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Finalmente avete notato La Linea Verticale

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Netflix non fa sconti, e con il suo vasto pubblico globale ha il potere di trasformare serie di nicchia in fenomeni internazionali. La piattaforma di streaming dona linfa e vigore a tutto quello che entra a far parte della sua enorme famiglia dopo anni di chiaroscuro. È successo con La Linea Verticale, una straordinaria serie tv andata in onda su RaiPlay e successivamente sui canali della mamma della televisione italiana nel 2018. La Linea Verticale sta vivendo una vera e propria ondata di successo e popolarità da quando Netflix ha deciso di accoglierla tra le sue braccia e farla conoscere a quante più persone possibili.

Portare alla ribalta La Linea Verticale permette a un pubblico vastissimo, come quello di Netflix, di ammirare una delle storie più apprezzate – ma al tempo stesso poco conosciuta ai più – del panorama televisivo italiano degli ultimi anni. Nel lontano 2018 chi ha avuto la possibilità di guardare La Linea Verticale ha potuto ammirare non solo un prodotto di altissimo livello sul piano della scrittura, ma anche e soprattutto una narrazione che sfrutta con maestria temi universali per comunicarci i dettagli del particolare e della malattia oncologica di un uomo di mezza età.

La Linea Verticale – Un dramma da cui è possibile uscire con qualche sorriso in più

Valerio nei panni del protagonista Luigi, in camice

Perché è di questo che parla La Linea Verticale: è la drammatica storia di Luigi, il paziente di un ospedale che arriva a dover fare i conti con il tumore e i suoi innumerevoli fantasmi. Abbiamo scritto “drammatica storia” perché il tema portante della narrazione non lascia spazio ai suoi contrari, ma scriviamo anche ironia. Non si tratta di un paradosso incalcolabile. La Linea Verticale ci guida con humor e sarcasmo tra le finestre senza luce dell’ospedale dove è arrivato Luigi, facendoci sentire per un attimo spettatori di uno scontro tra tristezza e felicità. Accanto al maledetto tempo che scorre come un indomabile calcolatore, si ride e poi si piange come se il pianto e il sorriso fossero figli della stessa madre. Accanto al dolore e alla tragedia di Luigi, c’è spazio per un teatro del comico che affida ai pazienti e dottori dell’ospedale il ruolo dei protagonisti.

Tanti temi ma un unico destinatario: il mondo intero

Il rilancio del prodotto su Netflix sta portando la storia di Luigi a toccare non solo le vecchie generazioni, ma anche le nuove. Mentre il pubblico si stringe intorno al dolore dell’uomo, La Linea Verticale affronta con una sensibilità fuori dall’ordinario i temi che governano il mondo: la malattia, la paura della morte, la speranza e la resilienza. La serie analizza – con eleganza e senza filtri – la quiete che invade la tempesta quando la famiglia supporta i traumi di un familiare in difficoltà, offendo un affresco sincero e umano sulla crisi che prima o poi può raggiungere la quotidianità di ogni individuo. E poi, a governare tutto come un dio trascendentale, c’è lo sguardo mai sopito della speranza. La speranza che si attacca e aggredisce anche qualcosa di tanto forte come un tumore:

Quando ho saputo di avere un tumore sono morto all’istante. E poi, da quel momento, ogni minuto trascorso, ogni ora, giorno, mese, è stato sorprendente e inaspettato. E stato un dono, come un morto a cui si dice: puoi vivere ancora, non si sa quanto, ma puoi vivere ancora.
Basta fare un passo alla volta

La nuova popolarità grazie a Netflix

La popolarità raggiunta dalla serie su Netflix dimostra come queste tematiche siano in grado di superare ogni tipo barriera e arrivare in qualsiasi parte del mondo. La Linea verticale tocca le corde emotive di ogni spettatore perché non solo raccolta una storia personale – quella di uomo che si ritrova a dover gestire la paura all’interno di un ospedale – ma offre anche una riflessione più ampia sulla condizione umana e sulle lotte che tutti noi affrontiamo ogni giorno della nostra vita.

