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Loki – La recensione dell’epico finale di stagione 

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Una buona serie ha bisogno di un grande finale per essere ricordata a tutti gli effetti come un prodotto indimenticabile per i suoi sostenitori. Loki può essere definita, fino a questo momento storico, come la miglior serie targata Marvel per una serie di episodi capaci di forgiare una narrazione che unisce azione e dramma egregiamente, e una storia capace di lasciare un segno indelebile soprattutto grazie a un finale commovente e imbottito di pathos.

Il climax che chiude i conti di questa seconda stagione suscita importanti emozioni e una totale partecipazione sul piano affettivo come non si sentiva dai tempi di Avengers: Endgame, un sipario totalmente appagante che rende omaggio a un personaggio – Loki – tridimensionale e allo stesso tempo unico come pochi altri nati dalle pagine sbiadite di un vecchio fumetto. È arrivato il momento di congratularsi con la Marvel dopo parecchie battute d’arresto ma allo stesso tempo chiedersi come sia possibile dar vita a prodotti così interessati mentre si lanciano al cinema film deludenti e banali come The Marvels. Ma tornando a Loki..

Loki 2×06 è il manifesto della redenzione raggiunta da chi vuole ottenere uno stato di libertà – più morale che fisica in questo caso – attraverso un percorso in cui l’emancipazione lenisce le ferite lasciate da colpe e insuccessi. L’occasione del riscatto per il Dio dell’inganno è dettata dagli ultimi istanti del precedente episodio, nel momento in cui il protagonista riesce a controllare i salti temporali e a tornare indietro nel tempo per evitare il tracollo delle ramificazioni.

L’episodio finale, retto da musiche e fotografie di altissimo livello, ci dice che non importa quante volte Loki torni indietro nel tempo perché il suo desiderio non verrà mai soddisfatto: il Telaio si distrugge ogni volta, ogni anno e per tutti i tempi. L’insuccesso e i rimorsi sembrano seguire il protagonista come un’ombra, quasi come se ci dovesse arrendere al cospetto di una vita fin troppo cruda, ma l’episodio finale cambia, per una volta e per sempre, l’esito di un destino già scritto.

Il finale di stagione di Loki rende omaggio al suo personaggio e alle sue mille sfumature, tutte rette da un bravissimo Tom Hiddleston

Loki 2×06 fa compiere al personaggio interpretato da uno straordinario e iconico Tom Hiddleston una scelta ancora più importante, ossia quella di tornare ancora più indietro: Loki si ritrova nel finale della prima stagione per impedire, in un primo momento, a Sylvie di uccidere Colui che Rimane.

Qui, in quello che rimane della Cittadella del Tempo, avviene uno scontro di vedute tra due personaggi emblematici, in questo caso l’eroe e il cattivo di turno, coloro che muovono i fili della trama a seconda delle inclinazioni. Loki scopre da Colui che Rimane che il Telaio Temporale è una sorta di sistema di sicurezza capace di cancellare le ramificazioni quando è sovraccarico, e che solo Colui che Rimane può garantire la pace all’interno di un Multiverso sempre più caotico.

A questo punto della storia avviene il classico turning point, la svolta che argina le vecchie considerazioni per stravolgere non solo i minuti seguenti ma l’intero arco dedicato al Multiverso: Colui che Rimane propone a Loki di uccidere Sylvie per salvare la Sacra Linea Temporale e mettersi al riparo da una guerra pronta a devastare tutti gli universi. Mosso dal fuoco che muove solo i grandi eroi Loki compie una scelta diversa. Una scelta che ricorderemo come una delle più importanti all’interno del macrocosmo diretto dal MCU.

“So che tipo di dio devo essere per te”. “Per tutti noi”

Una scelta che sancisce definitamente l’identità di Loki, o meglio il passaggio da antieroe a eroe, da colui che combatteva gli Avengers al fianco dei Chitauri al Dio che salva i mondi interi sottomettendosi al suo stesso destino: Loki viaggia per l’ultima volta indietro nel tempo per esporsi all’energia temporale radioattiva data dalla fusione del Telaio.

Ma questa volta, a differenza delle precedenti volte in cui Victor Tamely veniva falciato dalle ramificazioni, Loki non si disintegra ma si trasforma con un nuovo costume e nuovi poteri. Una trasformazione che suggella l’intera storia dedicata al Dio dell’inganno, e che ci permette di assistere a un nuovo sacrificio commovente portato sugli schermi dalla Marvel dopo quello di Tony Stark. In questo caso, a differenza del mitico Iron Man, Loki non muore ma, dopo aver sostituito il Telaio con L’Albero del Mondo e rivitalizzato le ramificazioni, prende il posto di Colui che Rimane sul trono alla fine di ogni universo per proteggere il Tempo.

Loki accetta di vivere in solitudine e lontano da tutti i suoi amici per donare loro una seconda possibilità, per permettere al libero arbitrio di agire come un compagno ideale su cui fare affidamento nei momenti di bisogno. Se fino a qualche puntata fa Loki si chiedeva come fosse possibile vivere una vita senza amore e amicizia, ora sceglie di vivere lontano da amici e amori proprio per tutelare i suoi sentimenti e quelli di chi gli stava accanto. Loki ha messo da parte il suo ego per concentrarsi sui percorsi degli altri, per donare a tutti loro un nuovo inizio: c’è chi sceglie di restare alla TVA per sconfiggere Kang e chi, come Mobius, torna dai suoi figli come un fantasma che non può farsi vedere.

Loki si chiude con un finale di stagione epico e getta le basi per i prossimi prodotti legati all’arco narrativo del Multiverso. Ora che è stato distrutto il Telaio ci aspettiamo – come suggerito anche da Colui che Rimane – una guerra in cui gli Avengers saranno costretti a combattere contro le tanti varianti di Kang il Conquistatore. Ci aspettano tante battaglie da vivere insieme.