Locke & Key è una serie tv americana originale Netlifx, creata da Joe Hill e ispirata all’omonima serie di fumetti da lui scritti. Una penna che di per sè ha alzato l’asticella delle aspettative, considerando che il padre di Hill è niente meno che Stephen King. Quindi, la domanda che sorge spontanea a questo punto è: perché non si parla di più di Locke & Key?
La prima stagione della serie è stata distribuita da Netflix a partire da Febbraio 2020, mentre la seconda stagione risale allo scorso 22 ottobre 2021, ed è già stata rinnovata per una terza stagione.
La trama di Locke & Key ha del potenziale incredibile, con un altissimo contenuto di mistero, dato dalla ricerca continua di chiavi magiche, le quali spesso presentano funzioni davvero originali. Sin dal primo momeno lo spettatore è catturato dalle atmosfere in bilico tra il fantastico e l’inquietante, in cui l’unica nota stonata è il sovraccarico di teen drama che è ormai un must delle produzioni originali Netflix.
Altra nota tipica della piattaforma streaming è il formato che strizza l’occhio ai maratoneti della serie tv, prestandosi particolarmente a una buona sessione di binge watching. Le puntate, infatti, scorrono una dopo l’altra ed è anche difficile resistere alla tentazione di impostare la velocità massima di riproduzione per evitare alcuni dialoghi un po’ troppo lenti che, in alcuni casi, appesantiscono la visione. Anche perché arrivare alla soluzione davvero molto tempo prima dei protagonisti non è affatto difficile.
E qui arriviamo alla principale nota stonata di Locke & Key, in particolare della prima stagione.
Nel corso di tutta la prima stagione, infatti, i due fratelli Kinsey e Tyler Locke si distinguono per una carrellata infinita di azioni del tutto insensate, tanto che in più di un’occasione avremmo desiderato tutti una chiave magica per entrare nello schermo del televisore e urlare contro i due protagonisti. Il membro della famiglia più sveglio e maturo, infatti, risulta essere proprio il piccolo Bode Locke, anche se i due fratelli maggiori continuano a escludere Bode da ogni questione riguardante le chiavi.
Questo particolare aspetto della serie migliora notevolmente con la seconda stagione di Locke & Key, anche se non sparisce del tutto.
I personaggi risultano avere più spessore e le loro azioni sembrano dettate da una maggiore ponderatezza. Anche tra i personaggi si instaura un legame più forte e una più stretta collaborazione e intesa. Insomma, ci auguriamo vivamente che a Kinsey non venga più in mente di far uscire la Signorina Paura dalla sua testa (che nel frattempo si è trasformata in un’oasi deserta con barchette a forma di cigno e ameni laghetti).
La seconda stagione di Locke & Key riprende un po’ la bellezza del pilot. Con atmosfere cupe e intrecci inquietanti. La continua scoperta di nuove chiavi e le funzioni innovative delle stesse riescono a dare uno spessore diverso alla trama che, di per sè, non presenta grandi tratti innovativi. I villain sono piuttosto stereotipati, così come il personaggio di Eden in versione demone, che è facilmente riconducibile alla classica mean girl di un teen drama qualunque. Tuttavia, questa stagione vede la maggiore partecipazione di due personaggi davvero ben fatti: Duncan Locke ed Erin Voss.
Il primo recupera i suoi ricordi e la memoria della magia, grazie alla chiave da lui stesso forgiata. Duncan, in questo modo, diventa una guida sicura per i tre ragazzi, uscendo finalmente dalla posizione marginale in cui era relegato nella prima stagione e introducendo l’interessante filone della creazione di nuove chiavi.
La seconda, Erin Voss, è forse uno dei personaggi che preferisco nell’intera serie. Nella prima stagione riesce ad affascinarci senza pronunciare neanche una parola. Sicuramente la prova attoriale di maggiore spessore, grazie a una strepitosa Joy Tanner. Erin ha vissuto gran parte della sua vita intrappolata nella sua stessa mente, rappresentando l’imponenza dei pensieri e l’impotenza dell’esprimerli. Erin è incatenata in se stessa e, quando finalmente riesce a liberarsi dal peso della sua mente, si rivela in tutta la sua bellezza. Grazie a lei abbiamo la possibiltà di scavare ancora più a fondo nei ricordi dei Custodi delle Chiavi, il gruppo originale formato da Rendell Locke e dai suoi amici. Una storia che di per sè sarebbe meritevole di uno spin-off tutto suo.
Anche la colonna sonora e la fotografia giocano una parte importante di questa serie, trasportandoci in un’atmosfera tanto fredda quanto accogliente.
Bastano un paio di puntate per far sì che la Key House diventi un po’ anche casa nostra. Inoltre, ho apprezzato molto il fatto che nella seconda stagione si approfondiscano maggiormente le origini dei Locke, l’apertura del portale e la fabbricazione delle prime chiavi. Il legame tra la famiglia Locke e le chiavi non è più qualcosa di trascendentale, ma si ricollega a una sotto-trama precisa e intrigante, facendo sì che alle atmosfere misteriose si intreccino elementi di alchimia.
Insomma, facendo una rapida cernita delle serie attualmente disponibili su Netflix, Locke & Key, nonostante i molti difetti, è sicuramente uno dei prodotti più interessanti e ben fatti, e se ne dovrebbe parlare sicuramente di più. Anche perché le domande ancora senza risposta e l’incursione di un nuovo villain lasciano ben sperare per una terza stagione piuttosto avvincente. Sicuramente noi siamo curiosi di scoprire quante altre chiavi magiche si nascondono tra le cianfrusaglie della Key House. Sperando che i personaggi si evolvano e maturino ancora di più, al fine di dare più spazio agli elementi inquetanti e misteriosi, e meno spazio alla componente di teen drama che abbassa notevolmente lo standard qualitativo dell’intera serie tv.