L’abbiamo conosciuta nel ruolo di Gina Gray in Peaky Blinders, l’abbiamo amata ne La regina degli Scacchi. Ma Anya Taylor-Joy non è solo questo.
Sia chiaro: ne La Regina degli Scacchi ci ha donato una performance che difficilmente dimenticheremo. E che le è valsa il Golden Globe di quest’anno.
Certo è che La Regina degli Scacchi è ciò che ha lanciato Anya Taylor-Joy nell’Olimpo delle attrici più amate delle serie TV. E francamente non a torto. Oltre che incredibilmente affascinante, la bella attrice è anche molto talentuosa. E non a caso, dopo Peaky Blinders, hanno pensato bene di garantirle un One-woman-show dove ha avuto modo di mostrare tutta la sua bravura (qui trovate cinque personaggi che avrebbe potuto interpretare alla grande). La storia della donna che negli anni Sessanta è riuscita a conquistare un mondo prettamente maschile e altamente competitivo ha incantato tutti. Sia per la splendida storia, sia per l’attrice protagonista. Anya Taylor-Joy, infatti, ha un fascino magnetico e l’assurda capacità di risultare fragile, delicata e forte al tempo stesso. Gli occhi da cerbiatta, la struttura minuta, non possono che suscitare istinto di protezione. Ma il volto così espressivo e lo sguardo deciso suggeriscono un carattere deciso e una fortissima personalità.
Qualità così alte concentrate nella stessa persona non possono lasciare indifferenti. E infatti Anya Taylor-Joy è amata da molti.
E non solo: come testimonia il Golden Globe come Migliore Attrice in una serie drammatica, è apprezzata molto anche dalla critica.
Tutti però la conosciamo per la sua carriera nel mondo delle Serie TV. Ma molti ignorano quali siano stati i suoi esordi.
Anya-Taylor Joy possiede un talento naturale per la recitazione. Non è come coloro che hanno iniziato in sordina, per poi maturare con l’esperienza. No. Anya Taylor-Joy è davvero partita col botto.
La sua prima parte importante è stata nel film The Witch, di Robert Eggers, quando aveva soli diciannove anni. Il film potrebbe definirsi “horror” nel senso lato della parola. Non aspettatevi jumpscare o tanto sangue. The Witch è un film raffinatissimo, che inculca quel senso di inquietudine, di “orrore”, appunto, che lo rende una piccola perla del genere. Racconta la storia di una famiglia di puritani del 1630. Il padre pastore, William, la moglie Katherine e i cinque figli: Thomasin, la maggiore, interpretata appunto da una giovanissima Anya Taylor-Joy, Caleb, i due gemellini Mercy e Jonas e il neonato Samuel.
La famiglia viene allontanata dalla comunità del New England in cui vivono per l’eccessivo estremismo della loro fede religiosa. Ecco dunque che si trasferiscono in una fattoria isolata, al limitare di un bosco. Un giorno a Thomasin viene affidato il fratellino appena nato. Vicino al bosco, la ragazza comincia a giocare con il bambino, coprendosi gli occhi e facendo Cucù per farlo ridere. Ma quando toglie le mani dal volto, il bambino è scomparso. La misteriosa sparizione del neonato è solo l’inizio di una serie di eventi inquietanti, che gettano la famiglia nell’odio reciproco, causandone l’autodistruzione.
Il film è splendido, ma uno dei suoi (tanti) pregi è proprio Anya Taylor-Joy.
La giovanissima attrice in questo film dà il meglio di sé. Nel momento in cui la terribile madre, Katherine, si scaglia contro di lei, accusandola di essere la responsabile della scomparsa del fratellino, non possiamo non provare empatia per lei. E riusciamo a comprendere perfettamente come una ragazza, prima figlia premurosa, cominci a covare una terribile rabbia repressa in grado di sfociare nella violenza. La gamma di emozioni ed espressioni che l’attrice riesce a mostrare è a i poco eccezionale. Anche perché Anya Taylor-Joy non ricorre ad alcun tecnicismo. Riesce ad avere una tale capacità di immedesimazione da provare tutte le fortune emozioni previste da copione sulla sua pelle, facendole sentire, per riflesso, anche a noi.
L’apice viene probabilmente raggiunto alla fine del film. La strega che vive nella foresta e perseguita la famiglia riesce finalmente nel suo intento. La follia è diventata tale da far sì che tutti si facciano del male fra loro. La madre è ormai così folle da arrivare all’autolesionismo. Il padre, convinto che sia Thomasin ad essere una strega, intende portarla al villaggio perché venga condannata a morte. I due gemelli non vogliono neppure avvicinarsi alla sorella, terrorizzati dalle maldicenze dei genitori. Caleb, d’altro canto, persosi nel bosco è stato sedotto dalla strega e condotto alla morte.
