Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su La Casa de Papel.
Se vi è capitato o, ancora, vi capita di girovagare per le affollate strade di molte tra le maggiori città italiane ed europee o, semplicemente, se siete assidui frequentatori del web, non avrete avuto sicuramente difficoltà a imbattervi in alcuni tra gli elementi più di tendenza degli ultimi anni. Tra questi, spicca ancora la maschera di plastica del celebre pittore spagnolo Salvador Dalí. O il popolare canto italiano Bella Ciao, ora remixato, riarrangiato, riadattato in mille forme e sostanze in tutto il mondo, che l’hanno reso quasi irriconoscibile. Questi sono solo due tra i maggiori elementi iconici portati alla ribalta, e alla viralità, da La Casa de Papel. E ne siamo tutti più o meno consci. Il successo globale raggiunto dalla serie tv spagnola di Álex Pina Calafi ha rappresentato un fenomeno mediatico e pop con pochi eguali. Anche i meno appassionati del genere hanno sentito parlare almeno una volta de La Casa di Carta, tanto influenti sono state le scorribande del suo gruppo di protagonisti e tanto seguiti sono stati i famosi interpreti.
Reso popolare grazie alla distribuzione internazionale su Netflix, lo show iberico ha raggiunto vette in passato impensabili per un prodotto europeo. Eppure, il grande trampolino di lancio che il colosso dello streaming offre, permette anche a titoli apparentemente locali di conquistare una notorietà non del tutto indifferente. Basti pensare anche al caso coreano di Squid Game, con un’esplosione di successo equiparabile, se non maggiore, a quanto accaduto per La Casa de Papel, a qualche anno di distanza.
Ebbene, grazie alla visibilità che una piattaforma-vetrina come Netflix offre, nel 2018 la popolarità de La Casa de Papel è esplosa, raggiungendo spettatori in giro per tutto il mondo e raccogliendo un entusiasmo incredibile.
Il fenomeno de La Casa di Carta è stato talmente eclatante da portare a un rinnovo della serie tv, inizialmente pensata come un racconto autoconclusivo. Infatti, alla prima stagione divisa in due parti, si sono aggiunte ben altri tre capitoli, che hanno rimesso in gioco la trama precedentemente conclusa.
Dopo l’iniziale successo riscosso dalla prima rapina della banda de Il Professore, l’eccentrico gruppo di truffatori con nomi di città è tornato in scena per la gioia dei fan e della casa produttrice. Una nuova sfida, un nuovo colpo ancora più folle, pericoloso e ambizioso di quello precedente. Anche in questo caso, la risonanza che lo show ha conquistato, non può che aver bucato lo schermo: nella terza stagione è come se la popolarità della serie tv si sia riflessa nella popolarità della banda. Il primo colpo li ha fatti diventare un simbolo, tanto nella realtà del racconto quanto in quella esterna, e ciò non poteva essere ignorato. Le conseguenze che La Casa di Carta ha avuto sul pubblico, sono state calate, in un qualche modo, nella storia stessa. Le maschere di Dalí, le tute rosse, i messaggi socio-politici de Il Professore: la banda ha aggregato una comunità di sostenitori che li seguono, anche a distanza di anni, nel tentativo di salvare Rio e ultimare il colpo all’interno della Banca di Spagna, creando un’interessante specchio della realtà.
Generalmente, le cinque stagioni de La Casa de Papel hanno sicuramente lasciato il segno, non solo per la grande notorietà toccata, ma anche nello stile narrativo del genere. Azioni esagerate e adrenaliniche, strategie e colpi estremi e calcolati, un simbolismo semplice e identificabile: la serie tv ha raccolto e amplificato gli elementi più accattivanti ed efficaci dei generi action e thriller. Questi, con la giusta dose di drammaticità iberico-europea che permea i plot twist e le relazioni che si istaurano tra i tanti, tormentati, personaggi, non ha fatto altro che implementare l’accessibilità della storia. La Casa di Carta è stato un racconto d’azione per tutti. Adrenalinico, emozionante, sorprendente. I piani imprevedibili e calibrati de Il Professore hanno sorpreso tanto il corpo delle forze dell’ordine in scena quanto noi spettatori, creando un solido rapporto di sostegno e fiducia durante tutta la visione. In rari casi come in La Casa de Papel ci siamo affezionati ai crimini di una banda tanto eterogenea, tanto da gioire e soffrire con loro e con la voce narrante esterna della controversa Tokyo.
