Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Le ragazze dell’ultimo banco
Nel folto catalogo Netflix sono sempre di più i titoli che si aggiungono costantemente, originali e non, e sono altrettanto numerosi gli show che finiscono per perdersi nel mare di serie tv offerte dalla libreria digitale del colosso. In particolare, della visibilità maggiore di cui godono i prodotti angloamericani, risentono solitamente le produzioni minori o provenienti da contesti territoriali meno mainstream dell’intrattenimento audiovisivo internazionale. Nonostante le piattaforme streaming, Netflix su tutte, abbiano iniziato a sdoganare le difficoltà degli elaborati europei (o, in generale, non necessariamente statunitensi) con serie tv di successo mondiale come Dark, La Casa de Papel, o Squid Game (e non solo), molti show continuano a non godere della giusta risonanza. Rimanendo nel contesto seriale europeo, dunque più vicino al nostrano, seppur la produzione spagnola originale di Netflix si sia prevalentemente affidata al successo primo di Alex Pina (che non ha condotto ai frutti sperati sulla scia del trionfo de La Casa di Carta), sono ancora poche le serie tv della penisola iberica che raggiungono il plauso internazionale, o quanto meno un riconoscimento adeguato.
Tra gli show spagnoli originali di casa Netfilx, Le ragazze dell’ultimo banco è tra quelli da recuperare di cui non si è parlato molto, anzi, non se ne è parlato affatto, ed è un peccato.
Le ragazze dell’ultimo banco (o, in lingua originale, Las de la última fila) è una miniserie spagnola creata e diretta da Daniel Sánchez Arévalo proprio per Netflix. Disponibile a livello internazionale sulla piattaforma dal settembre 2022, a eccezione del sufficiente rilievo ottenuto nel contesto nazionale di origine, Le ragazze dell’ultimo banco non è riuscita a oltrepassare i confini territoriali e a farsi notare nel nostro Paese. Composto complessivamente da sei episodi, lo show pone al centro cinque donne e amiche di lunga data: Sara Yuste Bielsa (Itsaso Arana), Alma Valiente Pineda (Mónica Miranda), Carol Urquijo Muñoz (María Rodríguez Soto), Leo Zamora Peña (Mariona Terés) e Olga Van den Brandt (Godeliv Van den Brandt). Un drama on the road che racconta l’ennesima vacanza delle cinque protagoniste che, superata la soglia dei trent’anni, come ogni anno, continuano a organizzare sin dai tempi del liceo.
Prima compagne di banco di scuola, sempre all’ultima fila; ora adulte formate con i loro successi, le loro insoddisfazioni e le situazioni irrisolte del passato e del presente.
Le cinque si imbarcano nel nuovo viaggio estivo, che questa volta ha qualcosa di diverso rispetto agli altri: a una di loro è stato preventivamente diagnosticato il cancro. Unite dalla sorellanza che le accompagna da sempre e che le ha guidate nelle tappe più importanti della loro vita sino a ora, le amiche decidono di rasarsi tutte i capelli. Simbolo di un’unione intima e indissolubile. Punto di partenza che esplicita la vicinanza simbolica tra le protagoniste e il forte senso di sorellanza e di difesa reciproca. Sara, Alma, Carol, Leo e Olga si spalleggiano e non vogliono permettere che una di loro sia trattata diversamente. Ragione per la quale, la decisione mira a camuffare e a non segnalare chi di loro porti il peso più grande. La malattia di una delle cinque è solo il punto di avvio, una condizione che diventa il centro emotivo di molte vicende che si articolano nell’arco della settimana di vacanza. E agli occhi dello spettatore, ciascuna di loro potrebbe essere colei su cui pesa la diagnosi fino alla fine del racconto e al momento del disvelamento.
Dalla condivisione dell’ultima fila tra i banchi del liceo sino a un viaggio che cambierà per sempre le loro vite. Sono le individualità a determinare le dinamiche di un’intera settimana di vacanze: senza anche una delle cinque, il viaggio non sarebbe stato lo stesso. Una finestra temporale che diventa un racconto di formazione in cui il cancro diviene solo un pretesto narrativo per scuotere le emotività e il presente delle protagoniste. Ad animare il viaggio, ci sono le tre regole che le cinque si pongono: non parlare della malattia, divertirsi e seguire alla lettera la sfida che ciascuna di loro ha scritto anonimamente su un bigliettino di volta in volta sorteggiato. Il gioco e le regole che si dilettano a seguire e infrangere nel corso dl road trip spagnolo porta a galla segreti, rimpianti e paure nascoste. Soffocate per troppi anni e ora pronte a esplodere sotto la pressione del tempo che avanza.
La tradizione della vacanza estiva passa da una buona scusa per rivedersi, divertirsi ancora una volta insieme e aggiornarsi sulla vita di tutti i giorni, a un’ultima, ottima, occasione per dare una scossa alla soffocante ruotine quotidiana.
Ciascuna delle cinque protagoniste ha una propria individualità caratteristica, una personalità e degli elementi distintivi che ne influenzano necessariamente la realtà di tutti i giorni. Sono mogli, madri, lavoratrici che danno corpo alle varie forme dell’essere donna. Ognuna, con le proprie difficoltà e insofferenze tipiche della vita adulta, è capace di ritrovare il sorriso e il coraggio al fianco delle confidenti di sempre e in nome dell’autodeterminazione. Non c’è distanza spaziale o temporale a dividerle. Las de la última fila è uno show corale che pone al centro l’essere donna, l’amicizia e la solidarietà femminile con dolceamara fragilità. Attraverso un viaggio catartico, fatto di alti e bassi, le protagoniste si mettono alla prova per l’ennesima volta, sfidandosi e sfidando sé stesse senza temere il giudizio delle proprie compagne. E’ un viaggio anche spirituale, individuale e collettivo, per ognuna.
Non c’è nulla che un’amicizia come quella de Le ragazze dell’ultimo banco non possa affrontare: che sia dolore, piacere o potere.
Il mistero e il costante stato di angoscia indotto dalla presenza della malattia diventa progressivamente un’occasione per raccontare, di volta in volta, qualcosa di più che opprime le cinque donne e le impedisce di vivere a pieno. Con la giusta dose di dramma e commedia ad alleggerire con feste e situazioni estreme, Le ragazze dell’ultimo banco crea un espediente che tiene incollati a un titolo modesto e senza particolari pretese o retoriche. Ma che, con un toccante equilibrio tra nostalgia, empatia e sorellanza, conquista e si fa ricordare pur nella semplice ambizione della sua storia. Una storia che racconta di un viaggio e di una amicizia che sono curativi, la soluzione a molte repressioni in nome dell’amore e della spensieratezza. Una miniserie Netflix ingiustamente, ancora, troppo sconosciuta che finisce per essere sommersa dal resto, ma che merita di essere recuperata. Anche a fronte della sua brevità che la rende l’ideale per un buon binge watch terapeutico.