Loki si è concluso mercoledì, l’ultimo dei primi tre show originali prodotti e distribuiti Disney Plus, e ha portato con sé una vera e propria rivoluzione per quelli che saranno gli sviluppi futuri del MCU. La serie tv dedicata al dio dell’inganno ha introdotto diversi elementi significativi, personaggi interessanti e un grande deus ex machina che ha ribaltato ogni nostra conoscenza pregressa. Dato che a seguire ci saranno diversi SPOILER, se non avete ancora visto l’ultimo episodio della serie tv con Tom Hiddleston vi suggeriamo caldamente di farlo e poi tornare qui. Abbiamo parlato, in un precedente articolo, della particolare similarità tra il personaggio di Loki, all’interno dello show, e quello di Doctor Who: entrambi provengono da un altro pianeta, possono cambiare aspetto, hanno al loro fianco dei companion e sono personaggi irrimediabilmente soli. In questo finale di stagione, agli spettatori seriali più attenti non è sfuggita, però, la somiglianza con un’altra serie tv di culto, ovvero Lost.
Per alcuni potrebbe sembrare un parallelismo forzato, ma noi di Hall of Series vogliamo mostrarvi oggi perché – e in che modo – quegli ultimi 20 minuti di Loki ricordano spaventosamente lo show sull’Isola e gli Altri.
Il finale di Loki ha aperto le porte del tanto agognato multiverso, atteso dai tempi di Spiderman Far From Home e già introdotto marginalmente in WandaVision. Il sesto episodio (qui potete trovare la nostra recensione) chiude, se non completamente, l’arco narrativo riguardante Sylvie e i Time Keepers, culminando con un cliffhanger che promette di avere serie ripercussioni nei futuri film dell’universo Marvel. La puntata “For all time. Always” risponde alle domande principali che ci hanno accompagnato in queste settimane: chi è il vero burattinaio e per quale motivo ha creato il TVA? Dopo essere finalmente giunti alla Cittadella del Tempo, un castello a metà tra quelli dei romanzi gotici e la Città di Smeraldo, Sylvie e Loki si trovano faccia a faccia con colui che muove gli ingranaggi dietro le tende. Il grande villain (e su queste parola ci soffermeremo tra pochissimo) non è altri che il discusso antagonista della Fase 4, o per meglio dire una sua Variante.
He Who Remains si mostra ai due protagonisti rivelando la sua storia e le scelte che ha dovuto compiere per proteggere la sacra linea temporale dalle sue Varianti, tra le quali non possiamo che ipotizzare Kang il Conquistatore.
Loki si colloca così in una posizione di estrema importanza per lo sviluppo della Fase 4, esso rappresenta il punto di svolta all’interno di tutto l’universo Marvel e delle scelte che verranno compiute d’ora in poi. E a proposito di scelte arriviamo al momento catartico dell’episodio, quello in cui Sylvie e Loki devono decidere se credere o meno alle parole di He Who Remains. Questo è il momento in cui ogni cosa cambia per sempre.
Il personaggio introdotto da Jonathan Majors possiede un innegabile charm e a guardarlo da vicino ricorda un altro importante deus ex machina del mondo seriale. He Who Remains pone i due Loki di fronte a una scelta: ucciderlo e lasciare che la Sacra Linea Temporale venga spezzata oppure prendere il suo posto e guidare il TVA. Il personaggio non nasconde nulla, spiega nel dettaglio quali saranno le conseguenze dell’una o l’altra decisione ma non spinge in alcun modo affinché i due gli salvino la vita. He Who Remains è un uomo stanco, che ha visto a lungo e vissuto anche troppo e come lui stesso afferma il lavoro da compiere è per “gente giovane e affamata”. Pronto a mettersi da parte, l’essere crede fermamente che i due Loki siano quelli giusti per il compito e, contrariamente a quanto successo a lui stesso, permette loro di decidere.
Esiste una straordinaria somiglianza tra questa figura e quella di Jacob in Lost, entrambi assurgono al ruolo di divinità onnipotenti e onniscienti ma che, secondo una visione cristiana, non agiscono in alcun modo. Una stanchezza di fondo li accomuna, oltre a un “fare le cose” decisamente più severo e rigido. He Who Remains non è un villain a tutti gli effetti, quello che ha fatto lo ha fatto per un bene superiore. Ciò in cui ha sbagliato sono i modi. Se il deus fosse stato sincero fin dall’inizio con i membri del TVA, al sua fianco avrebbe avuto un esercito fedele non un gregge di pecore ignare. Questo avrebbe potuto fare la differenza. Una differenza che, adesso, potrebbe essere compiuta da Loki e Sylvie. He Who Remains, proprio come Jacob, ha bisogno di un Sostituto, qualcuno che possa reggere il compito e fare meglio di lui.
Ma allora Loki chi interpreta in questo gioco di parallelismi?
Così come Jack da uomo di scienza si trasforma infine in uomo di fede, una volta accettato il ruolo che l’Isola gli ha assegnato, così anche Loki subisce una netta trasformazione interiore. Il dio dell’inganno mette da parte i sotterfugi e le malie e inizia a fidarsi, non solo inizia a diventare concretamente qualcuno di cui ci si possa fidare. All’inizio dello show abbiamo incontrato un Loki fermo agli eventi di Avengers e privo di quel bagaglio emotivo che lo aveva fatto maturare negli altri film. Ci vuole un po’ di tempo ma il seme riesce finalmente a germogliare e il protagonista si spoglia del tutto del ruolo di villain che da sempre il mondo aveva deciso di affidargli. Non proprio un uomo di scienza ma un cattivo che veste, definitivamente la parte dell’eroe. Questo Loki-Jack vuole credere alle parole di He Who Remains e decide di mettere in dubbio tutte le sue certezze per il bene superiore. Sylvie, d’altro canto, non è dello stesso avviso.
Da dio delle bugie, Loki crede fermamente che il burattinaio stia dicendo la verità e decide di compiere un atto di fede. Sylvie, però, non è la stessa Loki ma una versione decisamente più cocciuta e presuntuosa.
L’incapacità di Sylvie di migliorare deriva dalla stessa mancanza che è sempre appartenuta all’Uomo nero, vale a dire l’assenza di fiducia e amore. La Variante è bloccata su un piano emotivo in cui c’è spazio solo per la vendetta, un gradino che, per fortuna, il nostro Loki ha ormai superato da tempo. Nell’ultimo dialogo del finale di stagione c’è moltissimo di Lost e questo mette i brividi. Ancora una volta esiste una scelta, niente è scritto definitivamente e i due personaggi possono decidere quale parte interpretare prima dei titoli di coda. Come Jack, Loki è pronto ad avere fede, a scoprirsi un uomo diverso ed è proprio questo che lo rende, infine, l’eroe nascosto che è sempre stato.