ATTENZIONE: Quest’articolo contiene SPOILER sulla stagione 5A de Le ragazze del centralino.
Febbraio, insieme al caldo e alla fine della sessione, ci ha portato anche la prima parte dell’ultima stagione de Le ragazze del centralino. Per noi è passato solo un anno, ma le ragazze si ritrovano dopo sette anni di lontananza nei quali in Spagna è scoppiata la guerra civile (come anticipato anche nel finale della scorsa stagione).
Nel corso di questi sette anni Lidia ha vissuto a New York insieme a Eva, Francisco e Sofía, la figlia di Ángeles, che l’ha raggiunta in America dopo la morte della nonna. Con lo scoppiare della guerra, la Compagnia dei Telefoni è stata chiusa ed è stata trasformata nell’Ufficio di stampa e censura, dove lavorano Marga e Pablo, mentre Carlota e Óscar scrivono reportage di guerra sotto lo pseudonimo di Faraday. Carmen è morta e di Carlos non si hanno più notizie da allora.
La causa del ritorno di Lidia a Madrid è una lettera lasciata da Sofía: la ragazza ha deciso tornare in Spagna e arruolarsi con l’esercito dei repubblicani.
Tutta la prima metà di stagione s’incentra sulla ricerca della ragazza da parte di Lidia, Carlota, Marga e Óscar, disposti a qualsiasi cosa pur di ritrovarla e convincerla a tornare a New York, con la guerra civile a fare da sfondo agli eventi.
Il tema della guerra e delle sue conseguenze sulla popolazione è presente negli avvenimenti in cui le ragazze si trovano coinvolte, ma lo sgomento che provoca emerge soprattutto attraverso il personaggio di Lidia. Mentre le altre ragazze si sono ormai abituate alla vita in un paese squarciato dalla guerra, per Lidia è tutto terribilmente nuovo: dalle corse ai rifugi antiaerei alla vista di corpi sotterrati dalle macerie in mezzo alle strade.
A complicare ulteriormente le cose arriva la scoperta che l’unico che può aiutare le ragazze e Óscar a salvare Sofía è Carlos, diventato generale dell’esercito repubblicano. Carlos il cui rancore verso Lidia non è scemato nel corso degli anni e che quindi sarà una bella gatta da pelare. Tra inganni e ricatti, Lidia, Carlos e il loro odio reciproco si metteranno in viaggio per recuperare Sofía e riusciranno anche a riavvicinarsi, solo per essere separati definitivamente proprio sul finale.
Mentre Carlos e Lidia vengono continuamente messi alla prova nella ricerca di Sofía, le cose a Madrid non vanno meglio. Pablo viene chiamato per combattere al fronte e, proprio durante la sua assenza, Marga scopre di essere incinta. Tra Carlota e Óscar, invece, le acque sembrano agitarsi: Carlota si avvicina sempre di più al fotografo e giornalista americano James Lancaster, per il quale sembra iniziare a provare dei sentimenti.
In merito al personaggio di Óscar la serie affronta nuovamente in modo magistrale il tema della transessualità (qui vi parliamo di altre serie che trattano in maniera non banale temi LGBTQ+). Bellissima la scena in cui l’uomo è costretto a tornare Sara Millán a causa della vittoria dei nazionalisti, che non vedono di buon occhio le persone come lui. La frustrazione di dover fare un passo indietro e tornare nell’ombra dalla quale era appena uscito emergono alla perfezione sia grazie alla composizione della scena, sia grazie alla recitazione di Ana Polvorosa: di fronte a uno specchio Óscar contempla il proprio corpo nudo, prima di abbandonarsi a un pianto disperato, distruggendo qualsiasi oggetto gli capiti sottomano, compreso lo specchio stesso.
Meravigliosi anche i rimandi ad Ángeles, soprattutto tramite il personaggio di Sofía, ricordo vivente della madre che, in qualche modo, è presente anche in quest’ultima stagione.
Sottotono invece il personaggio di Francisco, quasi assente in questi primi cinque episodi, mentre sono interessanti le evoluzioni di Marga e Pablo. Entrambi timidi e impacciati, arrivano a tirare fuori una grande forza d’animo in questa stagione: la prima rifiutandosi di seguire gli ordini dell’esercito nazionalista che ha appena occupato Madrid, il secondo trovando il coraggio di andare al fronte nonostante sia impreparato a combattere.
Quanto a Lidia e Carlos, se lui è cambiato molto rispetto alla stagione precedente, lei non è cambiata di una virgola. L’abbandono di Lidia ha indurito molto l’uomo, che arriva a mandare sul campo di battaglia Sofía solo per vendicarsi di lei e non farle ottenere ciò che vuole: una mossa molto poco da lui, che, nonostante gli errori del passato, è sempre stato un uomo buono.
Questa metà di stagione è la caduta e la rinascita di Carlos.
Ha toccato il fondo, non ha mai risposto ai tentativi di Lidia di metterlo in contatto con la figlia, si è arruolato con i repubblicani ma fa la spia per i nazionalisti (o almeno, questo vogliono farci credere), ha messo in pericolo l’incolumità di Sofía solo per vendetta. Alla fine, però, arriva la redenzione quando decide di sacrificarsi affinché la ragazza e alcuni suoi compagni riescano a scappare. E la rinascita finale di Carlos è nella morte, quando finalmente si prende la responsabilità delle proprie azioni e smette di essere succube, rifiutando di suicidarsi come gli era stato richiesto.
Negli ultimi minuti del quinto episodio vediamo Lidia finire in un campo di lavoro, dove avviene il colpo di scena finale: a gestirlo è la sua peggior nemica, Carmen, che deve aver finto la sua morte per qualche oscuro motivo. Ritorno forse un po’ forzato, di cui potevamo fare a meno, ma probabilmente non è stato trovato un antagonista tanto temibile e pieno di risorse come la signora Cifuentes, anche se in questa stagione poteva bastare la guerra.
Ovviamente, trattandosi solo della prima metà di stagione de Le ragazze del centralino, abbiamo concluso la visione pieni di domande. Cosa trama Carmen? Come si salverà Lidia questa volta? Carlota sceglierà Óscar o James? Quali e quante vittime mieterà la guerra civile?
Per le risposte dobbiamo aspettare l’estate e nel frattempo possiamo elaborare le nostre teorie. Nonostante sia presto per dare un giudizio definitivo su questa stagione finale, quello che sicuramente non è mancato è la firma de Le ragazze del centralino, cioè il rapporto tra Marga, Lidia e Carlota: ieri unite per farsi strada come donne in un mondo (del lavoro e non) che non le accettava, oggi nel dolore e nella fatica della guerra, ma con lo stesso coraggio di alzare la voce per essere ascoltate.