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Last Resort: fare la mossa della disperazione, ma per davvero

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In Last Resort, la mossa della disperazione è essere riusciti ad avere la possibilità di girare un ultimo episodio per poter dare una sorta di conclusione alla storia prima della sua cancellazione, almeno nelle trame principali. Sorte sicuramente più fortunata di quelle serie che sono state cancellate troppo presto senza nessun riguardo. Last Resort è stata trasmessa ben 11 anni fa (2012) da Fox quasi in contemporanea con gli Stati Uniti. Inizialmente utilizzata come introduzione alla serie principe di ABC Grey’s Anatomy, ha dovuto combattere con la concorrenza delle altre emittenti con prodotti radicati nel palinsesto e solidi nell’audience come Big Bang Theory, 30 Rock, X-Factor. Con questi agguerriti avversari la serie ha dovuto fare i conti con una cancellazione destinata perché i punti di forza nella storia e negli interpreti li aveva.

Essendo un “dramma militare”, giusto per dare una definizione che comunque è molto restrittiva, con presenza di protagonisti maschili soverchiante e di conseguenza con sotto trame amorose non proprio azzeccate, Last Resort non ha avuto neanche troppa fortuna con il grosso dell’audience femminile. La scrittura di Shawn Ryan (The Shield) e di Karl Gajdusek (Stranger Things) aveva dato alla serie infiniti spunti narrativi. In aggiunta alla scelta sfortunata di palinsesto forse l’errore più grande è stato non pensare a Last Resort come una miniserie dall’origine, probabilmente Fox avrebbe avuto modo di trasmetterla integra e compiuta e non ci sarebbe stata nessuna cancellazione.

Uomini contro

Last Resort (1200X800)

Un sottomarino nucleare può diventare l’ultima roccaforte da difendere più del proprio paese? Sì, se fa parte di un ingranaggio geopolitico imbastito per innescare guerre, minare equilibri, far prevalere l’uomo forte. E se il proprio Presidente si scopre non essere più degno di fiducia? Onore, patria, senso del dovere e di appartenenza all’ideale, alla divisa, tutto è messo in gioco. Un ordine sospetto (lanciare un missile sul Pakistan), arrivato da un canale fuori dall’ordinanza, innesca le vicende di Last Resort e il dubbio che il comandante Marcus Chaplin (il recentemente compianto Andre Braugher) del sottomarino Colorado (che esiste davvero) sia effettivamente nel giusto oppure ci sia una profonda vena di egemonia e assolutismo rimane fino all’epilogo. “Se hai un potere sconfinato l’idea che tutti devono avere di te è questa, devono credere che tu sia pazzo“, cita così il comandante Chaplin.

Il suo potere consiste nell’avere 17 testate nucleari a disposizione, non avere più legami familiari per aver perso sia la moglie che il figlio, essere l’unico più alto in grado nel giro di svariate migliaia di miglia. In bilico tra diserzione e necessità, l’equipaggio del Colorado si trasferisce su un’isola francese nell’Oceano Indiano. Due ambienti che hanno ognuno un proprio ritmo di intreccio e di personaggi. Gli ambienti angusti del sottomarino oltre a essere lo scenario perfetto per le sequenze ad alto tasso adrenalinico sono un’estensione del senso della prigione personale dei personaggi maggiori. Il Comandante in Seconda, XO Sam Kendal (Scott Speedman), è intrappolato tra la dedizione necessaria a mantenere e far crescere il suo matrimonio e l’abnegazione alla sua Marina che ha superato anche le torture subite in Nord Corea. Il Capitano Chaplin è ostaggio del lutto per la perdita del figlio in missione operativa (militare anche lui) e replica il rapporto filiale proprio con Sam.

La prima mossa della disperazione è uscire dal profondo del proprio inconscio, emergere e capire cosa fare delle proprie vite, riconoscere la rabbia che si porta dentro e che può scoppiare in circostanze estreme, come capita a XO Sam, metabolizzare in maniera sana il dolore estremo della perdita di un figlio che scarnifica l’anima per non essere sempre e comunque l’uomo solo al comando, come capita al Capitano Chaplin. L’isola che accoglie l’equipaggio è una piccola, minimale Lost, l’equipaggio sono gli “altri”. Funziona meno come livello di racconto, come se uscire dal sottomarino comporti una perdita di coerenza e i personaggi aggiuntivi non trovino una chimica equilibrata con gli “altri”. Gli stessi membri dell’equipaggio si dividono in gruppi a sostegno o contro la gestione della crisi del Capitano Chaplin. Il fuori divide, il dentro imprigiona. Non c’è soluzione se non la mossa della disperazione o forse della presa di coscienza totale. Nel dramma della serie c’è più di un elemento di riferimento sia a fatti realmente accaduti che ad altri plausibili. L’ordine sospetto che innesca tutto è di attaccare il Pakistan perché ha costruito un’atomica come la grande bugia che ha portato alla guerra in Iraq con tutto quello che ne è conseguito. Il Presidente da esautorare, al di fuori di un impeachment che non dà garanzie di successo, è quello che, col senno di poi, tanti americani hanno pensato dopo il disastro iracheno.

La serie Fox non ha avuto il tempo di raccontare lo svolgimento delle tante trame che aveva aperto, la sua cancellazione ne ha interrotto ogni possibilità. Dobbiamo tornare nei nostri sottomarini personali e continuare la navigazione per conto nostro. C’è sempre un’ultima spiaggia da raggiungere, una Last Resort da immaginare e, piuttosto, vivere.