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Perché proprio Nino Sarratore?

L'Amica Geniale
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Quando si nomina Nino Sarratore, la nostra risposta automatica è “omm e m*rd”. Certo, lui è uno degli uomini peggiori che una donna possa desiderare, il classico lupo travestito da agnello. Eppure, anche se non vogliamo, anche se ci siamo ripetute mille volte di non cadere nella sua rete, è tremendamente facile innamorarsi di Nino, come hanno fatto Lila e Lenù ne L’Amica Geniale, sconvolgendo la loro intera esistenza per uno come lui. Da un lato accarezza la dolce e timida Lenù, così abile a nascondere e a nascondersi, sparendo tra le crepe di un muro, tra le pieghe di una tenda o tra le pagine di un libro; dall’altro desidera l’ingestibile, ribelle, contraddittoria, intelligentissima e intrigante Lila, il sogno di tutti i ragazzi del Rione.

Nino è così bravo che Lila e Lenù pensano di essere l’una migliore dell’altra, pensano di essere la persona giusta per stare al fianco di quell’uomo. Sì, ma che uomo è davvero?

Ne L’Amica Geniale è il ragazzo attento, curioso, in cerca di cause da abbracciare, stimolante. Già, questa è la parola chiave, il suo segreto: mostra alle donne che cosa vuol dire stare con qualcuno che stimola la loro intelligenza. Ognuna di loro, di noi, si sente speciale quando è con lui, sicura, senza più dubbi, con la passione che irrompe con forza e la mente che lavora in un modo nuovo e inconsueto. Come se una scossa improvvisa ci avesse svegliato dal coma profondo della nostra vita. Le sue parole sono il canto di una sirena, così affascinanti che tutte cadono ai suoi piedi perché è talmente furbo da adattarsi a chi ha davanti, soddisfacendo così il suo narcisismo e le sue voglie.

Lui si mette al di sopra di tutti, ci seduce, ci fa dei complementi che valgono di più perché vengono da chi ci fa pensare di essere superiore. Quello di Nino è il maschilismo più pericoloso, perché velato da emancipazione e apertura mentale. In realtà, con la sua invidia, è incapace di concepire l’idea di donne con menti più eccelse della sua. Libere sì, ma non più intelligenti di lui. Ecco perché non pubblica il pezzo di Lenù al liceo, ecco perché tratta in quel modo Lila dopo averla conquistata.

L'Amica Geniale

La sua influenza, infatti, va oltre la bellezza: capire com’è fatto Nino e decostruirlo oltrepassando la superficie, in un certo senso, vuol dire comprendere meglio le protagoniste de L’Amica Geniale. Dare loro ancora più spessore.

Lui, infatti e purtroppo, è il motore che spinge e guida Lila e Lenù: la sua stessa esistenza dà colore al rapporto tra le due amiche. Quasi come se fosse un’entità mistica che compare quando e dove vuole, fatta solo di fumo e mai di un qualcosa di concreto, diventando una presenza così asfissiante e ingigantendosi nella sua assenza. E quando c’è, Lila e Lenù sono attratte dalla sua mente e non dall’aspetto fisico. Si innamorano di lui perché ciò che vedono rispecchia l’esatto modo in cui vorrebbero essere: amare Nino è come amare il proprio riflesso senza difetti. Le donne de L’Amica Geniale con Nino si aprono e splendono nell’illusione.

Perché, spesso, l’amore è proprio questo, illusione.

Nemmeno Lila, così forte e risoluta, riesce a resistere alle carezze di Nino, alle promesse dei suoi baci, alla sua passione oscura e avvolgente, al suo intelletto brillante. Così diverso da Stefano e Marcello. Per lui fiorisce nuovamente, riprende in mano un libro e rimette in moto il suo cervello, dedicandogli tutta la sua intelligenza. Troppa intelligenza tanto che, nonostante Nino viva al massimo quello che lei gli offre, quell’amore si trasforma in una gabba dal quale non vede l’ora di uscire. Malsano come lui. E nella terza stagione ammette di essere stato abbagliato da Lila, davanti a Elena ma mai guardandola, come se lo dicesse a sé stesso, come se tentasse di convincersi.

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Elena ha sempre amato Nino ne L’Amica Geniale.

È il suo chiodo fisso, il sottofondo di ogni sua azione e riflessione, l’unico per lei in grado di far qualcosa di rilevante senza sbagliarne i modi, la speranza illusoria di uscire dal mondo in cui è stata costretta. Che sia il Rione o la vita matrimoniale. Elena non vede solo il suo ingegno e il suo essere diverso dagli altri uomini perché non violento, ma anche la malinconia e la perenne insoddisfazione: Nino è un puzzle impossibile da decifrare, incompleto. È come lei. Ogni parola, ogni gesto, ogni sospiro, ogni chiacchierata, ogni sguardo: tutto serve a dimostrare a Nino che anche lei vale, che sono simili, che non ha sbagliato a spingerla a diventare una scrittrice quel lontano giorno al liceo.

