Crescere, dimenticare, diventare adulti, prendere consapevolezza dei propri mezzi: sembrano essere questi i punti attorno ai quali ruotano gli eventi della seconda stagione di Locke & Key, appena sbarcata su Netflix. Il secondo ciclo di episodi della serie – tratta dall’omonima saga di fumetti di Joe Hill – ci consegna un impianto narrativo più evoluto e meglio calibrato rispetto alla stagione d’esordio, uscita sulla piattaforma a febbraio 2020. Dopo un anno e mezzo, gli inquilini della Key House appaiono più maturi e consapevoli, meno acerbi e avventati, sempre più artefici del proprio destino, malgrado l’imprevedibilità dello stesso. La magia è per sua natura incontrollabile e mutevole e, se non si possiedono le chiavi giuste per dominarla, rischia di prendere il sopravvento.
I nuovi episodi sulle disavventure dei Locke si ricollegano immediatamente al finale della prima stagione: i ragazzi credono di aver gettato il demone Dodge dietro la Porta Nera nascosta nella caverna marina di Matheson. In realtà il demone, grazie alla Chiave Cambia Faccia, riesce a prendere le sembianze di Gabe (Griffin Gluck) e a restare nel lato sbagliato della Porta, continuando a interferire con le vite dei protagonisti.
Anche Eden Hawkins (Hallea Jones) non è più la stessa in questa nuova stagione. All’apertura della Porta, infatti, alcune schegge l’hanno colpita rendendo anche lei un demone al servizio di Gabe/Dodge.
Lo spettatore ha dunque ben chiaro chi siano i buoni e chi i cattivi. In Locke & Key la linea di demarcazione tra villain ed eroi è sempre ben netta, non lascia spazio a fraintendimenti ed equivoci. Chi guarda sa sempre da quale parte schierarsi, le ambiguità sono già smascherate: Gabe ed Edin gli vengono mostrati nella loro essenza reale, dunque lo spettatore non può essere ingannato. Quelli che invece possono essere raggirati sono i protagonisti, che nulla sanno della nuova identità di Dodge e che nulla sospettano sulle buone intenzioni di Gabe, il ragazzo di Kinsey.
Locke & Key arriva però in questa fase ad una maturazione non trascurabile, ravvisabile innanzitutto proprio nel comportamento dei Locke.
I tre fratelli – Tyler (Connor Jessup), Kinsey (Emilia Jones) e Bode (Jackson Robert Scott) -, superato il trauma della prima stagione, sembrano cresciuti sotto tutti i punti di vista: per loro le chiavi non sono più una minaccia, al contrario rappresentano un mondo di potenzialità inespresse che ciascuno di loro non vede l’ora di esplorare, traendone tutti gli incommensurabili benefici. La magia, in sostanza, non è più un’entità oscura e misteriosa, ma fonte di scoperta, piacere e potere. La curiosità subentra alla paura, la dimestichezza con l’ignoto non crea più sconcerto. Ma Bode mette tutti in all’erta sin dal primo episodio:
Abbiamo imparato a usare le chiavi, pensiamo di aver capito tutto, ma ci sono ancora tante cose che non sappiamo.
E se la prima stagione era servita a introdurci nel mondo fantastico di Locke & Key, facendoci conoscere una alla volta tutte le chiavi nascoste nella casa, questo secondo capitolo ci pone invece una nuova questione: come vengono create le chiavi? Se c’è qualcuno che può servirsene, deve esserci per forza anche qualcuno che le ha forgiate. La domanda è: come? Il primo a chiederselo è proprio Gabe/Dodge, consapevole del potere che avrebbe tra le mani se solo potesse trasformare in realtà i suoi propositi più lugubri. Ma tutti possono creare nuove chiavi? Chiaramente no. Il potere di forgiare nuova magia è solo nelle mani dei Locke, che se lo tramandano di generazione in generazione a seconda delle necessità. È a questo punto che il personaggio dello zio Duncan (Aaron Ashmore), cui era spettato un ruolo piuttosto defilato nella prima stagione, assume una consistenza del tutto nuova. Il fratello minore di Rendell Locke è infatti in grado di creare nuove chiavi ed è proprio lui ad aver forgiato, tanti anni prima, la Chiave Memoria, quella che è servita al gruppo dei Custodi per non dimenticare la magia una volta superata la soglia dei diciotto anni.
Un focus della seconda stagione di Locke & Key sembra essere proprio questo: crescere implica una maturazione personale, ma il passaggio dall’età della fanciullezza all’età adulta comporta anche la perdita della memoria su tutto ciò che concerne la magia.
Quando si diventa adulti la magia svanisce, l’elemento fantastico evapora e lascia solo un grande vuoto, un’amnesia totale su un’intera fase della propria vita. Il tema diventa centrale perché Tyler si avvicina alle soglie dell’età adulta e meno giorni lo separano dal compimento dei suoi diciotto anni, più i buchi sui suoi ricordi rischiano di ingigantirsi. Esiste un espediente in grado di arrestare il processo? Esiste un modo per far sì che le fessure della propria testa restino sempre aperte per le chiavi della Key House? La risposta è sì, ma siamo sicuri che ricordare faccia poi così bene ai protagonisti?
Il tema della memoria sarà di certo centrale anche nella terza stagione – che era stata già annunciata e che il finale della seconda lascia prevedere in maniera inequivocabile – e sarà interessante seguirne gli sviluppi. Il muro apparentemente invalicabile tra il mondo dei ragazzi e quello degli adulti potrebbe non essere più così solido, sia perché con il passare del tempo i Locke andranno inevitabilmente incontro al raggiungimento della maturità, sia perché la Chiave Memoria apre a nuovi inattesi sviluppi. Avremo modo di conoscere meglio anche i nuovi personaggi introdotti in questa seconda stagione: è il caso di Josh Bennett (Brendan Hines) e di sua figlia Jamie (Liyou Abere), ma anche del vecchio Lucas (Felix Mallard), che sembra essersi finalmente liberato del tutto di Dodge.
La seconda stagione di Locke & Key è apparsa in definitiva più coinvolgente rispetto alla prima.
Mentre nei primi episodi infatti il tono generale ricalcava molto quello del teen drama d’avventura, in questa seconda parte le atmosfere si fanno più cupe e il genere fantasy assume spesso i contorni di un thriller. C’è maggiore coinvolgimento dello spettatore, sia perché questi conosce sin da subito la vera identità del villain e lo inquadra immediatamente; sia perché i personaggi hanno acquisito consapevolezza dei propri mezzi e dei propri poteri e combattono ad armi pari contro il nemico. Anche l’evoluzione di alcune figure – prime tra tutte quella di Duncan Locke e di Erin Voss – contribuisce a rendere più interessanti alcune dinamiche della serie.
Se c’è invece una cosa che non convince appieno di questa nuova stagione di Locke & Key è il finale. A tratti troppo frettoloso, a tratti troppo prevedibile. Anche l’uscita di scena di Dodge ha chiaramente qualcosa che non va: è fin troppo chiaro che la sua permanenza nelle vite dei Locke non sia giunta al termine. Nessuno l’ha vista morire, nessuno l’ha chiusa per sempre dietro la Porta Nera. Appare fin troppo chiaro un suo prevedibile ritorno nella prossima stagione.