Questo articolo è dedicato ai più coraggiosi, quelli che non si limitano a seguire in modo passivo uno show televisivo ma vivono per esso. Mi rivolgo alle schiere di eroi che passano le nottate svegli per arrivare all’ultimo episodio, a coloro che si assentano dai social per non incorrere nel tanto temuto spoiler, a quelli che hanno fatto della frase “e anche oggi si studia domani” uno slogan da urlare dal balcone con onore. A chi dimentica i volti e le voci dei propri amici per portare a termine il compito più importante, rimanere in pari con la propria serie tv preferita, e in questo caso parliamo di un fenomeno mondiale che nel bene e nel male ha fatto parlare di sé, La Casa de Papel.
Le righe che andrete a leggere parlano di voi, delle vostre gesta poco prima di calarvi la maschera di Dalì sul volto e raggiungere gli altri componenti della banda del Professore.
Il karaoke sotto la doccia
“Una mattina mi son svegliato…”, il vero fan de La Casa de Papel apre gli occhi con queste parole nelle orecchie. Si alza e con un gesto disinvolto, avvia la playlist preferita portando il volume delle casse al massimo. A questo punto si parte con My Life Is Going On di Cecilia Krull (e il relativo remix) per poi passare alla iconica Bella Ciao, immaginando di cantarla stretto in un abbraccio con i due fratellini. La situazione sfugge talmente di mano che i nostri vicini di casa pensano al peggio, mentre in realtà abbiamo solo improvvisato un innocentissimo concerto tra il bagno e il corridoio. Uno spettacolo a cui ha la possibilità di assistere un pubblico d’élite che ci segue sino alla cucina e, tra un miagolio e un bau, ci dimostra la propria approvazione (in realtà vogliono solo il cibo).
Il ripasso con il Professore
È vero che gli impegni nella giornata sono molti, il lavoro, lo studio, ma un fan de La Casa de Papel trova sempre un po’ di tempo per fare un ripasso generale e rinfrescarsi la memoria. Anche perché la prima cosa che il Professore ci ha insegnato è stata quella di non tralasciare mai anche il più piccolo dei particolari e noi questa lezione l’abbiamo imparata bene. Così ci facciamo un excursus completo di tutto quello che è accaduto, finendo per porci mille domande su questioni ancora aperte, immaginando possibili sviluppi e prendendo in considerazione la probabile morte di alcuni personaggi.
Ripercorrere i momenti toccanti
E a questo punto il serialista malinconico cede e si dà il colpo di grazia, ripercorrendo tutti i momenti più tristi e toccanti delle stagioni passate. Quindi tra i discorsi a cuore aperto come quelli tra Mosca e Denver, la nascita di storie d’amore inaspettate tra una banconota e l’altra, le morti eroiche di personaggi che, nel loro epilogo, si sono rivelati i più forti della serie – sì sto parlando di Berlino – versiamo pure qualche lacrimuccia. Proprio quando ci lasciamo andare allo sconforto qualcosa ci desta, perché come direbbe la nostra amata Nairobi “per amare ci vuole coraggio“. Quindi dobbiamo essere forti, proprio come farebbe lei che ha avuto il coraggio di amare e vivere sino in fondo.
Cedere o non cedere alla tentazione?
Questo punto è rivolto a chi cade nella tentazione o si fa prendere da colpi di testa catastrofici, finendo per cedere allo spoiler. Parlo di coloro che, presi dall’ansia o dalla noia, dirigono gli occhi sul proprio smartphone, lo prendono tra le mani tremanti e si torturano, andando a spulciare possibili indizi o frasi criptiche rilasciate dagli attori sui propri profili Instagram, o gli altrettanto pericolosi tweet (oppure incappa nelle nostre pagelle).
Sapete che vi dico?
Quando vi capitano questi momenti, immaginate che ci sia davanti voi Alicia Sierra e che vi stia guardando con disapprovazione. Seguite il mio consiglio, la sola idea di passare un quarto d’ora insieme all’ispettrice più sadica di tutta la Spagna vi dissuaderà dal commettere simili errori. Piuttosto fate qualche origami!
Empieza La Casa de Papel
Il momento si avvicina, così ci dirigiamo in camera, prendiamo dall’armadio la nostra tuta rossa (anche un piagiama o una maglietta vanno bene purché abbiano il colore della banda) e la indossiamo. Per i più fortunati, che hanno il privilegio di condividere l’ossessione de La Casa de Papel con qualcuno, a questo punto suona il citofono. Una volta aperta la porta troviamo di fronte a noi una o più figure dal volto coperto da una maschera (no, non è l’inizio di un film horror). La stessa che noi conserviamo sulla mensola più prestigiosa della camera, quella che ospita le innumerevoli action figure e gadget delle serie tv, al cui centro spicca l’inconfondibile volto di Dalì. A questo punto i loschi individui entrano nella nostra abitazione senza tante carinerie e si dirigono verso il salotto per prendere postazione, prima però ci rifilano i popcorn, le bibite e i dolciumi che si sono portati da casa.
Ci siamo, è tutto pronto. La tentazione dello spoiler si volatilizza come neve al sole, i pensieri e le preoccupazioni del mondo esterno se ne vanno. Prima di far partire play rivolgiamo un ultimo sguardo alla nostra banda che ci osserva e solennemente diciamo: “Signore e signori, buona rapina”.
La Casa de Papel in questi anni ha senz’altro diviso l’opinione del pubblico, c’è chi l’ha apprezzata dall’inizio e ha continuato a seguirla con una passione tale da sfiorare l’ossessione, o chi non vi ha trovato niente di significativo. Chiaramente i giudizi e soprattutto i gusti sono tanti, perciò è normale non essere tutti d’accordo. Ciononostante una cosa le va riconosciuta: è riuscita a creare uno spirito comune, contribuendo a creare un senso identitario che raramente abbiamo visto di recente in forma così potente. Un fenomeno mediatico e sociale prima ancora che una serie tv: La Casa de Papel farà parlare di se ancora tanti anni, questo è certo.