Chi l’avrebbe mai detto un paio di mesi fa che la regina di questo 2020 seriale sarebbe stata una giovane scacchista dalla chioma rossa e dallo sguardo profondo? Elizabeth, “Beth”, Harmon, è la protagonista della serie La Regina degli Scacchi (qui trovate la nostra recensione), miniserie original Netflix arrivata nell’ottobre del 2020. Nel corso di pochissime settimane la serie è diventata un assoluto successo di pubblico e critica, ponendosi tra le più viste dell’anno e stabilendo numeri da capogiro.
Gran parte di questo successo è dovuto senz’ombra di dubbio proprio alla sua carismatica protagonista assoluta, che ha saputo rubare la scena e allo stesso tempo anche i nostri cuori.
Perché Beth Harmon ci ha completamente presi alla sprovvista, ha fatto scacco matto nei nostri cuori e ci ha fatto perdutamente innamorare di lei in ogni modo possibile.
Beth Harmon è infatti un personaggio davvero complesso, dotato di tante sfumature e di un magnetismo davvero unico che difficilmente può lasciare indifferenti, reso magnificamente dalla sua fascinosa e talentuosa interprete Anya Taylor-Joy, che si è dimostrata perfetta per il ruolo. La bravissima attrice, che aveva già dato prova della sua bravura in film come The Witch, Split e Glass, ha qui fornito la sua migliore prova attoriale, tanto che oggi non potremmo mai immaginare un viso diverso per la nostra amata e geniale scacchista.
Ma andiamo con ordine.
Parliamo di una bambina che si salva miracolosamente da un incidente causato dalla sua stessa madre mentre questa tentava il suicidio. Una ragazzina che si ritrova dipendente da tranquillanti dall’età di 9 anni, abbandonata da ben due figure paterne e per ben due volte orfana di madre. Una donna dotata di un intelletto fuori dal comune, che lotta per emergere e dimostrare di essere la migliore nel suo campo, in un mondo tipicamente maschile.
La Regina degli Scacchi non è la storia di una campionessa, ma del viaggio di una bambina che diventa donna: un arco di evoluzione, un percorso fatto di accettazione e superamento dei propri limiti, una toccante storia di formazione.
Perché nel corso della serie conosciamo tante diverse Beth: facciamo la conoscenza di una bimba seria e distaccata alla scoperta del proprio potenziale, costretta a reprimere se stessa e la propria individualità, una ragazzina che però sa esattamente ciò che vuole. La ritroviamo come ambiziosa adolescente, mentre forma il proprio carattere, pronta a tutto per emergere mentre sboccia come donna. La vediamo stringere un forte legame con Alma, la donna che l’ha adottata, e iniziare a godersi i primi successi e i primi piaceri della vita. Infine la osserviamo da adulta, mentre ottiene la propria indipendenza e cerca di dimostrare a tutti il proprio valore, ma anche mentre cade nel baratro e cerca di risalire.
Ma cosa ci colpisce più di questa ragazza?
Beth è forte e fragile al tempo stesso, passionale e contemporaneamente fredda e distaccata. Da un lato pragmatica e fiduciosa nelle proprie capacità, noncurante del fatto che il suo essere donna, per epoca e ambiente in cui si muove, potrebbe risultare un malus, dall’altro piena di dubbi e insicurezze, terrorizzata dal fallimento e, segretamente, anche dell’idea di rimanere sola.
Una persona fuori dal comune, che però si dimostra tutt’altro che infallibile. Una donna in cui il confine tra genio e sregolatezza e tra devozione e ossessione è molto sottile.
E noi non possiamo che rimanere stregati dai suoi grandi occhi scuri, che imprigionano i suoi avversari ma nei quali non possiamo immergerci appieno. Non possiamo evitare di essere affascinati dalla sua inconfondibile chioma rossa che cambia col mutare della sua personalità e di essere catturati dal suo carisma magnetico che ci impedisce di smettere di guardare la serie.