Amati e odiati fino ad amarli, i protagonisti de La Casa di Carta sono diventati dei personaggi di culto del mondo dell’intrattenimento e seriale. Almeno per un po’.
Nonostante il clamore inizialmente raccolto da un racconto tanto accessibile, eccitante e coinvolgente, il successo de La Casa de Papel è però circoscritto a una certa dimensione. Se, soprattutto nei primi anni e nelle prime stagioni, la serie tv era diventata un must-watch al centro del discorso sociale, con il tempo, la ripetitività del suo schema sembra aver stancato i più. Lo ha dimostrato il ridotto entusiasmo che si è raccolto attorno all’ultimo capitolo, distribuito nel 2021. E l’apparentemente scarso interesse per il remake coreano del 2022, inizialmente annunciato con grande clamore. Se, a caldo, la serie tv ci ha colpiti, conquistati e tenuti con il fiato sospeso, a freddo, a distanza di due anni dalla sua conclusione nel 2021, l’eredità non sembra tanto solida come ci aspettavamo.
Pur avendo confermato (o inaugurato) un certo interesse del pubblico per la narrativa del genere, a distanza di due anni, La Casa di Carta rimane forse più il fenomeno che la sostanza.
Le altalenanti stagioni hanno dominato il panorama televisivo e seriale degli anni, eppure, con una riflessione a posteriori, il lascito della serie tv spagnola, oltre alle emozioni che ci ha regalato nel bene e nel male, non è particolarmente incisivo. Guardandoci indietro, La Casa di Carta si frastaglia anche per una sana dose di situazioni bizzarre e ai limiti del trash. Con il progredire dello show, i pareri discordanti sono emersi sempre di più e, a oggi, continuiamo ad avere una posizione intermedia. Se, da un lato, il potente fenomeno ci ha intrattenuti con momenti commuoventi ed adrenalinici, dall’altro, lo show non può considerarsi un rinnovatore tecnico e stilistico, e, probabilmente, non ha mai nemmeno ambito a esserlo. Picchi romanzati (e dal sottotono cringe) provenienti dalle più melodrammatiche righe di sceneggiatura, hanno caratterizzato la narrativa della serie tv e, allo stesso tempo, ci hanno continuamente avvicinati e allontanati dalla sua storia. Pur nel nostro razionale tentativo di prendere le distanze dal romanzato racconto della banda del Professore, non abbiamo potuto fare altro che ritornarci ciclicamente, rifugiandoci continuamente, assieme alla nostra insaziabile curiosità, tra le esagerate scorribande spagnole.
Quel che resta soprattutto, a oggi, de La Casa de Papel, è un prequel disponibile da poco su Netflix. Dedicato a Berlino, personaggio che più di tutti non ha abbandonato la storia, neanche dopo la sua morte al termine del primo colpo.
Nonostante la fascinazione che possa suscitare la storia sulle origini del più spietato dei membri della banda de La Casa di Carta, attorno al titolo sembra essersi creato meno hype del previsto, soprattutto se paragonato al grande successo che lo show originale ha raccolto inizialmente. All’interno della serie tv Berlino, è interessante ritrovare molte delle chiavi che hanno reso caratteristica La Casa de Papel. Tra rapine all’ultimo respiro, lusso, amori passionali e impossibili, e criminali dai mille talenti e codici tanto arbitrari quanto ferrei, il prequel è probabilmente l’eredità più esplicita lanciata dal franchise di Netflix, nel tentativo di dare nuova linfa a un impero inesauribile che non sembra splendere a lungo e più come un tempo.