non è questo quello che ce lo fa odiare così tanto, quanto il suo totale individualismo e la sua immane ottusità, che lo portano irrimediabilmente a fallire.
E quanto abbiamo goduto per i suoi fallimenti.
3) Colonnello Tamayo
Apre il podio uno dei personaggi più recenti de La Casa de Papel, un uomo che ha praticamente preso il posto del nostro caro amico Prieto: il colonnello Tamayo. Il nuovo inquilino della tenda logistica che gestisce e coordina le operazioni insieme all’altrettanto amorevole ispettrice Sierra è un tipo davvero insopportabile. L’uomo è irascibile e dispotico e la differenza che lo rende ancora più odioso di Prieto è il fatto che sembra essere totalmente inadatto alla gestione dell’emergenza. Non solo perché non riesce a mantenere la tranquillità necessaria per dare ordini e cercare di risolvere lo stallo creatosi tra polizia e rapinatori, ma perché più che mai è un sempliciotto, spesso ingenuo, che non riesce a prevedere nemmeno una virgola di quello che il Professore e banda hanno organizzato. Il paradigma di tutto questo è nel momento in cui manda in pasto ai giornalisti la Sierra, l’unica ad aver creato qualche grattacapo ai criminali con la maschera di Dalì.
Insomma, un terzo posto meritato.
2) Cesar Gandìa
Veniamo a quella che per molti è stata la rivelazione della quarta e quinta parte de La Casa de Papel, “Cesar Gandìa. Il villain indiscusso dell’ultima fase de La Casa de Papel ci sta proprio sulle scatole e i motivi crediamo che siano condivisibili da parte di tutti voi. In ordine sparso: è un macellaio, un razzista, un violento e un invasato. Praticamente un misto tra Ramsay Bolton, Dexter e il Signor Burns (ovviamente con le dovute proporzioni di successo). Gandìa è fastidioso quanto un granello di sabbia dentro all’occhio e riesce addirittura a farci rivalutare la figura di Tokyo.
Non va assolutamente tralasciato poi il fatto che ci porti via uno dei personaggi con cui chi ha visto la serie tv Netflix ha empatizzato maggiormente. Il capo della scorta del governatore della Banca di Spagna fa di tutto per essere odiato, e ci riesce alla perfezione. Gandìa è un Jason Statham che non ci ha creduto, e questa sua frustrazione la veicola a tutto noi. Un macho di cui non sentivamo per nulla il bisogno, ma che gli autori hanno deciso di mettere in questa quarta parte. E tutto questo ci ha infastidito un bel po’: la fine che (probabilmente) ha fatto nell’ultima parte della serie se l’è meritata tutta.
1) Arturo Román
Al primo posto non poteva che esserci lui, l’uomo più viscido di tutta la serie tv targata Netflix.
Se non esistesse, Arturito (non) andrebbe inventato. Perché è una valvola di sfogo troppo grossa per non essere presente in una produzione seriale. Arturo è il classico individuo che deve fare di tutto per mettersi in mostra, è il personaggio che in qualsiasi film morirebbe dopo tre secondi dall’inizio. Invece ne La Casa de Papel, a scapito delle nostre coronarie, riesce incredibilmente a scamparla sempre. Fa di tutto per cacciarsi nei guai e per farsi odiare dai rapinatori e dagli spettatori, ma in un modo a noi sconosciuto non muore mai. Anzi, ha la straordinaria abilità di causare sempre problemi più grandi. Non parliamo poi di quello che fa nella terza parte, dove diventa un guru da due soldi che lucra viscidamente sugli avvenimenti della prima rapina. Ed evitiamo di esprimerci sulle ultime stagioni, dove le sue azioni raggiungono degli apici di squallore inarrivabili.