Quando Netflix nel 2017 ha acquistato da Antena 3 e poi ritrasmesso nella sua piattaforma La Casa de Papel non si sarebbe mai aspettata un tale successo per la serie tv spagnola. Questa infatti è letteralmente esplosa come un enorme ordigno e il suo raggio di azione ha investito tutto il mondo. La Casa de Papel ha scalato tutte le classifiche Netflix per quanto riguarda le visualizzazioni e il numero di streaming. Ma non si tratta solo della produzione più seguita del catalogo della piattaforma californiana, bensì parliamo della serie più seguita in tutto il mondo del piccolo schermo. A consacrare questo risultato è stata Parrot Analytics, azienda leader che analizza la performance dei contenuti televisivi e multimediali in tutto il mondo.
Secondo la società di statistica, nel periodo dell’uscita della quarta stagione, La Casa de Papel è stata 31,75 volte più richiesta a livello globale di serie di successo come Il Trono di Spade, The Walking Dead, Brooklyn Nine-Nine e Westworld. Visti questi numeri mostruosi, la domanda che vogliamo porci in questo articolo è molto semplice: perché nonostante questo enorme successo La Casa de Papel è così odiata? Difficile dare una risposta, ma noi vogliamo provarci cercando di analizzare la situazione in maniera più oggettiva possibile.
Non biasimateci quindi se non siete d’accordo con il nostro punto di vista. Del resto: non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.
La Casa de Papel, tra picchi di adrenalina e picchi di ascolti
Una delle caratteristiche che hanno reso La Casa de Papel un fenomeno di massa è l’azione adrenalinica mischiata a colpi di scena impronosticabili. Il segreto della serie tv spagnola, inoltre, è quello di riuscire a coinvolgere un bacino di utenti enorme. Un target ampissimo che taglia fuori solamente i due estremi: i fan di una serialità qualitativamente elevatissima e i loro opposti, quegli appassionati di produzioni ormai obsolete. In linea di massima potremmo definire La Casa de Papel un misto tra Il Segreto e Prison Break (qui approfondiamo il discorso). Tornando alle voci di dissenso, sono quelle due estremità a incarnare la frangia critica verso la serie che vede protagonisti Alvaro Morte e Ursula Corberò (qui un focus su di lei).
E spesso le frange estreme tendono a generalizzare e fare di tutta un’erba un fascio. Molto più frequentemente tendono a lasciare critiche e commenti aspri e troppo spesso immotivati. Questo è uno dei motivi per cui La Casa de Papel è così odiata. Sicuramente non è perfetta e sicuramente non è una delle migliori produzioni mai create, ma è sicuramente una delle serie tv più seguite della storia, quindi un motivo ci sarà. Troppi avverbi, troppa sicurezza forse, ma i numeri parlano chiaro. Un altro problema è questo: una minoranza critica fa più rumore di una maggioranza silente. E spesso criticare alcune serie tv di successo è diventata quasi una moda. Vi starete chiedendo il senso di questa affermazione, ora cercheremo di essere più specifici e di argomentare la nostra tesi.
L’epoca della critica a tutti i costi
Come va giudicata una produzione seriale? Come poter rendere la critica costruttiva e non fine a se stessa? Su cosa basarsi? Queste sono le domande che ognuno di noi dovrebbe fare prima di tentare di giudicare una serie tv. Ultimamente, purtroppo, va sempre più di moda criticare e guardare qualcosa di successo andando al di là degli effettivi demeriti del prodotto. Approcciarsi con questo spirito non fa sì che lo spettatore riesca a entrare appieno dentro la serie. Si tenta in qualche modo di ricostruire la quarta parete, mettendo una lente di ingrandimento tra gli occhi e il televisore, in modo da scovare e ingigantire qualunque limite senza vedere quel che di bello si può avere in cambio. Questa situazione è ormai diventata troppo spesso consuetudine, soprattutto se si parla di produzioni che registrano ascolti enormi. Pensiamo ai vespai di polemiche, più o meno condivisibili, suscitate da serie tv come Lost o Game of Thrones. Ovviamente non vogliamo fare un paragone qualitativo tra la produzione spagnola e questi due colossi, ma se pensiamo meramente agli ascolti, questo confronto è più che calzante.
Va poi specificato che in alcune situazioni chi critica ha pienamente ragione. Prendiamo l’esempio di chi contesta a La Casa di Carta il fatto di aver allungato troppo il brodo fino a renderlo insipido. Questa è la verità. La prima parte (parliamo della suddivisione Netflix) aveva tutti i presupposti per rendere epica la serie spagnola. Purtroppo già nella seconda, ovvero la conclusione della prima rapina, la qualità è scesa drasticamente. Pure nelle parti successive non si è riuscito a ripetere quanto di buono costruito nella prima, anzi, il calo qualitativo è continuato. Questo è uno dei motivi per cui La Casa de Papel, a ragion veduta, tende a essere odiata da quegli spettatori che si erano illusi di potersi innamorare della serie.
Essere sedotti e poi abbandonati porta a una reazione rabbiosa, che non può che suscitare astio.
Insomma, abbiamo provato a rispondere alla domanda che ci siamo posti a inizio articolo, cercando di spiegarvi i motivi di questo odio verso la serie tv spagnola. Ovviamente la nostra non è un’apologia socratica della produzione Netflix. Siamo stati i primi critici e ci inseriamo nella folta schiera di chi sottolinea che questa contiene molti passaggi a vuoto e altrettanti buchi di trama. Parliamoci chiaro: non stiamo parlando di Breaking Bad o di Sons of Anarchy, serie che non hanno forse la benché minima sbavatura. La Casa di Carta contiene molti errori e molti momenti no sense che tendono addirittura al trash. Non c’è quindi, nelle nostre intenzioni, l’idea di difendere aprioristicamente una serie tv che a tratti risulta indifendibile. Ma attaccarla su tutti i fronti senza saper apprezzare i suoi pregi è altrettanto scorretto.
La questione, poi, è ancora diversa quando si parla di odio. Le critiche, anche le più dure, sono sempre accettabili. L’odio è un sentimento che non andrebbe mai covato. La verità quindi è che la domanda da porsi non è tanto quella di interrogarsi sul perché La Casa de Papel sia così odiata. Bisognerebbe chiedersi più che mai se ha davvero un senso odiare, bella o brutta che sia, una serie tv solamente perché riscuote un successo globale, come spesso accade. La risposta è ovviamente “No” e la motivazione potremmo riassumerla con uno di quei proverbi datati ma quantomai attuali: chi disprezza, compra.