Non siamo ancora a metà 2023, e il catalogo di Netflix sta già promettendo grande intrattenimento. Tra i successi di inizio anno, c’è anche l’adattamento di un romanzo spagnolo uscito nel 2020 che – in meno di tre anni – da bestseller è diventato una promettente serie tv. Parliamo de La ragazza di neve, il nuovo thriller del network californiano tratto dall’opera di Javier Castillo, che racconta il mistero attorno alla scomparsa di una bambina. A dirigere i sei episodi scritti da Jesús Mesas e Javier Andrés Roig sono stati chiamati David Ulloa e Laura Alvea, che a loro volta hanno portato sullo schermo una vicenda che per fortuna della sua protagonista è il frutto dell’immaginazione e della penna di uno scrittore, ma che per analogie e similitudini ha tantissimi punti in comune con fatti di cronaca realmente accaduti e ancora insoluti.
“Tutte noi sappiamo che aspetto ha un mostro. Dietro a ogni sorriso dolce, amorevole: è lì che stanno”, dice Miren. Il mostro, in questa storia, sembra inafferrabile: silenzioso, ai margini, mentre osserva tutti gli altri personaggi affaccendarsi e disperarsi per la sparizione della bambina. Un mostro che sarà scoperto solo alla fine, con un plot twist che lascia a bocca spalancata. Ma, senza fare spoiler, scendiamo più nel dettaglio e analizziamo questa nuova produzione crime targata Netflix. Iniziamo!
La ragazza di neve: la trama
Anno Domini 1998. Malaga, festa cittadina dei Re Magi: Amaya, tre anni, sparisce. Succede tutto in un attimo: il padre perde la presa calda e leggera della mano di sua figlia e improvvisamente non la vede più, inghiottita dalla folla che si spintona. Inutile chiamarla, chiedere aiuto e disperarsi. Amaya è sparita. Iniziano le ricerche condotte dall’ispettore Millán e, in parallelo, iniziano anche le ricerche da parte di una tirocinante giornalista che ha perso la fiducia nella giustizia: Mirén. La giovane, con l’aiuto del suo collega giornalista Eduardo, non si darà pace fino a quando non avrà trovato la bambina: un incubo che durerà per anni e anni.
Il racconto rimasto piuttosto fedele a quello del romanzo, eccezion fatta per location e lingua, e riesce a costruire tensione e sfruttarla al massimo per tenere incollata a sé l’attenzione dello spettatore. La ragazza di neve ha nella linea mistery e nella gestione della tensione i punti di forza, oltre alle interpretazioni degli attori principali, a cominciare da una convincente Milena Smit, già vista nel Madres paralelas di Pedro Almodovar. La ragazza di neve gira e si sviluppa attorno a quelli che sono gli ingredienti del crime: mistero, indagini, dettagli da analizzare, scheletri da diseppellire e molta psicologia. Non è solo Amaya, la sua scomparsa e il dolore vissuto dalla sua famiglia ad essere protagonista della storia, ma anche la giovane Miren, col suo dramma personale e i suoi mostri da combattere.
E più in generale, protagonista è tutto l’universo femminile.
Le donne sono i personaggi centrali di tutte la serie tv. Donne afflitte da una marcata solitudine e incompiutezza interiore. Donne diverse tra loro, ma tutte segnate da profonde angosce. C’è la giornalista Miren, che per esorcizzare il trauma subito si mette alla ricerca di Amaya. C’è la madre della bambina, che convive col senso di colpa di non averle dedicato troppo tempo. C’è la detective Belén, dalla vita personale misteriosa e infine Amaya, assenza incredibilmente presente per tutta la durata della produzione Netflix. Donne che vengono dipinte in un mondo infernale e terribile. Donne che vengono rapite, drogate, torturate e manipolate. Non hanno sempre bisogno di essere toccate fisicamente per essere maltrattate, poiché alcuni uomini le guardano con lo scopo di metterle a disagio. Possono essere una bambina o un adulto di 40 anni, non ha importanza. Non è facile essere una donna in La ragazza di neve, perché, citando quelle parole così importanti della serie tv “il mondo è pieno di uomini cattivi”.
La ragazza di neve riesce a parlare di molti temi e toccare diverse corde emotive al punto da coinvolgere una grande fetta di pubblico, dai più giovani ai meno giovani, dagli appassionati di gialli a chi, invece, ama le storie drammatiche. Ed è impossibile non venire catturati da questa serie che ci fa tornare in mente i casi di rapimento di cronaca italiana ancora aperti e ci fa piangere, soffrire con i genitori della bambina, capire cosa spinge le persone alla follia e quali sono le loro paure più grandi, ci fa riflettere sull’ossessione della maternità, su quanto sia facile cambiare identità e manipolare la mente di una bambina, su quanto sia difficile per una donna non abbandonare la carriera per la famiglia e come debba sentirsene in colpa ogni giorno. Ci racconta di quanto, troppo spesso, sia difficile essere donna.