ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Lo Sceicco, la serie tv disponibile su Paramount +!!
Petrodollari, conti bancari fittizi, ricchi investitori arabi che comprano squadre di calcio, operai che faticano a sbarcare il lunario, povera gente, criminali di periferia, donne costrette ad addossarsi il peso della famiglia sulle spalle, scontri generazionali e così via: Lo Sceicco, la serie tv disponibile su Paramount+ da giugno 2023, è una caricatura dei tempi moderni in chiave dramedy. Una deformazione esagerata e provocatoria degli ingranaggi che reggono il nostro presente, vagliata con tono melodrammatico da una sceneggiatura non particolarmente brillante, ma comunque persuasiva. Based on true lies è l’avviso che campeggia sull’incipit della serie. Un preavviso, l’allerta a considerare quel che si vedrà negli otto episodi come qualcosa di distante dalla pura fantasia e invece saldamente ancorato nella realtà. Lo Sceicco – in lingua originale Der Scheich – è una storia grigia che si tinge all’improvviso di pennellate di colore, abbandona le tonalità cupe della Foresta Nera per lasciarsi attraversare dalla luce dei grandi uffici con le vetrate della Svizzera, un tesoretto incastonato nel cuore dell’Europa in cui il linguaggio del denaro riesce sempre a mettere d’accordo tutti.
Lo Sceicco è basato su una colossale bugia, ma una bugia vera.
Il personaggio di Ringo Babbels (Björn Meyer), il protagonista della serie, è infatti ispirato a Volker Eckel, un operaio tedesco che qualche anno fa guadagnò le cronache nazionali per una truffa che gli è costata un grosso guaio giudiziario. Nel 2009, Volker Eckel si spacciò per un ricco principe arabo promettendo 300 milioni di franchi al Grasshopper, la squadra di calcio di Zurigo che militava in Super League, e millantando un patrimonio miliardario che in realtà era totalmente inesistente. La bugia, frutto di una lunga catena di menzogne costruite a tavolino dal finto investitore, funzionò per davvero: Volker Eckel venne scambiato sul serio per uno sceicco arabo e ottenne persino un permesso di soggiorno in Svizzera. Sembra incredibile, eppure è successo davvero. È stato sufficiente che due fiduciari assicurassero al loro mandante che l’investitore disponeva di un patrimonio con cifre a nove zeri per convincere tutti dell’esistenza reale di quei soldi. La truffa però riuscì a restare in piedi solo per qualche giorno: quando iniziò a circolare la voce che lo sceicco non aveva neanche un franco da investire, la verità venne finalmente a galla, mettendo l’operaio tedesco in guai seri con la giustizia. La stessa truffa che stava perpetrando ai danni del Grasshopper, l’aveva tentata anche con un altro club di calcio, l’FC Köln, che però non ci cascò. L’incipit con cui si apre ogni episodio – basato su bugie reali – è quindi un monito a non scambiare tutto per il frutto dell’immaginazione, ma a considerare vero almeno una parte di ciò che si vede nella serie.
Il tono de Lo Sceicco – disponibile in Italia su Paramount+ insieme ad altre serie molto interessanti – alterna il registro comico a quello drammatico. Spari, morti ammazzati e indagini della polizia si intrecciano a situazioni più distese, da commedia degli equivoci, creando una crasi atipica a cui forse lo spettatore fa anche fatica ad adattarsi. La vicenda di Ringo Babbels ha dei risvolti farseschi: un uomo precario e analfabeta si trova all’improvviso invischiato in un affare losco, di cui non ricorda neanche più i contorni. Della cattiva gente lo cerca per avere indietro una valigia di banconote andate disperse in un vecchia faccenda che implicava lo stesso Ringo, ma risalente a qualche anno addietro. Gli esattori pretendono di avere sul tavolo centomila franchi nel più breve tempo possibile, ma Ringo non possiede quella cifra e non ha la minima idea di dove potrebbe andare a reperirla. Ringo è un uomo buono e ingenuo, sposato con una donna caparbia (Petra Schmidt-Schaller) disposta a rinunciare alla ricchezza della sua famiglia per amore. È padre di una bambina e in attesa del suo secondo figlio, ma ha l’affidamento anche di Rocco (Giuseppe Bonvissuto), il primo figlio di sua moglie che lo considera un padre a tutti gli effetti. Però Ringo non è un uomo che sa prendere in mano la propria vita e rimboccarsi le maniche per costruire il futuro migliore per i suoi bambini. Sostanzialmente remissivo, non riesce a mantenere un lavoro stabile, si lascia opprimere da chi ha più potere di lui e, soprattutto, non dispone delle risorse sufficienti per reinventarsi in un mondo che tende a scartare gli ultimi. Così, dimenticato da tutti, Ringo rischia di dimenticare se stesso e le ragioni per cui è al mondo.
