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Chi si nasconde dietro La mia prediletta?

Jonathan e Hannah abbracciano Jasmin in La mia prediletta
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ATTENZIONE: seguiranno spoiler sulla miniserie La mia prediletta

Inevitabilmente interdetti giungiamo al finale della nuova miniserie tedesca di Netflix basata sul romanzo di Romy Hausmann e su fatti realmente accaduti. La mia prediletta ci fa annegare in un turbinio di situazioni che si intrecciano tra loro in quanto tutte collegate alla dolorosa scomparsa di una donna avvenuta 13 anni prima dei fatti raccontati. Siamo portati a muoverci in punta di piedi su un campo minato sormontato da un’atmosfera da thriller delicatamente psicologico, combinato a espedienti crime e incisivamente drama.

Dal ritmo teso alternato a momenti di stasi, dalla storia emergono le figure dei personaggi principali che a turno diventano protagonisti, in base alle variabili narrative. Sei sono gli episodi intrisi di suspense e gelido realismo. Qui tematiche come violenza domestica, abusi (qui abbiamo parlato di un’altra serie che tratta l’argomento) e manipolazione su donne e minori prendono il sopravvento. Ma chi è la persona su cui ruota l’intera storia? Il nome Lena non ci molla un istante dall’inizio alla fine del racconto, ma noi la conosciamo la prima volta come la donna bionda sulla trentina che viene ritrovata per strada dopo un incidente stradale.

Jasmin, Jonathan e Hannah costretti a mostrare le mani ogni volta che arriva il rapitore de La mia prediletta (Google immagini - Waz)

Sapremo presto però che quella donna si chiama Jasmin

Coloro invece che si presentano come i suoi due figli, in realtà, non sono stati concepiti da lei. Si chiamano Hannah e Jonathan, l’una è perspicace e ingegnosa come pochissime alla sua età. L’altro vive chiuso a riccio dipendendo dalle parole della sorella maggiore. Ebbene, entrambi i bimbi sono i figli della vera Lena Back, scomparsa 13 anni prima e mai più ritrovata. All’atroce sorte di questa giovane donna affascinante e radiosa è legato il suo misterioso rapitore, nonché assassino.

Ma non solo, anche quello di tutte le altre donne che in qualche modo dovevano ricordare lei dopo la sua morte. Ed è proprio questa la logica morbosa che attraversa ogni macabra azione o sottotesto de La mia prediletta. Scopriremo con stucchevole sorpresa che è un uomo dal viso placido, sempre sorridente e dedito per professione a mantenere la sicurezza. Un pattern tipico, basti pensare a predecessori quali Dexter (ecco perché guardarla), che era un rispettabile tecnico forense, di giorno.

Il suo nome è Lars Rogner

Questi aveva visto Lena per la prima volta dopo averle disinnescato l’allarme che la ragazza, da sola in casa, aveva azionato per errore. Successivamente, di ritorno da una festa, l’aveva scelta come ostaggio per sfogare tutti i sui bisogni, le frustrazioni, i desideri irrealizzati e le tendenze maniacali. Aveva abusato di lei più volte, facendole concepire Jonathan e la piccola Sara. Quest’ultima era tragicamente morta dopo il parto insieme alla triste madre, la quale per le molestie aveva contratto un’infezione uterina letale. Da lì in poi aveva approcciato donne che per lui dovevano avere le sembianze di Lena.

Aveva imposto loro regole al limite del disumano, imponendo ai due bambini l’amore e la devozione nei suoi confronti. Il suo obiettivo era quello di creare una famiglia felice. A lui questa era mancata, poiché la madre lo aveva abbandonato lasciandolo ai nonni. E guarda caso, l’ignara Lena Back aveva una fisionomia simile alla madre. Dunque, imprigionarla senza darle la possibilità di allontanarsi mai da lui punendo pure l’antico gesto attraverso una sosia, gli era sembrato il piano per ritrovare la pace.

Sul finale de La mia prediletta diventa sottilissima la linea tra vittime e carnefici

Quella che si è sviluppata dentro Lars è un’esasperata mania del controllo con associato disturbo della personalità. La violenza e gli efferati compromessi da lui adattati, nascondono dall’impossibilità di vivere in assenza di quel volto chiaro, di quei luminosi capelli biondi e di quel corpo snello. Qualsiasi fosse il suo nome, la provenienza, l’identità.

Il viso di Lars, tuttavia, lo vedremo soltanto alla fine. Finora ci aveva soltanto concesso un “cameo” in commissariato dopo essere stato interrogato insieme ai suoi dipendenti. Di fatto, in La mia prediletta, a tenere le redini restano per tutta la vicenda le vittime nonché causa dell’ossessione del loro aguzzino. Sono tanti i resti delle diverse Lena che hanno vissuto nella casa-prigione predisposta da Lars insieme ai due bambini. Tuttavia, noi conosceremo concretamente Jasmin, che dopo un promettente colloquio di lavoro come Copywriter era stata scelta dal sequestratore privo di sfera sensibile.

