La Casa de Papel è una serie in grado di racchiudere dentro di sé caratteristiche molto diverse tra loro. Se da un lato adrenalina, suspense e azione sono gli elementi base del telefilm, dall’altro non mancano momenti trash e a tratti comici.
Che non siamo di fronte al più grande capolavoro di tutti i tempi è fatto noto a tutti, eppure lo show riesce ad avere un vastissimo spettro di spettatori, grazie a una trama ben congegnata e una sfilza di personaggi ben caratterizzati.
Vi sono, poi, alcuni momenti in cui la serie è riuscita a dare il meglio di sé, dimostrandoci che quando vuole essa può raggiungere livelli veramente alti e arrivando a farci pensare, anche se solo per pochi minuti, di star guardando una grandissima serie tv. Vediamo insieme quali sono le scene in questione.
1) Morte di Berlino
Ho passato la vita facendo un po’ il figlio di puttana, ma oggi… credo di voler morire con dignità
A regalarci le emozioni più forti, sono certamente le prime due stagioni della Casa de Papel.
Un momento in particolare è quello conclusivo della seconda parte della storia, in cui assistiamo alla eroica morte di Berlino. Lui, che nella certezza della morte aveva ritrovato il suo amore per la vita, decide al termine della prima rapina di sacrificarsi per la salvezza del piano e della banda.
La scena è un vero e proprio uragano di emozioni, che i produttori sono riusciti a rendere indimenticabile grazie a un uso sapiente delle musiche e delle luci. In un crescendo di tensione, ci viene mostrato l’ultimo dialogo tra Andrés e il Professore. L’inquadratura cambia continuamente. Un attimo prima ci troviamo nel tunnel in cui Berlino si sta scontrando con la polizia, il secondo dopo, eccoci al rifugio da cui il professore coordina la rapina. Il rumore degli spari è accompagnato da quel sottofondo che è colonna portante di tutta la serie: la canzone del partigiano.
Le intenzioni di Berlino sono chiare, ma dentro di noi ogni secondo si riaccende la speranza che il Professore possa convincere il suo fratellastro a darsi alla fuga, mettendosi così in salvo. Il buio del tunnel viene spezzato dai colori dei puntatori delle armi, un verde fosforescente che attraversa lo schermo, mentre a ogni colpo la scena si illumina per una frazione di secondo.
Dall’altra parte, Helsinki tiene fermo il Professore. La sua disperazione è tangibile, vorrebbe poter correre in soccorso del suo amato fratello. Un ultimo urlo di guerra, Berlino si prepara ad andare incontro alla morte. Lo fa a testa alta, senza mostrare paura. Lui è la resistenza. Gli spari si fanno più intensi, più veloci. Colpiscono senza pietà il corpo dell’uomo, fino a porre fine alla sua vita.
Tra le note finali dell’inno partigiano, Berlino cade a terra, mentre lacrime mute scendono dal volto del capo banda. Il canto parte nuovamente, sembra quasi più dolce adesso senza tutti quei rumori ad accompagnarlo. Il corpo senza vita di Berlino giace a terra, finalmente in pace.
2) L’arresto di Tokyo
Che Tokyo sia sempre stata una mina vagante è fatto noto a tutti. Eppure è solo a metà della seconda stagione che La Casa de Papel ci mostra quanto la donna possa essere pericolosa per la banda e per il piano.
Le sue azioni hanno portato conseguenze terribili e Berlino è ormai stanco della presenza della ragazza: bisogna sbarazzarsi di lei. Per farlo, sceglie un modo originale, perfettamente il linea con la sua eccentrica personalità. Poiché uccidere Tokyo non è un’opzione, l’uomo decide di mandarla lì dove non potrà più interferire con la rapina: nelle mani della polizia.
Così, dopo averla legata a un carrello, Berlino spinge la ladra fuori dalla porta della Zecca, direttamente tra le braccia degli agenti. Superata la perplessità iniziale, gli agenti attivano il protocollo antiesplosivo. Non riescono a immaginare una ragione diversa dal volerli attaccare dietro alla scelta di consegnare un membro della banda.
La tuta rossa di Tokyo spicca al centro della scena, mentre degli uomini in nero si dispongono in cerchio attorno a lei, con le armi ben puntate verso la criminale. La telecamera gira intorno a Tokyo, mentre tutto il resto rimane immobile. Il mondo sembra fermarsi per un secondo, come pietrificato. A un certo punto, ecco che tutto si sblocca. Lentamente, guardandosi intorno, Tokyo si alza e inizia a spogliarsi: deve dimostrare agli agenti di non avere addosso una bomba. Il suo sguardo è veloce, cerca di trovare una scappatoia.
Individuata una via di salvezza, ecco che Tokyo inizia a scappare. Per un attimo sembra quasi che possa farcela, ma poi la speranza si spegne. La polizia riesce a recuperarla, mettendo ufficialmente fine alla sua libertà.
3) La finta morte di Lisbona
La Casa de Papel, con il finale della terza stagione, ci regala uno dei momenti più intensi della serie.
