A cosa pensi se senti il nome di Pablo Picasso? E Mozart? E se ti dicessi anche Shaun Murphy (The Good Doctor) o Ria Torres (Lie to me)?
Sono tutti dei geni. Prodigi, potremmo dire. Personaggi (di finzione o reali) nati con una predisposizione speciale. Sono le persone di talento, quelle baciate dalla fortuna. C’è chi nasce artista, chi con un orecchio assoluto, chi con una memoria fotografica e chi con il dono di riconoscere i bugiardi. Sto parlando proprio di Ria Torres in Lie to me, per l’appunto.
Ria Torres (Monica Raymund) è un membro del Lightman Group, un’agenzia privata che offre consulenze a istituzioni federali e cittadini privati, in materia di comportamento umano.
Diciamo che nel mondo esistono due tipi di persone: i libri aperti, che non riescono a nascondere le loro emozioni perché hanno “una faccia che parla”, e quelle indecifrabili, che non capisci mai cosa stanno pensando, se sono onesti o se stanno mentendo. Nell’universo di Lie to me, il protagonista Cal Lightman (Tim Roth, noto anche per il ruolo di Freddy Newandyke in Le Iene, tra tanti) ci mostra come leggere ogni tipo di persona. La serie, basata sugli studi del ricercatore antropologo Paul Ekman, infatti, ci racconta di come la fase del mentire sia preceduta da micro espressioni e micro gesti involontari brevissimi. Molti degli episodi di Lie to Me (prodotta dal 2009 al 2011) contengono riferimenti alle esperienze del Dr. Paul Ekman in ambito scientifico, e sfatano miti riguardo il linguaggio non verbale. Tuttavia – senza togliere niente alla performance di Tim Roth – spesso la componente fiction della serie tende ad interferire con la parte reale. Per questo Paul Ekman ha rilasciato una guida agli episodi dalla prima alla terza stagione di Lie to me, che confermano o smentiscono alcune azioni di Cal Lightman.
Nella squadra di Tim Roth, “Lie to me” è una provocazione, una sfida per criminali, traditori e chiunque abbia il coraggio di provare a tenere un segreto. Tra i personaggi che affiancano il personaggio interpretato da Tim Roth? La sua socia Gillian Foster e i suoi collaboratori, Eli Loker e Ria Torres. Presentata nel pilot di Lie to me, Ria Torres è un’ex agente della polizia aeroportuale, quando viene avvicinata da Lightman e Foster, con un escamotage: Lightman accenna una microespressione di paura in fila che Torres nota immediatamente. Il tutto era un “test” del professore per confermare le sue capacità e offrirle un lavoro nel team. Ria Torres emerge particolarmente tra il personale del Lightman Group. Ria è un talento naturale: fa parte di meno dello 0,01% della popolazione che è perfetto nella lettura delle microespressioni senza il minimo allenamento.
“Sono uscita con tanti uomini”
È la spiegazione che, ironicamente, Ria Torres dà nell’episodio 1 della prima stagione di Lie to me. Lightman all’inizio non dimostra una grande simpatia per lei (visto il suo temperamento impertinente), e le espressioni di Tim Roth in questo sono spudoratamente esplicite. Più avanti scopriamo la verità: Ria Torres ha sviluppato il suo dono a causa delle violenze fisiche inflitte dal padre a lei e alla sorella. Una tragedia che spezza il cuore e allo stesso tempo rafforza l’animo.
Ria Torres non ha avuto la fortuna di poter godere di un ambiente amorevole e sicuro che la incoraggiasse a studiare e magari potenziare il suo talento. Ria si è formata per strada, senza aiuti. Una giovane ribelle alla Will Hunting o – Daniel LaRusso se preferite – con la stessa testardaggine, ma anche sensibilità e fragilità umana.
Ria Torres aveva solo bisogno di una guida che la mettesse sulla giusta strada. Con il tempo, questa riesce ad affinare le sue capacità e a guadagnarsi la fiducia di Lightman, con il quale sviluppa un rapporto quasi paterno.
Lie to me diventa una casa per l’attrice come per il suo personaggio. Chissà se Paul Ekman avrebbe apprezzato il suo talento al punto da prenderla sotto la sua ala come fa Lightman. Sarebbe stato un maestro gentile come Foster o un mentore severo e sarcastico, seguendo lo stile di Tim Roth?