Attraverso la sua incarnazione in lei, i racconti dei rassegnati genitori Back e di esponenti della polizia come Gerd, riusciamo però a incontrare la vera Lena attraverso flashback e ricordi. Tanto che, tirando le somme, ci vediamo più legati empaticamente a lei piuttosto che a Jasmin. Nonostante questi sia, infatti, l’unica testimone dell’incubo vissuto da lei e da tutte le altre e si sia impegnata magistralmente a crescere dei figli non suoi, emerge comunque poco. Una volta tornata a casa, ci sembrava quasi fastidiosamente scontato che ricascasse nel ricordo manipolatorio di Lars. Tuttavia ci stupirà sul finale, quando con il vetro originario con cui l’avrebbe voluto uccidere prima della fuga, lo pugnalerà al collo con fermezza.

Primo piano di Jasmin prima della fuga dalla prigione de La mia Prediletta (Google immagini - Vanity Fair)

Dunque può essere plurima o una soltanto, la carismatica protagonista de La mia prediletta?

La risposta alla domanda verte su una valutazione complessiva de La mia prediletta che porta all’emergere di un’unica influente star. Parliamo di Hannah, una bambina sui dodici anni che è identica alla madre da piccola e che sa essere ligia per il padre ed estremamente accorta anche mediante tutti gli insegnamenti di Jasmin. Riesce a comunicare incredibilmente bene, soprattutto con gli adulti. È flemmatica, composta, autorevole con il fratello e possiede una mente dinamica. Il suo obiettivo è rispettare le regole del padre, ricordarsi sempre cosa è giusto e dimostrare a lui e tutti quanto fosse una “bambina grande”.

Sarà lei a mettere in riga Jasmin tutte le volte che, ormai esausta, non riesce più a seguire la linea di comportamento imposta da Lars. Il suo obiettivo era infatti proteggerla, perché sapeva benissimo di quali cattiverie fosse capace suo padre. Se Jasmin verrà salvata dopo l’incidente è solo merito della piccola grande Hannah, che aveva convinto Lars a chiamare l’ambulanza. Allo stesso modo, era stata lei a darle in ospedale quel pezzo della palla di vetro, suggerendole in sordina di liberarsi in qualche modo di lui. Ma noi queste sue intenzioni non le vedremo, chiaramente, fino alla conclusione.

Geniale è il modo in cui è stata costruita la caratterizzazione del suo personaggio

Quest’ultima la rende inizialmente inquietante, al limite tra la verità e l’immaginazione in cui navigava ogni giorno, egoista nei confronti di Jonathan e così abbagliata dall’amore paterno da remare contro la madre. Smentirà lei stessa nel momento in cui verrà dimostrato come fosse riuscita ad abbindolare quell’uomo che sembrava immune a qualsiasi attacco. Era stata lei a programmare da lontano e con un piccolo gesto le azioni decisive di Jasmin, decidendo di salvare soltanto la parte di famiglia (qui vi parliamo delle peggiori famiglie nel mondo delle serie tv) che voleva avere al suo fianco.

Ma come è riuscita a farlo? Hannah sapeva bene e non aveva paura di apparire immodesta, ripetendo più volte di essere la preferita del padre. Siamo certi che La mia prediletta si riferisca solo ad Hannah? Beh, se rimaniamo fermi alla sceneggiatura, la domanda diventa retorica in positivo. Ma se apriamo qualche altro sigillo dell’interpretazione, ecco che torna esattamente dove l’avevamo lasciata, la povera Lena Back.

Per Lars è senza dubbio la prima Lena, la preferita

Lui aveva scelto lei per dare poi il via ad una sua progenie non di sangue ma per attitudini e aspetto. Cambiando l’ordine degli addendi, infatti, il risultato finale non doveva cambiare. Più le controllava come marionette, più poteva accertarsi che non si ribellassero a quella deturpazione della loro vera personalità. Se pensiamo però che entrambe le donne possano occupare il posto de La mia prediletta per il sadico Lars, significa che qualcosa ci sta necessariamente sfuggendo.

Riavvolgendo il nastro della storia, infatti, dobbiamo rammentare il motivo per cui Jasmin è sopravvissuta all’incidente (qui una lita dei più strazianti delle serie). Non a caso, ecco dunque che torna la preziosa Hannah. La bambina, con un tono di voce persuasivo e poche rare lacrime sul volto, implorerà il corruttibile Lars di aiutarla in quanto Jasmin era la sua preferita tra tutte le madri avute. Mediante l’espressività con cui raccontava le sue storie alla bambina che aveva cresciuto come figlia in quei mesi, si era conquistata la sua salvezza, la libertà e la felicità ritrovata. Ci troviamo dunque in un triangolo che si rincorre e che si aggroviglia tanto da non permetterci di formulare una soluzione definitiva.

La mia prediletta è in ogni caso una donna e un capro espiatorio

Questa è anche una forza della natura, un’anima buona che ha tutti i diritti di vivere l’esistenza che desidera e che quindi si merita. È una madre, una sorella, una figlia, punita a causa di una sua antenata che, qualunque fosse il suo errore, non potrebbe mai motivare l’innesco di una maledizione a suo nome.

Pertanto, ancora non poco frastornati da questo angosciante flusso, ci arrovelliamo adesso su Hannah che tornerà al mare mille altre volte, curiosa ogni giorno di osservare ciò che era abituata soltanto a disegnare. Su Jasmin, a cui auguriamo di riprendere in mano la sua vita, i suoi colori e i suoi sogni, lasciati interrotti in un cassetto semi-aperto. E infine su Lena, che potrà finalmente godere di una degna sepoltura e della vicinanza di tutti coloro che prima e dopo la vita l’hanno amataper sempre, sempre, sempre“.