10 minuti che sembrano eterni, 10 minuti in cui il cuore di tutti noi batte a una velocità fuori dalla norma, in attesa di scoprire quale sarà il destino di Lisbona.
Le cose si sono messe male per i nostri ladri preferiti, tutto sembra star crollando in mille pezzi. Il Professore è stato scoperto, decine di agenti accerchiano il bosco in cui lui e la sua amata dirigevano le operazioni della banda. Eppure Sergio aveva previsto anche questo, c’è un piano pronto a essere azionato.
Lisbona e il Professore si dividono, devono mettersi al riparo il più velocemente possibile. Tutto sembra andare bene, ma Lisbona non riesce ad arrampicarsi sull’albero. Deve cercare un altro rifugio, così si ritrova in una vecchia fattoria. È nei guai, il professore lo sa, verrà trovata. E infatti pochi minuti dopo la polizia irrompe.
Sergio inizia a correre, dentro di sé teme che qualcosa di terribile possa accadere. Essere catturato non gli interessa, vuole solo salvare Raquel. Grazie a degli auricolari i due possono comunicare, l’uomo ascolta tutto ciò che dicono nella stanza. Gli agenti vogliono proprio lui, sanno che è lì vicino. Il professore implora Raquel di consegnarglielo, è convinto che se non lo farà la uccideranno.
L’amore dell’ex agente è più forte della paura, è disposta a dare la vita pur di salvare il suo uomo. Dentro il capanno gli agenti urlano, le loro intenzioni sono chiare. La paura cresce nel Professore, vorrebbe che i suoi piedi fossero in grado di andare più veloce. Raquel si rifiuta per la seconda volta di rivelare la posizione dell’uomo. È l’ultima volta che la vediamo.
La scena si sposta sul Professore, è dal suo punto di vista che assistiamo agli eventi che seguono. Un rumore di spari gli risuona nelle orecchie, i proiettili sembrano colpire anche lui. Si accascia a terra, travolto dal suo dolore, mentre gli agenti annunciano la morte dell’amore della sua vita.
4) Nairobi vede suo figlio
La spietatezza dell’agente Sierra sembra non avere confini, è disposta a usare qualsiasi mezzo per far crollare la banda, anche se per farlo bisogna sfruttare un bambino innocente e l’amore di una mamma.
Tante volte abbiamo sentito Nairobi parlare di suo figlio, del suo rimpianto per aver lasciato che lo portassero via, del senso di colpa per non essere stata una brava madre. Abbiamo sperato che alla fine potesse ritrovarlo, che potesse abbracciare ancora una volta il suo piccolo. Eppure non ci immaginavamo che l’incontro potesse avvenire per un piano architettato dalla poliziotta.
Dopo avergli lasciato l’orsetto che apparteneva al piccolo Axel, Alicia chiama Nairobi per fargli sentire la sua voce. Un escamotage utilizzato per avvicinare la donna alla finestra così da poterla colpire, ma che vede veramente coinvolto il piccolo.
Spinta dal desiderio di vedere il figlio, Nairobi si precipita alla finestra senza porsi domande, senza avvertire il pericolo. Con gli occhi pieni di lacrime e stringendo a sé il pupazzo, la ragazza osserva il suo bambino che che cammina mano nella mano con Sierra, ignara del fatto che i cecchini sono pronti a colpirla.
5) La morte di Mosca
Mosca è forse il membro più buono della banda. Lui è il padre amorevole di Denver, l’amico fidato di tutti i componenti. Lo dimostra fino alla fine, arrivando a mettere a rischio la sua stessa vita per proteggere i suoi compagni.
Quando Tokyo compie il suo grande rientro alla Zecca, in sella alla sua moto, Mosca è lì, in prima fila per coprirle le spalle. Un gesto che gli costerà diverse pallottole al petto e che alla fine lo porterà alla morte.
Gli attimi che seguono la sparatoria sono struggenti. Scene silenziose si susseguono davanti ai nostri occhi. Lo sguardo tra Denver e Mosca, il dolore dell’uomo. La scena è intervallata da dei ricordi del passato, alcuni momenti vissuti dall’uomo durante la preparazione della rapina. Poi, ecco che le urla iniziano a riempire la scena, la banda si muove cercando di soccorrere Mosca.
Diverse ore di travaglio spetteranno all’uomo, mentre i suoi compagni cercheranno in tutti i modi di salvarlo, ma le ferite si rivelano troppo gravi. Quando ormai è chiaro che non c’è più nulla da fare, la banda si riunisce intorno all’uomo, pronta a salutarlo un’ultima volta.
Signori, non mi sono presentato. Agustin Ramoz, è stato un piacere.
Dopo essersi congedato da suoi compagni, Mosca rivolge un’ultima occhiata a Denver, ricordandogli il suo affetto. Così l’uomo si spegne, sotto lo sguardo amorevole del figlio. Tra le lacrime dei presenti, viene ricordato uno degli ultimi momenti felici dell’amico, quando lui e il figlio hanno cantato per tutti in quella casa lontana dalla rapina, in cui c’era spazio per i sogni e per la speranza.