Casalinghe disperate che bevono un bicchiere di troppo, vicini inquietanti e una fissazione per le tende sempre aperte. Se ripetete per tre volte questi ingredienti di fronte a uno specchio a tarda notte, ecco che comparirà davanti ai vostri occhi una serie Netflix. Parliamo de La donna nella casa di fronte alla ragazza della finestra. Come è evidente dal titolo lunghissimo, la comedy Netflix a tinte thriller fa il verso a certi film. Quei film che, negli ultimi anni, sono andati particolarmente di moda. La donna nella casa di fronte alla ragazza della finestra sembra proprio una formula magica.
Una di quelle che potrebbe tormentare le vostre notti per molto tempo a venire. Ma oltre la formula cosa rimane? Presentata come un thriller parodico, la miniserie con protagonista Kristen Bell cerca di darsi un tono più e più volte. Salvo poi però scadere, ripetutamente, nella comicità pura e semplice. Insomma, che diavolo di show è mai questo?
La donna nella casa di fronte alla ragazza della finestra si muove in diverse direzioni, senza mai imboccarne una precisa.
Kristen Bell interpreta Anna, una donna dal cuore spezzato dopo che la figlia Elizabeth è morta e il marito Douglas l’ha lasciata. Per lei ogni giorno è uguale al precedente, dove la monotonia e l’alcolismo la fanno ormai da padrone. Sola in una casa enorme, tra un bicchiere stracolmo di vino e l’altro, Anna guarda dalla finestra il mondo che va avanti. Osservando con un pizzico di invidia le vite degli altri. Un giorno, qualcosa accade.
Nella casa di fronte alla sua si trasferiscono l’affascinante Neil (Tom Riley) insieme alla figlia piccola Emma. I due portando con sé un raggio di luce e speranza nella vita vuota di Anna. Per la prima volta dopo molto tempo, la donna scorge l’occasione per iniziare da capo e uscire finalmente dal tunnel oscuro in cui è precipitata. Ma quando assiste alla morte di Lisa, fidanzata di Neil, Anna inizierà a indagare per scoprire cosa esattamente sia successo quella notte?
Già, ma siamo proprio certi di aver assistito a un omicidio? Anna viene presentata, fin da subito, come narratrice inattendibile. Esattamente alla stregua di altre protagoniste femminili come Rachel Watson in La ragazza del treno e Anna Fox in La donna alla finestra. Come loro, Anna condivide una passione un po’ troppo eccessiva per il vino e l’inclinazione a sognare a occhi aperti. Ma soprattutto la mania per gli affari degli altri. Come loro anche Anna finirà per rimanere invischiata in un’indagine complessa e in una relazione tossica. Kristen Bell è bravissima nel tratteggiare un personaggio che dovremmo prendere sul serio ma che ci provoca solo risate sottese e imbarazzo.
Facendosi beffe di quei determinati modelli femminili così in voga nel genere, la star di The Good Place rende Anna allo stesso tempo patetica e ridicola. Ma anche perspicace e ingegnosa.
La performance è impeccabile, la Bell è così deliziosamente insopportabile nel portare in scena questa casalinga disperata che non sappiamo bene se amarla o odiarla. Ci sono numerosi momenti, nel corso della serie tv, in cui lo spettatore è portato a domandarsi sulla veridicità o meno delle affermazioni di Anna e sulla sua buona fede persino. Anche perché, per quanto l’intento dello show sia strettamente satirico, il mistero che lo avvolge funziona molto molto bene. Dieci episodi da venti minuti circa l’uno che scorrono abbastanza velocemente senza (quasi) mai perdere il nostro interesse. Un mistero al quale ci sentiamo coinvolti, alla pari di Anna, spinti soprattutto dalla curiosità di sapere quanto effettivamente la nostra “non-così-attendibile-eroina” abbia effettivamente ragione.
Paradossalmente è proprio l’elemento mistery a funzionare a discapito della satira. Mentre il primo trova la propria realizzazione attraverso un’indagine verosimile, intrigante e convincente con i suoi assestati colpi di scena, la comicità perde la sua personale battaglia. C’è la ricerca evidente per un humour più ricercato, maturo e, passateci il termine, meno americano. Ma non funziona. Almeno non funziona come certamente era nei piani dei produttori. All’ennesimo bicchiere di vino riempito fino all’orlo e all’ennesima casseruola la nostra attenzione è ormai scemata.
L’umorismo dark appare buttato a casaccio tra una puntata e l’altra perdendosi dietro cliché che fanno ridere solo la prima volta.
Siamo più coinvolti dall’intrigo per sé e dalla credibilità di Anna, sempre in bilico tra realtà e invenzione. Quando Anna vede qualcosa di inquietante o fa un passo avanti nelle indagini, l’humour stona con la narrazione che sta avendo luogo di fronte ai nostri occhi. Sono come due vagoni dello stesso treno che si muovono su due binari completamente diversi l’uno dall’altro.
Tali da rendere il suddetto treno metaforico un bel grattacapo. La satira muove timidi passi ricchi di potenziale, tutti rivolti allo smantellamento dei cliché tipici del genere: dalle mirabolanti doti artistiche di Anna alla tendenza all’alcolismo e ai romanzi rosa della protagonista, dal vicino inquietante ai personaggi che si guardano per minuti interi negli occhi, fino ad arrivare all’infatuazione per l’affascinante vicino e alla detective scettica. Il problema è che tutti questi elementi comici vengono inseriti a casaccio all’interno della trama. Una trama che si fa davvero interessante quando, invece, decide di abbracciare il suo lato più serio e impegnato.
La donna nella casa di fronte alla ragazza della finestra non prende posizione.
La duplice natura dello show non risulta mai bilanciata cosicché l’elemento comico venga mal integrato all’interno della narrazione thriller. Arriviamo a un punto della storia in cui siamo così sinceramente in pensiero per le sorti di Anna e dei suoi vicini da dimenticarci persino dell’intento satirico dello show e le battute, quando presenti, stonano e stancano. Esiste un tono ricercato ma mai pienamente raggiunto, lasciando lo spettatore confuso di fronte a questo show che manca di coesione. Serietà, comicità e mistero risultano slegati l’uno dall’altro rendendo la serie tv un progetto riuscito a metà. Al contrario di esimi antenati come Scary Movie, parodia al 100% fedele al suo intento al suo obiettivo. In quel caso, infatti, per quanto non manchino elementi horror, la satira non viene mai persa di vita costituendo la spina dorsale sulla quale è stata costruita l’intera saga. Che ancora oggi, d’altronde, è un cult.