Thomasin, accusata da tutti di essere una strega, non ha modo di dimostrare la sua innocenza. Disperata, accusa quindi i gemelli di aver stretto un patto con il Diavolo, che secondo lei si è insinuato nella famiglia sotto le spoglie della loro capra nera, Black Phillip. La genialità del film sta proprio nel fatto che, queste convinzioni, per quanto deliranti, corrispondano a verità.
Una mattina, Thomasin, cacciata a dormire nella stalla, si sveglia e trova tutto a scatafascio. Il padre è morto, incornato dalla capra. I gemelli sono spariti nel nulla e la madre è ormai completamente folle. La donna, in un raptus, si scaglia contro la figlia e Thomasin è costretta a ucciderla.
Dopo un giorno in stato catatonico, la ragazza si ritrova a parlare con la capra, invocando il Demonio. E, sorprendentemente, Black Phillip lo è davvero. Spogliata degli abiti e della Fede, Thomasin si dirige nel bosco, dove danza in stato d’estasi in mezzo alle streghe. L’inquadratura finale è il suo volto in trance che si eleva verso il cielo, in un’espressione di gioia e libertà pura. Un’espressione così bella e credibile da essere degna di un quadro.
Ma questo è solo l’inizio della folgorante carriera di Anya Taylor-Joy. Basti pensare alle sua straordinaria performance in Split, film del regista M. Night Shymalan.
E qui è necessario riconoscere una grande fortuna di Anya Taylor-Joy. È sempre affiancata da attori superlativi.
Già in The Witch gli altri membri della famiglia erano tutti interpretati da attori eccellenti. E in Split il protagonista è James McAvoy, che ci ha dato un’interpretazione magistrale. Così eccezionale che sia assurdo sia stata ignorata agli Oscar.
Anche in questo caso abbiamo a che fare con un horror. James McAvoy interpreta infatti Kevin, un uomo affetto da un disturbo mentale molto particolare: la personalità multipla. Ma nel suo caso, questo problema raggiunge dimensioni enormi, dal momento che l’uomo risulta avere ben ventitré diverse personalità. Al punto che lui si autodefinisce Orda. Come se all’interno del suo corpo ci fosse un’intera setta deputata ad adorare La Bestia, la ventiquattresima personalità. Un mostro assetato di sangue. Obiettivo degli “altri” è dunque quello di procurare alla Bestia vittime per i suoi pasti rituali. E indovinate un po’ chi figura fra le vittime designate? Proprio Casey, interpretata da Anya Taylor-Joy. La ragazza ha infatti avuto la sfortuna di trovarsi in un fast food insieme a delle compagne di scuola. Le ragazze, che stavano festeggiando un compleanno, erano fra le più popolari della scuola ed erano state costrette ad invitare Casey, su richiesta esplicita dei loro genitori. La ragazza è infatti un po’ emarginata, da tutti giudicata “strana”. Inizialmente Kevin non l’aveva inclusa fra le vittime sacrificali. Il suo obiettivo erano anzi le altre due ragazze, che seguiva da lungo tempo. Ma trovandosi lei insieme a loro, è stata condannata.
Anche qui, Anya Taylor-Joy si trova alle prese con un ruolo incredibilmente difficile, ma nel quale riesce alla perfezione.
Generalmente il ruolo dell’outsider, escluso da tutti e dal tragico passato rischia di diventare banale e scontato. È infatti innegabile che si sia stato propinato in tutte le salse. Ma l’attrice riesce a dargli una ventata di aria fresca. E, complici anche eccellenti regia e sceneggiatura, riesce a delineare un personaggio sfaccettato e complesso, per nulla scontato. Casey è una ragazza dal passato tormentato, un’emarginata, ma non per questo è ribelle e aggressiva come si suppone dovrebbe essere. Anzi, si rivela un talento di umanità, empatia e istinto di sopravvivenza. È l’unica in grado di interagire con Kevin e, nonostante la sua follia, riesce a creare un legame con lui. Sono entrambi due creature che hanno sofferto, che sono state spezzate dalla vita. E questo Kevin lo percepisce.
Qui Anya Taylor-Joy riesce a esprimere al massimo il suo potenziale. Il suo essere delicata e forte al tempo stesso si sposa alla perfezione con un simile ruolo. Quello di un uccellino dall’ala spezzata, ma che proprio per questo riesce a sopravvivere e a capire il mondo meglio degli altri.
Generalmente se un’attrice è molto bella è difficile guardare al di là. Purtroppo, per via di preconcetti e apparenze, ci si ferma alla superficie. Ma Anya Taylor-Joy ha qualcosa che va ben al di là della bellezza, che le consente di essere apprezzata a tutto tondo. E che la rende unica.