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Tokyo, tutto l’oro del mondo in cambio della felicità

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Occhi ammalianti che nascondono un velo di malinconia sono quelli che ci introducono nell’avventura de La Casa de Papel. È lo sguardo di una donna che ben presto impareremo a conoscere e che giocherà un ruolo fondamentale nella storia: Silene Oliveira, alias Tokyo.

Impulsiva, testarda, una vera e propria mina vagante: è questa l’immagine che fin dal primo momento ci viene data di lei. Tokyo è una bomba a orologeria pronta a esplodere, la ladra perfetta per un combattimento a sangue freddo, ma la più inadatta se si tratta di seguire con calma e pazienza un piano.

La sua irrequietezza è l’elemento che più di tutti la contraddistingue. Un’irrefrenabile voglia di avventura, il bisogno costante di ricevere quella scossa di adrenalina che per lei risulta essere l’unico mezzo per ottenere la felicità.

Ma per la protagonista de La Casa de Papel la felicità sembra essere un traguardo veramente lontano, forse irraggiungibile.

La casa de papel

La felicità è un attimo. Il tempo di un respiro. E poi, cadi. Quando hai toccato il cielo, la caduta è micidiale.

Devastata e infelice: è così che Tokyo si presenta a noi per la prima volta. Una criminale in fuga, distrutta dalla morte del suo grande amore, senza più nulla a cui aggrapparsi. Quando il Professore entra nella sua vita, Silene Oliveira è solo una donna che non ha più niente da perdere.

Così quella promessa di ricchezza, quella speranza di gioia che quell’uomo misterioso le propone di realizzare, rappresentano per lei una vera e propria luce in fondo al tunnel. Il suo angelo custode è finalmente arrivato a salvarla.

E, sorprendentemente, quell’uomo arrivato dal nulla sembra portargliela davvero la felicità. Grazie a lui Tokyo trova un famiglia pronta ad accoglierla, ma soprattutto un nuovo amore.

Eppure l’affascinante ladra de La Casa de Papel sembra non essere in grado di godersela questa felicità. Non è capace di tenersela stretta.

Credo che in tutti i paradisi succeda lo stesso. Alla fine qualcuno dà il morso alla mela e va tutto a p*****e. 

Quando la rapina giunge a termine, quando tutto torna finalmente a posto e la calma si prepara a pervadere le vite dei protagonisti, ecco che ci rendiamo conto di un aspetto di Tokyo che forse non avevamo ancora totalmente individuato.

Fino a quel momento avevamo pensato che Tokyo fosse solo una donna dal passato infelice. La sua tristezza, la sua impulsività, tutto il suo modo di essere, ci sembravano una normale risposta a una vita che mai le aveva lasciato il tempo di sorridere. Così, quando l’abbiamo vista partire per il suo sogno d’amore con Rio, finalmente ricca e innamorata, con un grandissimo sorriso stampato in viso, abbiamo voluto credere che anche per lei il lieto fine potesse esistere.

Eppure una parte di noi aveva già avvertito l’odore di bruciato. Immaginare Tokyo tranquilla e pacata a godersi l’amore, o magari a mettere su famiglia, ci pareva già allora qualcosa di assurdo, un sogno destinato a non realizzarsi. Prevedibili e puntuali, ecco allora che le tanto aspettate fiamme giungono a rovinare quell’immagine di felicità, bruciando ogni cosa bella intorno alla donna e rivelando finalmente il suo più grande difetto: l’incapacità di sentirsi soddisfatta.

Così, schiacciata tra il suo forte bisogno di legami e la sua sete di indipendenza, Tokyo decide di fare l’unica cosa che le riesce bene: scappare via.

Sono più un tipo che scappa, con corpo e anima. E se il corpo non può scappare, che almeno scappi la mia anima.

Come inseguita da un mostro pericoloso, Tokyo scappa via, cercando di mettere quanta più strada possibile tra lei e il suo più grande incubo: la felicità. E in quella fuga disperata, in quell’estremo tentativo di trovare la pace sfuggendo ad essa, distruggendo ogni elemento in grado di renderla felice, capiamo chi è realmente Silene Oliveira.

Una donna spaventata da se stessa, un’anima rovinata e dolorante convinta di non meritare nemmeno un briciolo di felicità. Abituata da sempre a vedere distrutto tutto ciò a cui tiene, Tokyo ha sviluppato un meccanismo di autodifesa che si è rivelato, però, il suo più grande limite. Quasi a non volersi lasciare sorprendere dall’infelicità, troppo impaziente per attendere che le cose si rovinino da sole, da una vita la donna tende ad accendere lei stessa la miccia, a rovinare con le sue stesse mani tutto ciò che di bello possiede.

Sono invece una banderuola che rovina sempre tutti. È come se mi vedessi in un film e non mi riconoscessi. Perché credevo di essere… be’ diversa. Ma in realtà sono una matta che fa danni. Che si stanca di tutto e non rende felice gli altri. E non mi piace come sono.

La felicità rappresenta per la donna una gabbia di vulnerabilità e pericolo. Tokyo vuole la libertà, vuole sentirsi libera da quel peso di distruzione che da sempre la accompagna nella sua vita.

Fugge da se stessa Tokyo, prova a correre lontano da quella felicità tanto desiderata quanto temuta, senza mai rendersi conto che non importa quanto lontano andrà, la sua zavorra rimarrà sempre insieme a lei.

la casa de papel

Incapace di fermarsi e affrontare le sue paure, Tokyo spera di trovare nella fuga e nell’avventura quella felicità tanto agognata. Cerca la libertà: libertà dai suoi pensieri, libertà da se stessa. Una libertà che solo nella confusione e nelle guerre sembra riuscire a trovare. Perché quando il corpo è impegnato a lottare per la sopravvivenza, la mente non ha tempo di fermarsi a pensare.

Ma quando la giornata si conclude, quando nel calore del suo letto Tokyo chiude gli occhi e accende la mente, ecco che la verità giunge a colpirla in tutta la sua forza devastante. Lei è infelice e la causa della sua infelicità non è altro che lei stessa.

Perché, in fondo, è solo in quei momenti di pace che possiamo essere realmente felici. E non importa se il prezzo da pagare sarà la costante paura di perdere quel paradiso, quella spaventosa sensazione di essere vulnerabili: vale la pena rischiare. Ed è in quel rischio, in quella costante consapevolezza che il dolore esiste e può tornare, che riusciamo a capire realmente la felicità.

Non esiste gioia senza dolore, e Tokyo di dolore ne ha provato abbastanza. È giunto il momento che apra il suo cuore alla possibilità di essere felice, che accetti finalmente di accogliere la serenità.

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