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Gli origami e la sacralità della carta
Cos’è davvero un origami giapponese? L’origine è legata alla religione shintoista e la valenza sacrale della carta, fondamentale in alcune culture, è testimoniata dal fatto che in giapponese la parola carta e dei siano entrambe indicate dal termine kami. Non è un caso che il Professore, un po’ come fa Michael Scofield (il paragone con Prison Break non è casuale e ne parleremo nelle prossime settimane a proposito della prima stagione) sia appassionato di origami (specie quelli a forma di gru, che simboleggiano la purezza) e li faccia continuamente, soprattutto quando è al telefono per giocare la partita a scacchi con Raquel. Lo dimostra il discorso con la quale la convince a passare dalla sua parte.
Non lo dimenticheremo mai: le mostra una banconota da cinquanta euro, le ricorda che lo Stato aveva finanziato a più riprese le Banche negli ultimi anni con l’immissione di denaro fresco senza una proprietà “reale” (come quello che hanno stampato nei cinque giorni di rapina) e fa una considerazione illuminante nella sua banalità: il denaro non è altro che carta, violata nella sua “sacralità”. La contrapposizione con l’arte nobile degli origami è evidente e fa luce, definitivamente, sul titolo della serie: la Zecca di Stato è una casa di carta. Un po’ come un castello di carte che potrebbe crollare da un momento all’altro, un origami col quale fantasticare e il sogno fragile di un bambino che, grazie all’ingegno, può diventare realtà. Un’icona, un simbolo. Un gioco semplice che, a seconda dei casi, può rappresentare la più grande rapina di sempre. Pensateci: in fondo è solo una questione di prospettive.
Antonio Casu
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