Questo medical nostrano (qui vi parliamo delle serie tv nostrane passate inosservate), un po’ comico e un po’ drammatico, racchiude il senso dell’esistenza in un viaggio straziante ma al tempo stesso divertente in cui ogni personaggio in scena affronta una piccola odissea verso la felicità. E c’è di più: La Linea Verticale offre anche uno spaccato dell’Italia e dei suoi innumerevoli problemi, diventando di fatto anche un racconto che strizza l’occhio alla politica e ai suoi derivati.

La Linea Verticale ha potuto contare su un cast eccezionale

Il cast di La Linea Verticale rompe lo schermo con prove memorabili e toccanti. Valerio Mastandrea, nel ruolo del protagonista Luigi, offre una performance straordinaria, riuscendo a trasmettere tutta la gamma di emozioni del suo personaggio con una naturalezza sorprendente. La sua interpretazione, descritta come come uno dei punti salienti della serie, restituisce tutto il peso, il dramma, ma anche la speranza di un personaggio che si muove nel limbo tra luce e buio. Accanto a Mastandrea, troviamo attori di grande talento come Greta Scarano, che interpreta Elena, la moglie di Luigi, e Gianfelice Imparato, nel ruolo del dottor Michele. Entrambi gli attori portano sullo schermo l’affresco di due personaggi complessi e sfaccettati, arricchendo ulteriormente la narrazione con le loro interpretazioni intense e coinvolgenti.

La storia è tratta da un romanzo autobiografico e si basa sulla vita dell’autore negli anni in cui gli viene diagnosticato un tumore

L’autore della storia, Mattia Torre, in una foto in primo piano

Tutto è diretto magistralmente dal grandissimo Mattia Torre. Il regista ha portato in televisione una storia personale e diretta facendo appello a un realismo senza filtri. La Linea Verticale è un racconto autobiografico, un flusso di coscienza che porta l’autore a parlare di se stesso di fronte al mondo intero. Senza vergogna e senza limitazione, ma con l’auspicio che la sua idea di speranza possa far rinascere qualcun altro, il regista assomiglia tanto al professore più bravo della scuola che – seduto dietro alla sua amata cattedra – lascia a bocca aperta i suoi studenti, storditi di fronte a tanta bellezza.

Torre sta insegnando a saper lottare contro i mali e i suoi surrogati, e lo fa mettendosi a nudo grazie al coraggio di non cadere mai nell’oblio della retorica. Il suo racconto esistenziale abbraccia le metafore dell’ospedale visto come un macrocosmo in cui si passa inevitabilmente tra la vita e la morte, e in cui non c’è più distinzione sociale tra gli individui. E in cui il protagonista deve mantenersi in posizione ‘verticale’ per non cadere giù. (qui analizziamo cos’è davvero la linea verticale).

Luci e ombre in ospedale

Le riprese in ospedale sono state effettuate con una cura meticolosa per i dettagli, offrendo agli spettatori uno sguardo autentico sulla vita all’interno di un reparto oncologico. L’immediatezza delle scene tocca l’anima di chiunque abbia avuto la sfortuna di accompagnare un proprio caro tra le file di un reparto oncologico. Ma Mattia Torre riesce – con il suo talento e una fotografia eccezionale- a catturare l’angoscia di una situazione del genere senza mai far risultare troppo pesante il racconto. Attraverso un’intelligente ironia la storia procede lontana dal macigno dei prodotti melodrammatici e senza via di fondo.

Il “nuovo successo” di La Linea Verticale dona a Netflix il merito di aver riportato in auge uno dei prodotti più belli degli ultimi anni. La piattaforma di streaming sta offrendo a tutti la possibilità di entrare in un viaggio unico e irripetibile: entrare in una linea verticale come quella di Luigi vi lascerà senza fiato. Buona visione ai nuovi arrivati.