Se ne sta parlando dal 7 febbraio: Locke & Key sembra essere il fantasy del momento. Eppure questa nuova serie originale Netflix è ben diversa dal fantasy a cui tutti si sono abituati. Le vicende tratte dall’omonima serie di comic book di Joe Hill, figlio del noto autore statunitense Stephen King, non sono popolate da re alla conquista del trono, principesse guerriere o Witcher che difendono l’umanità dall’avvento dei mostri. Inoltre, la storia non si svolge in un territorio fantastico o medievale, ma nel nostro mondo, al giorno d’oggi. E forse è proprio questa la chiave vincente.
Prima di discuterne più approfonditamente, urge una premessa: Locke & Key non è una serie horror. Questo è stato, ed è tutt’ora, uno dei punti più caldi di dibattito. Certo, ci sono molti fattori ingannevoli: in primis, una volta appurato che Joe Hill è lo pseudonimo di Joseph Hillstrom King, è facile supporre che il figlio abbia seguito le orme del padre creando qualcosa di cupo e spaventoso. Le atmosfere tetre, effettivamente, non mancano, ma da lì a dire che si tratti di un horror il passo è troppo lungo. Secondo, sì, Netflix ha etichettato questa serie proprio come fantasy/horror e da qui è nato il disappunto di alcuni spettatori perché di orrorifico non c’è veramente nulla, se non qualche jumpscare.
Ma se ci togliamo dall’impiccio di pensare a Locke & Key come a una serie horror e la pensiamo come il fantasy che effettivamente è, il prodotto diventa senz’altro più godibile.
La prima stagione (ma già si parla di una seconda, scopritelo qui) si compone di 10 episodi che ripercorrono le vicende della famiglia Locke in seguito all‘assassinio del padre, omicidio avvolto nel mistero. Per cambiare aria, Nina Locke decide di trasferirsi con i tre figli (Tyler e Kinsey adolescenti, Bode bambino) nella loro casa ancestrale in Massachusetts. E fin qui potrebbe trattarsi di un qualsiasi teen drama, non fosse per le particolarità fantastiche della casa. Nell’edificio, infatti, sono nascoste delle chiavi magiche, ognuna con delle proprietà differenti. Il primo a rendersene conto è Bode, un bambino sveglio e brillante che è presto diventato il personaggio più amato del pubblico.
La quotidianità di una famiglia assolutamente normale si scontra dunque con l’elemento fantastico, creando una situazione ben diversa rispetto a quei fantasy in cui si è ben lontani dal nostro mondo. Le vicende seguiranno infatti due binari, quello prettamente fantastico che consiste nella scoperta delle diverse Chiavi (che potete anche acquistare, qui dettagli), del loro utilizzo e nella sfida contro Eco, e il binario “normale” dei problemi che una madre e i suoi figli affrontano tutti i giorni. Naturalmente questi due binari andranno poi a intrecciarsi, diventando ognuno strettamente dipendente dall’altro.
Il vantaggio di questo escamotage è la possibilità da parte dello spettatore di tuffarsi in un lontano mondo di magia, ma nello stesso tempo riflettere su questioni che gli possono essere molto vicine.
Da un lato è affascinante seguire i tre ragazzi nella scoperta dei misteri della casa in cui si trovano e soprattutto nella ricerca delle Chiavi. Ogni Chiave, infatti, presenta delle particolarità che la rendono unica e fantasy. C’è la Chiave Ognidove, ad esempio, che permette di raggiungere ogni luogo precedentemente visitato, oppure la Chiave Fantasma che consente all’anima di una persona di staccarsi dal corpo e volare lontano. A questo si aggiunge una buona dose di creature dell’ombra, atmosfere misteriose e oggetti al confine tra sogno è realtà.
D’altro canto è altrettanto affascinante calarsi nei panni di questa famiglia che sta affrontando un lutto importante, oltre a doversi misurare con tutti i problemi e le avversità che la vita può offrire. La madre dei tre ragazzi ha una grave dipendenza dall’alcol che non le consente di avere il giusto contatto con la realtà e di gestire lucidamente la famiglia. Kinsey, proprio per questo, ha dei diverbi con la madre che però dipendono anche da alcuni ricordi che la sua mente ha involontariamente modificato. E anche Tyler e Bode hanno le loro gatte da pelare: il primo combatte tra la volontà di essere accettato dalla massa e la volontà di essere se stesso senza seguire gli schemi, mentre Bode è un bambino costretto a crescere molto velocemente per via dell’assenza di una figura paterna e dell’irresponsabilità della madre.
Tuttavia ci sono dei casi in cui è proprio l’elemento fantastico a generare delle riflessioni che riguardano invece la normalità.
Un esempio è la Chiave Apritesta che, se inserita in una testa e fatta girare proprio come in una serratura vera, permette di entrare fisicamente nella mente di qualcuno. Quando i tre fratelli decidono di usarla per entrare nella mente di Kinsey, si ritrovano in un posto molto ordinato dove i ricordi della ragazza sembrano essere conservati in contenitori di caramelle. Al di là dell’espediente fantastico, quindi, questa Chiave suscita nello spettatore anche una serie di riflessioni sulla mente umana.
Quello di Locke & Key è dunque un fantasy molto complesso e molto più vicino a noi di quanto ci aspettiamo solitamente dalla visione di una serie tv di questo genere. Un fantasy a cui non manca una grande dose di ironia in grado di strappare ben più di una risata, anche se momenti creepy, misteriosi e carichi di tensione non sono di certo messi da parte. Non sarà una serie perfetta sotto tutti i punti di vista (gli spettatori si sono lamentati di alcune incongruenze da parte degli sceneggiatori) ma sicuramente ha tutti gli ingredienti per appassionare il pubblico.