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Ci siamo rassegnati all’idea che La Casa de Papel sia principalmente entertainment, buono a far schizzare a mille la produzione di epinefrina nel nostro corpo e a renderci schiavi del binge watching più selvaggio.
Chi ancora grida al capolavoro non ha visto la terza parte. Che non è poi così male, tutt’altro.
La trama avrà pure dei buchi giganteschi, ma riesce ugualmente a tenerci incollati allo schermo. Sarà pure incoerente, contraddittoria e piena di difetti, ma a noi piace lo stesso. Eccome se ci piace.
Anche per quelle scene un po’ trash e un po’ fuori di testa che sembrano essere buttate lì a caso senza alcuna pretesa, col solo scopo di divertirci.
La concentrazione di tamarrate in questi otto episodi è inversamente proporzionale al minutaggio di Marsiglia (che, difatti, perde per un soffio il Volevo essere Mark Caltagirone Award) e cresce all’aumentare delle scene di fanservice monopolizzate da Tokyo.
Tamarrometro alla mano, andiamo dunque a scovare le cinque scene più trash e più che La Casa de Papel 3 ci ha regalato.
1) Il poliziotto burlone

Sulle note di Di Doo Dah, Tokyo si dà allo strip. Per Rio, ancora alle prese con le crisi post-traumatiche, e soprattutto per le migliaia di fan accaldati che hanno iniziato la serie solo per godere di momenti come questo.
Mentre si scopre, un pezzo alla volta, Tokyo svela a Rio del microfono che gli hanno impiantato addosso e gli chiede di reggere il gioco. Lo spettacolo va avanti per un po’ e, mentre Tokyo mette in pratica le sue doti da adescatrice, dall’altra parte c’è chi ascolta.
Il poliziotto nella base operativa ringalluzzisce in un attimo cercando di indovinare il colore delle mutandine di Tokyo. Nella sua testa, più che le disposizioni del colonnello, va di scena il balletto di Kim Basinger in 9 settimane e mezzo. Tokyo a farsi lasciare da Rio ci ha messo tre stagioni. Lui, a farsi colare la bava sulla divisa, ci ha messo due secondi e mezzo.