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Il quasi finale di Attack on Titan è stato divisivo

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Questo articolo contiene spoiler dell’anime di Attack on Titan.

Da pochi giorni è andata in onda l’ultima puntata della seconda parte della quarta stagione di Attack on Titan. Parte che pensavamo avrebbe chiuso l’epoca televisiva dell’opera, aprendo a un futuro film conclusivo, ma così non è stato. Abbiamo avuto l’annuncio di un’effettiva terza parte di quest’ultima stagione e, in attesa del suo arrivo nel 2023, vogliamo tirare le somme di questi dodici episodi e di come siano riusciti ad avere un impatto unico nei confronti dei fan. Un impatto che non si può definire negativo, e che tuttavia non si è rivelato l’agognato prodotto perfetto che sognavamo.

Questa parte di Attack on Titan ci ha regalato una serie di alti e bassi narrativi e – purtroppo – anche qualitativi. Dato che quest’opera sta mettendo in atto una trasposizione molto fedele della trama con pochissimi cambiamenti, in questo articolo non ci soffermeremo troppo ad esaltare o sminuire quest’ultima. Non perché la trama di questo manga/anime sia superflua, ma per portare una maggior attenzione alle caratteristiche uniche della trasposizione animata.

È impossibile riunire tutti i pareri in una sola linea di pensiero

Attack on Titan

Quest’ultima parte – più di ogni altra – è riuscita a spingere il pubblico agli estremi opposti dei giudizi in più di un’occasione. A parte pochissime puntate che hanno ottenuto un giudizio ottimo quasi unanime, per le altre si è vista una netta divisione tra chi ha adorato certe scelte e chi le ha detestate. Probabilmente questi due schieramenti hanno trovato il loro scontro massimo nella puntata conclusiva, ma prima di arrivare ad essa vogliamo rilasciare qualche giudizio che tenga conto di ambo le parti. Già il primo episodio aveva creato clamore in quanto molto diluito nelle riproposizioni su schermo anche di eventi passati.

Quasi metà della prima puntata viene ricoperta da una rivisitazione del finale della parte precedente, creando un bel battibecco. Se da una parte i fan hanno criticato la vuotezza di questo episodio, riempita solo per metà da eventi nuovi, altri hanno adorato come la serie si sia presa i giusti tempi per riproporre su schermo quel climax ascendente con cui ci aveva lasciati. In generale gli intermezzi di metà puntata crediamo siano quanto più problematici che mai in quest’ultima mandata di episodi. Fin quando il prodotto presentava una connotazione più battle shonen, le pause a metà puntata venivano ben preparate con colpi o scontri che si interrompevano per qualche attimo.

Non è così semplice gestirli ora che la trama è più al centro dell’opera

In svariati episodi abbiamo potuto notare un’intenzione di suddividere il capitolo adattato in due metà, separate dalla pausa televisiva. Non essendo – però – i capitoli nati con un’intento di essere smezzati, non tutti ben si adattavano a questa scelta e ne sono usciti filoni narrativi allungati o accorciati per riempire il minutaggio delle puntate. Questo non sarebbe un grande problema se i tempi ristretti di adattamento non avessero portato a scene spostate per forza di cose e che quindi perdono in parte il loro impatto.

Perché le puntate messe al centro di questo adattamento, le cui trasposizioni sono state probabilmente il punto di partenza, hanno una tempistica e una messa in scena sublimi. Gli episodi sulla coordinata e Ymir sono delle vere e proprie perle, tra i migliori non solo di questa parte, ma dell’intero prodotto. Qui abbiamo visto come una maggior attenzione e cura dei dettagli e della narrativa hanno collegato le estremità dello stacco pubblicitario meglio di un cliffhanger. Non possiamo criticare lo studio Mappa nel difficile compito di portare Attack on Titan a schermo, ma i fan più accaniti dell’opera non hanno più bisogno di un vero motivo per ricollegarsi dopo la pubblicità.

Ormai amiamo il prodotto indipendentemente dall’azione

Reiner

Attack on Titan ha una delle fanbase più solide degli ultimi anni nel settore degli anime. Quest’ultima parte – però – sembra essere stata scritta sia per proseguire il racconto di chi già conosceva il prodotto, sia per attirare nuovi fan con un prodotto ancora pieno di cliffhanger per non far cambiare canale. Sembra quasi manchi quella consapevolezza di avere tra le mani un’opera consolidata, la cui trasposizione deve adattarsi alla trama e non il contrario. Questa rimane una delle critiche che ci sentiamo di sostenere di più, in quanto gran parte delle altre sono opinioni soggettive nate a cascata da questa.

Anche nell’idea di voler celebrare il manga con una riproduzione quasi maniacale di ogni tavola, lo Studio Mappa si è preso ben pochi rischi nella scelta di tagliare o modificare alcuni momenti nell’anime. Non parliamo di grandi cambiamenti, ma dalle pagine di un manga a un prodotto televisivo si tratta di un enorme salto come media di fruizione del prodotto. Alcuni dialoghi come quello tra Connie, Jean, Mikasa e Armin appena iniziato il Rumbling sono stati criticati in quanto troppo lenti rispetto alla controparte cartacea ideata come una lettura tutta d’un fiato. Al contrario, nella puntata finale è mancato quel grande impatto che i Giganti Colossali ci avevano fatto sentire quando erano sbarcati a Liberio e sulle doppie pagine del manga.

La questione flashback

Attack on Titan

La più grande differenza col manga di Attack on Titan è stata lo spostamento del flashback dell’arrivo a Liberio in incognito nell’episodio finale. Questo riadattamento dovuto, forse in parte, alle tempistiche ha fatto perdere forza all’intero ricordo e interrotto bruscamente la narrativa che stava venendo portata avanti. La puntata finale è stata divisiva tanto quanto quella iniziale. Abbiamo in esse la massima espressione del problema di alternazione delle tempistiche analizzato prima. Non sappiamo se certe scelte siano state prese con una mancanza di piani concreti per il futuro, ma solo in tal caso riusciremmo a motivare spostamenti come questo.

L’opera si accinge a concludersi il prossimo anno con l’adattamento degli ultimi capitoli del manga. E se da una parte siamo sicuri che i momenti più importanti saranno al centro della progettazione – e quindi poco problematici – non vorremmo che l’arrivo a essi fosse più frastagliato del dovuto. Confidiamo che le critiche allo Studio Mappa spingano la produzione a limare le ultime piccolezze in vista della conclusione dell’anime.

Stagione 4 Parte 3

Alle porte del rush finale, è il momento anche per Attack on Titan di scegliere come vuole essere ricordato: può concludersi come uno dei tanti adattamenti che non è riuscito a trasportare su schermo ogni piccolo dettaglio emotivo della storia, o può rimanere negli annali come un anime epocale. Certo, c’è Gabi, però nessun’opera è perfetta. Ma a parte gli scherzi siamo in fibrillazione per assistere al finale.

Le potenzialità dell’opera sono sempre state altissime e, nonostante le criticità evidenziate, rimane una delle opere giapponesi più caratterizzanti dell’ultimo decennio. Un prodotto in grado di sdoganare ancora di più l’animazione nipponica al grande pubblico occidentale, rinascendo come popolarità dopo un primissimo lancio sottotono. Anche perché sappiamo bene che se c’è un’opera ancora in grado di sorprenderci con le proprie scelte e la messinscena di esse, è proprio Attack on Titan: il capolavoro di Hajime Isayama.

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