4) Bastardo con gloria
La morte di Berlino è inscenata con toni completamente diversi. Per permettere ai suoi compagni di scappare con il bottino, il personaggio si immola davanti ai mitra della polizia, in una fine scenografica che si sposa con la sua indole egocentrica ben più di quanto avrebbe potuto fare quella a cui la malattia ereditata dalla madre lo avrebbe condotto nel giro di pochi anni (per un approfondimento della psicologia del personaggio in merito alla scelta di sacrificarsi rimandiamo a quest’articolo). Berlino se ne va in una vampata di gloria, rendendosi protagonista assoluto della scena proprio nel momento in cui si appresta ad abbandonarla, e si consacra come uno dei personaggi più iconici de La casa di carta.
Sarebbe una di quelle dipartite ben congegnate in cui il senso di giusto mitiga la tristezza, se non fosse per l’inaspettata rivelazione che la accompagna. Attraverso le ultime battute che i due si scambiano in radio chiamata, veniamo a sapere che il rapporto privilegiato che lega Berlino e Il Professore getta le sue radici in un legame di sangue: i due, infatti, sono fratelli. Il Professore prova a convincere Berlino a tornare sui suoi passi e a fuggire, ma lui resta fermo nella sua decisione. Ti voglio bene fratellino, non dimenticarlo è il toccante addio con cui si congeda prima di andare incontro a una raffica di proiettili.