Evadere dalla realtà è la via di fuga migliore per chi, in quella realtà, ci sta stretto.
Ringo è l’espressione figurata della nostra ansia di presente. Inadeguato, poco produttivo, fuori luogo e per la maggior parte del tempo inutile, il protagonista de Lo Sceicco è l’immagine traslata dell’uomo contemporaneo, sballottato da una parte all’altra in cerca di una collocazione, trascinato dagli eventi senza forza, spintonato in avanti solo per inerzia. Una società che funziona solo grazie alla produttività dei suoi “arnesi da lavoro” è una società che scarta chi arranca, che lascia indietro le persone ingombranti, quelle dotate di scarso talento. Quando le pedine non funzionano finiscono per essere esiliate dal grande ingranaggio del presente e vengono estromesse, tagliate fuori, sfruttate per quel minimo di produttività che possono offrire e poi gettate all’angolo, senza più prospettiva. Ringo è un uomo goffo che si aggira a tentoni nel presente, ma ha una spiccata fantasia e uno strano senso dell’umorismo. Raccontare bugie gli viene facile e, quando se ne trova completamente sommerso, riesce a stare al passo. Non sa dire di no, è un uomo sensibile e cerca di non urtare la sensibilità di chi gli sta attorno. Ma quando si cala nel ruolo, sa interpretarlo meravigliosamente. Per un uomo nato e cresciuto in Germania, con poca esperienza della vita, mai stato in Qatar, spacciarsi per uno sceicco arabo dovrebbe essere un compito arduo. Invece Ringo si cala nel personaggio con estrema credibilità. Sa bene che, più che la bugia in sé, è importante crederci e dare agli altri l’impressione di crederci. Una menzogna diventa più credibile se la si scambia sul serio per la realtà. Con i miliardi inesistenti che dice di possedere, il Ringo sceicco può comprarsi l’attenzione e il rispetto della società che conta. Lo Sceicco ci porta all’interno del mondo finanziario della Svizzera, dove le regole sui conti e la burocrazia finanziaria funzionano diversamente rispetto al resto d’Europa.
Costruirsi un’immagine fittizia di ricchezza e potenza, attingendo all’abbondanza di risorse del mondo arabo e dei suoi miliardari investitori, è la chiave di volta che consente la svolta. Ringo non si arricchisce con la truffa che ha messo in atto, ma riesce a dare comunque una scossa alla sua vita. L’esigenza di preservare la sua famiglia lo spinge oltre qualsiasi limite e lo sprona a tirar fuori il meglio di sé proprio dalle situazioni più stressanti. Lo Sceicco non è una serie tv indimenticabile, su Paramount+ ce ne sono di migliori. Ma è una storia che dimostra di saper leggere il presente e interpretarne ansie e frustrazioni. Pur relegata tra le atmosfere cupe della Foresta Nera, e pur attingendo a una rocambolesca storia vera, Lo Sceicco lascia intravedere in filigrana le maglie di una realtà angosciante, nella quale tutto è menzogna e non ci si può fidare veramente di nessuno, compresi i parenti più prossimi. Una realtà in cui a muovere tutto è il denaro, o meglio ancora, l’idea del denaro. È una lettura un po’ pessimistica della realtà, smorzata dalle stoccate comiche che spesso e volentieri alleggeriscono il peso degli otto episodi, ma sa essere attuale in una maniera quasi disarmante. Lo Sceicco finisce infatti per essere lo specchio di una civiltà ormai indissolubilmente attaccata al valore del denaro, al punto da dimenticarsi degli affetti più cari e da renderli sacrificabili. La vicenda di per sé non è così coinvolgente, ma a una seconda lettura è impossibile non intercettarne delle riflessioni di sconcertante attualità. Gli otto episodi sono interamente disponibili su Paramount+ e valgono una sbirciatina.