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L’Amica Geniale ha il piacevole retrogusto di un grande sceneggiato RAI degli Anni Settanta

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Il dibattito sulle serie tv italiane, sulla loro qualità e sulla loro produzione è un discorso sui cui potrebbero essere scritti decine di libri. Quella italianità che ci permette di creare capolavori inenarrabili e al tempo stesso tremende porcate è il tratto distintivo, suo malgrado, della concezione che lo star system dello stivale ha del pubblico, e viceversa. La questione di principale rilievo infatti e che chi produce e chi fruisce sono legati da un sottilissimo, ma indistruttibile, filo che li collega e quindi spesso non si cerca la qualità nelle creazioni italiane per non impegnare troppo la mente di chi poi dovrà essere il consumatore (qui parliamo di alcune serie che si distaccano da questo concetto). Insomma, troppo spesso vengono creati prodotti mediocri ma che nel rapporto spesa/resa sono di gran lunga più convenienti rispetto a quelli migliori, che rischiano però di essere etichettati come prodotti legati a un certo target di nicchia. Non è il caso però de L’Amica Geniale, che sia in Italia che all’estero ha riscosso un immenso successo proprio per questa voglia di ricercare prima di tutto la qualità. La produzione Rai e HBO racconta la storia di Lenù e Lila, due bambine che si conoscono nella Napoli del secondo dopoguerra. Appartengono a due famiglie povere, numerose, e vivono in un quartiere di Napoli in cui imperversano la mafia e l’esclusione sociale.

Quello degli anni ’50 è un mondo patriarcale e maschilista, le donne sono relegate in casa e non hanno un ruolo attivo e lavorativo nella vita di tutti i giorni. In mezzo a tutto questo c’è un universo di persone. Ci sono l’oppressione mafiosa, la cattiveria dei giovani coetanei, i padri padroni e il ricordo di una Napoli post conflitto mondiale che oggi non esiste più, ma che tutti ricordano. In mezzo a tutto questo si estricano e si aggrovigliano le storie di due bambine, poi ragazze e infine donne che raccontano agli spettatori l’Italia di quegli anni. E a raccontarla non ci sono solo loro, ma i colori della serie tv, la sapiente regia di Saverio Costanzo e la tagliente sceneggiatura che rende L’Amica Geniale una piccola grande perla della serialità italiana. Ma come in tutte le più belle storie, anche per la storia del piccolo schermo made in Italy dobbiamo partire dall’inizio, da quando ancora la televisione trasmetteva in bianco e nero.

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Da Ungaretti a L’Amica Geniale, fenomenologia del piccolo schermo italico

Prima di parlare de L’Amica Geniale e della sua importanza, bisogna fare un salto in dietro nel tempo. Bisogna tornare agli albori del piccolo schermo, quando già da allora, riuscivamo a creare prodotti di una qualità incredibile. C’è un filo rosso che collega L’Amica Geniale a un colosso della storia italiana come Giuseppe Ungaretti. Siamo alla fine degli anni ’60, precisamente nel ’68. Anno di rivolta e protesta, anno in cui la tv trasmette ancora in bianco e nero. Il bicolore è capace di esaltare ancora di più la bellezza di uno sceneggiato come Odissea, Le avventure di Ulisse, diretto da Franco Rossi, Piero Schivazappa e Mario Bava. La produzione è di enorme qualità, ma quello che innalza la fiction è l’introduzione di una dei più grandi poeti della letteratura italiana: Giuseppe Ungaretti. Ogni puntata era preceduta da una mezz’ora in cui il poeta leggeva alcuni versi del poema con una intensità e una partecipazione degni del miglior attore moderno. Ungaretti non si limita a leggere, ma recita le parti dei personaggi, si immedesima, trasforma la sua voce e le sue espressioni a seconda del soggetto che va in scena.

E se andiamo avanti negli anni possiamo trovare molti altri casi di eccellenze italiane. Due su tutte, le ineguagliabili Avventure di Pinocchio di Comencini e lo stupendo I fratelli Karamazov di Sandro Bolchi. Entrambi sono sceneggiati malinconici, tristi e con forti tinte sociali che hanno stravolto e colpito milioni di italiani con le loro puntate a distanza di pochi anni l’uno dall’altro. Due produzioni rivoluzionarie e geniali, al pari dell’Odissea di Ungaretti, che ancora oggi potremmo definire attuali. Vi abbiamo portato questi esempi perché L’Amica Geniale è permeata da quel fascino eterno e per certi versi epico di quelle produzioni, di quei, passateci il termine, colossal che hanno assunto tratti addirittura pedagogici per le famiglie di quel tempo. Cerchiamo di contestualizzare l’importanza che hanno ricoperto quelle produzioni. In un paese che cercava di rinascere e che aveva un bassissimo tasso di scolarizzazione, avere la possibilità di ricevere lezioni televisive sulla storia, la letteratura e l’italiano era qualcosa di incredibile. E anche L’Amica Geniale, anche se in maniera minore, ci fa rivivere quel periodo e educa le nuove generazioni alla memoria di quello che è stato e che in alcuni casi non deve assolutamente ripetersi. La serie tv però non è solo questo, ma tanto altro.

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L’Amica Geniale: il realismo italiano racconta l’Italia

L’elemento però che forse è il muro portante su cui è costruito l’intero successo di questo show diretto da Saverio Costanzo è quello di raccontarci una storia. Non tutte le produzioni riescono in questo, ma L’Amica Geniale è un esempio stupendo di come sia importante parlare di qualcosa e farlo bene. La serie ci dipinge un affresco neorealistico di quella situazione socio-economica con cui tutte le famiglie italiane del dopoguerra erano costrette a fare i conti. Temi come la violenza, il patriarcato e la condizione femminile non vengono mai trattati superficialmente, ma vengono tutti passati sono una lente di ingrandimento che non lascia spazio a interpretazioni. L’Amica Geniale ci prende a schiaffi e ci sveglia da un torpore dell’anima, perché spesso i problemi di ieri sono irrimediabilmente quelli di oggi. La serie tv non risponde alle solite dinamiche delle produzioni di Mamma Rai o della diretta contendente Mediaset. Tutto somiglia a un compendio di come non vada sviluppata una sceneggiatura televisiva moderna.

Nessuna strizzata d’occhio al grande pubblico, nessun tema facile e scontato, nessun agio per lo spettatore. La tv generalista ha utilizzato per anni un tipo di linguaggio narrativo tradizionale, penalizzando l’intero comparto creativo (qui proviamo cercare 5 serie tv italiane che sono state amate dal pubblico nostrano). L’Amica Geniale invece ha deciso di rischiare e ne è uscita vincitrice. L’Amica Geniale ci fa tornare a un cinema neorealista, ci fa immergere in uno spaccato della Napoli che era, ci descrive accuratamente un contesto sociale difficile e disagiato. Ci fa soffrire, ci fa piangere e ci fa stare, per certi versi, male. E tutto è perfetto. L’Amica Geniale è la serie tv anti-televisiva per eccellenza e questo è il segreto del suo successo. E come tutti i successi, prende le basi dalla memoria, da quella sapienza e da quella straordinaria maestria che ci ha contraddistinto per migliaia di anni e che troppo spesso dimentichiamo di possedere. Ma quando questa consapevolezza di ciò che siamo riaffiora e riemerge dalle paludose acque del tirare a campare tipicamente italiano, tutto quello che ne deriva è un piccolo capolavoro.

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