Conquistarlo per Lenù vuol dire anche raggiungere l’intelligenza e la bellezza di Lila. Si è sempre sentita delusa dalla vita, insicura e inferiore nei confronti dell’amica. Quasi capisce perché Nino guardi prima Lila, ami Lila, e si auto-sabota perché crede che lui non possa accontentarsi di una come lei. Allora noi speriamo davvero che Elena si accorga di valere tantissimo senza quel ragazzo, ma essere visti e accettati per quello che si è non è un desiderio che sparisce da un giorno all’altro.

E quando Nino ritorna anni dopo la ispira nuovamente, come se il tempo non fosse mai passato. Elena così scrive un saggio su come l’immaginario maschile abbia costruito nei secoli la figura femminile. Discute con Nino di quanto gli uomini come lui abbiano rinchiuso le donne in quelle prigioni chiamate casa, in quei ruoli sociali da cui non riescono a uscire, rendendole danzatrici all’interno di un carillon costrette a ballare sempre la stessa canzone.

La soddisfazione di Nino è totale.

Non solo è nuovamente la musa di Elena, cosa che gonfia la sua vanità poiché adora essere portato in trionfo, ma manipolandola riesce a far vacillare una forte donna fiera dei suoi valori di indipendenza e libertà. Piano piano si insinua nella sua vita, strisciando come un serpente, colpendola nei suoi punti deboli perché le mostra esattamente il tipo di marito che vorrebbe al suo fianco e che Pietro non sarà mai: quello che l’aiuta in casa, gioca con le bambine, ha una vita sociale e la sprona nel lavoro. La tenta e la seduce spudoratamente, distrugge un matrimonio ne L’Amica Geniale che già si reggeva a fatica sull’orlo di un precipizio e bastava una piccola spinta per farlo crollare definitivamente.

Ma non dobbiamo biasimare Elena, né attaccarla per aver violato i suoi ideali femministi. Sfuggire ai Nino Sarratore e a quell’amore idealizzato che può essere risolto solo vivendolo è più facile a dirsi che a farsi. Perché in potenza sarebbero una coppia meravigliosa: entrambi appassionati, intelligenti, istruiti, interessati alle battaglie sociali. Ma nel mondo reale la loro incompatibilità è impossibile da colmare: rimane solo una bella intesa con una data di scadenza. Anche perché uno come Nino potrebbe mai davvero costruire qualcosa di duraturo? Lui che si prende chi vuole incurante delle conseguenze, che sa amare solo in maniera eccessiva?

A Elena però, in quel momento, non importa perché per la prima volta si lascia andare e capisce che cos’è la vera felicità. E quell’inadeguatezza di fondo che l’accompagna costantemente ne L’Amica Geniale sembra finalmente volare via.

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Nemmeno le dure e aspre parole di Lila, l’amica nemica, possono far qualcosa. L’unica che, essendoci passata, ha davvero compreso il modus operandi di Nino Sarratore:

“Sai cosa ti succederà? Ti userà, ti succhierà il sangue, ti toglierà la voglia di vivere e ti abbandonerà. Perché hai studiato tanto? A che c***o è servito immaginarmi che ti saresti goduta una vita bellissima anche per me? Ho sbagliato, sei una cretina”

Usare la carta dell’odio e dare allo studio un potere che non possiede è la strada sbagliata. Non importa quanto possiamo essere intelligenti, chi rimane incastrato nella ragnatela di Nino non se ne accorge perché quell’amore e quella passione travolgente non si aggrappano alla razionalità. Rifiutare questa idea non permette di riconoscere che possiamo essere deboli, ingenue, immerse in un’immagine idilliaca che non esiste, in una fiammella senza ossigeno che si estingue alla prima brezza.

Perché Nino Sarratore arriva nei nostri periodi miserabili e ci mostra la via per il paradiso. È così convincente che riesce egregiamente a celare il suo succhiarci via la vita, il suo non prendersi mai nessuna responsabilità desiderando il piacere senza ‘la gabbia‘. Non dà certezze perché non ne ha mai avute, nemmeno su sé stesso. Si ama troppo, eppure non è abbastanza. È ancora quel ragazzino magro e infelice che ha assorbito i comportamenti del padre e degli uomini del Rione. Quel padre che tanto detesta ma di cui riproduce fedelmente i comportamenti diventandone la copia sbiadita, diventando una grande occasione sprecata. Condannato per sempre a essere un uomo incompleto. E forse allora ce lo immaginiamo con le parole del suo bravissimo interprete, Francesco Serpico:

“Triste, seduto su un divano, che tenta di leggere il più possibile per non doversi chiedere chi sia davvero”

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