Beth ci tiene fuori dal suo mondo, dalla sua testa e dal suo cuore, così come fa con chiunque cerchi di avvicinarsi a lei, ponendosi come fredda e indifferente verso il mondo esterno e regalandosi agli altri solo per riempire il vuoto che sente di avere dentro sé, mentre si nega alla vera intimità per paura di soffrire.
E noi vorremmo penetrare nella sua mente, rovistare tra i suoi pensieri, darle un conforto quando la vediamo soffrire in silenzio, senza versare lacrime. Ma Beth non si sente pronta per abbassare le sue difese e ci lascia solo intendere, senza mai sfogarsi direttamente, quali saranno le sue reazioni. Perché Beth è una stratega e si trova a suo agio solo quando sa di poter aver il pieno controllo della scacchiera e della sua vita, di poter prevedere le mosse altrui.
È la scacchiera che ho notato per prima, è un intero mondo in solo 64 caselle. Mi sento al sicuro lì dentro, è qualcosa che posso controllare, che posso dominare, ed è prevedibile. Se sbaglio, la colpa è solo colpa mia.
Ma non tutto può essere tenuto sotto controllo, almeno non perfettamente, ed è facile capire perché Beth si autoconvinca di non poter contare solo sulle proprie forze, allontani gli altri e e faccia sempre più spesso uso di droghe e alcol per estraniarsi da tutto e per avere una visione più chiara della scacchiera e della propria vita.
La regina degli scacchi non riesce a metabolizzare tutte le tragedie che ha dovuto subire durante la sua giovane vita, ma cerca semplicemente di annegarle in pillole e liquori.
Essi sono infatti gli unici elementi che le permettono di visualizzare la scacchiera nella sua mente, che la anestetizzano contro i suoi dolori. Perciò Beth diviene sempre più distaccata e mente a se stessa, fingendo di non curarsi troppo degli altri e di tutto ciò che non riguardi la sua più grande passione e allo stesso tempo la sua più pericolosa ossessione. Così noi ci struggiamo quando la vediamo pian piano precipitare in un baratro e toccare il fondo, continuando ad amarla per tutto il tempo.
Ma nessuno è un’isola, così come non lo è la regina degli scacchi, ed è bello vederla ripercorrere i suoi passi, ammettere che nemmeno la grande Harmon è in grado di salvarsi da sola. La vediamo permettere agli amici di conoscerla davvero e gioiamo quando ci rendiamo conto del fatto che essi smettono di idealizzarla per riconoscerla finalmente come umana, coi suoi limiti e le sue mancanze, e volerle bene nonostante tutte le sue debolezze. Così la scacchista risorge e capisce di potercela davvero fare, di essere finalmente se stessa.
Per questo ci commuoviamo quando la vediamo affrontare il suo passato e piangere per il suo primo maestro, quando la guardiamo al telefono, in collegamento dall’altra parte del mondo, con le persone che più tengono a lei: dall’amica d’infanzia Jolene, all’amico Harry Beltik, fino al mentore e anima affine Benny Watts. Quando la vediamo vincere le proprie dipendenze e paure e quando finalmente, di fronte alla sfida più grande, la ragazza visualizza senza nessun aiuto esterno gli scacchi sul soffitto della sala e si sente completa.
È in quel momento, ancor prima di divenire campionessa mondiale, prima di essere incoronata come “la regina degli scacchi”, che la ragazza trionfa veramente.
Beth è libera. È cresciuta e maturata e può farcela da sola e a noi, che abbiamo seguito i suoi progressi da lontano per tutto il tempo, si scalda il cuore. E non possiamo fare altro che provare un moto di orgoglio nei suoi confronti, rallegrandoci del fatto che Beth può finalmente sorridere e spiccare il volo, libera. La ragazza è giunta al termine del suo percorso, e noi con lei.