ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Loki.
Dopo 6 episodi, Loki ci ha salutato con un season finale (qui troverete la nostra recensione) che si è dimostrato fondamentale per il futuro dell’MCU. Ma prima di addentrarci nel finale e nelle sue irreversibili conseguenze, facciamo un passo indietro. Dopo la surreale WandaVision e la più pragmatica Falcon and the Winter Soldier, Disney+ ci ha proposto uno show dinamico e imprevedibile, un viaggio attraverso il tempo e lo spazio che ci ha portato a conoscere meglio il Dio dell’Inganno, da sempre uno dei personaggi più amati. Portato alla vita da Tom Hiddleston (qui troverete 7 curiosità sull’attore), Loki è riuscito infatti a conquistare il pubblico con la sua astuzia e carisma, così come con quella celata sensibilità che lo show è riuscito a mettere in luce nonostante il protagonista non avesse il bagaglio emotivo della sua controparte cinematografica. Dunque, puntando su un gioco di scoperta di sé e caos allo stato puro, Loki si è affermata in poco tempo come la serie più popolare su Disney+.
Un grande successo per la Casa delle Idee, che con questo prodotto ha portato avanti la strada intrapresa precedentemente: se da un lato ha approfondito un personaggio che fino a quel momento era stato secondario, dall’altro ha tessuto un racconto che pone le basi della Fase 4. All’inizio di Loki, il protagonista viene trascinato nel quartiere generale della TVA (Time Variance Authority), un’istituzione al di fuori del tempo e dello spazio con il compito di proteggere la Sacra Linea Temporale. Catturato dopo la sua fuga in Avengers: Endgame, il Dio dell’Inganno verrà posto di fronte a una scelta: essere cancellato completamente dalla realtà, o collaborare insieme a Mobius M. Mobius (Owen Wilson) per catturare un’altra sua variante, molto più pericolosa e imprevedibile. È così che Loki incontrerà Sylvie, una sua versione femminile decisa a distruggere la TVA che, ritenendola una minaccia per l’integrità cronologica, le aveva sottratto la sua esistenza.
Con l’introduzione del personaggio di Sophia di Martino, lo show ci ha regalato una dinamica piuttosto interessante.
Nemici, alleati e poi innamorati, Loki e Sylvie hanno dimostrato di avere tratti in comune, ma allo stesso tempo di essere due entità a sé stanti. Due anime affini ma sostanzialmente differenti, che hanno dato vita a uno scontro ideologico che ha avuto un enorme impatto sul finale, oltre che sulla crescita del protagonista: Loki inizia infatti la sua avventura come un villain arrogante e narcisista, per poi vestire sempre di più i panni dell’eroe. O quantomeno di un antieroe capace di altruismo, pur conservando i suoi lati più caratteristici. Il suo narcisistico innamoramento di Sylvie ne è la dimostrazione: in lei rivede se stesso, qualcuno capace di comprenderlo poiché provvisto della sua stessa essenza. Tuttavia, questa complicità non basterà per distogliere la donna dal desiderio di vendetta, che aprirà le porte a un male peggiore di Colui che Rimane.
Uno degli elementi più importanti del finale è proprio questa figura: il Custode del Tempo nella Cittadella oltre il Vuoto, il burattinaio dietro la creazione della TVA e della Sacra Linea Temporale. Nonostante il suo nome non venga rivelato nel corso dell’episodio, i fan – soprattutto gli appassionati dei fumetti – hanno saputo mettere insieme gli indizi e riconoscere Kang il Conquistatore nel personaggio di Jonathan Majors. Un antagonista che fa il suo ingresso nell’MCU rimanendo fedele alla sua controparte cartacea: Kang è infatti uno scienziato proveniente dal XXXI secolo, che attraverso i suoi studi scoprirà l’esistenza del Multiverso. Entrato in contatto con le sue infinite Varianti, l’uomo inizierà a collaborare con loro, scambiando conoscenze e risorse per poter migliorare i vari universi. Ma quella che era iniziata come una cooperazione pacifica si trasformerà presto in uno scontro per la predominanza, scatenata da Varianti dall’indole conquistatrice. Inizierà così la Guerra del Multiverso, che avrà fine solo grazie all’intervento del Kang che abbiamo conosciuto. Imbrigliando il potere del demone Alioth, riuscirà infatti a impedire alle sue versioni malvagie di interferire con l’equilibrio temporale, scongiurando il Caos Catastrofico.
Ma pur fermando questo scontro violento, le azioni di Kang avranno un peso enorme sul suo universo.
La versione più pacifica di questo nuovo villain pone sì fine alla guerra, ma manipola anche i suoi abitanti affinché rimangano sul percorso prestabilito adatto a mantenere intatta la Sacra Linea Temporale. La fuga di Loki in Avengers: Endgame non è dunque un’anomalia ma esattamente ciò che doveva accadere, così come l’incontro con Sylvie. Le due varianti erano destinate a trovarsi, a cambiarsi a vicenda per poi arrivare al cospetto di Kang. Con questa grande rivelazione, lo show torna a parlarci di nuovo del concetto di libero arbitrio, da sempre un tema fondamentale nel percorso del personaggio. Se nel primo Avengers il Dio dell’Inganno era convinto che l’umanità bramasse l’asservimento, nel corso della serie si trasformerà invece in un difensore della libertà. Il principe asgardiano comprende quanto ognuno debba essere libero di fare le sue scelte, mostrandoci così quanto sia molto più del Dio sovrano che avevamo conosciuto in passato. L’umanità di Loki emerge con forza, dalla sua amicizia con Mobius fino al suo amore per Sylvie, dimostrando quanto anche i villain possano cambiare. Tuttavia, la trasformazione del protagonista viene controbilanciata dalla testardaggine della sua versione femminile che, pur dandoci prova della sua sensibilità, non potrà rinunciare ai suoi propositi.
Mentre Loki e Sylvie si ritrovano di fronte a un bivio, alla TVA la situazione è ugualmente incerta.
Grazie a Loki, Mobius è ormai a conoscenza della verità sui membri della TVA: varianti strappate dalle loro timeline e private dei ricordi per poter proteggere la linea temporale. Una realtà di cui Ravonna Renslayer era a conoscenza, pur essendo ignara di chi fosse al comando dell’agenzia. Questo personaggio ha sempre destato sospetti, che sono stati confermati negli ultimi episodi. Tuttavia, nel sesto questa figura è tornata a farci interrogare con la sua preoccupazione nel vedere la penna di Rebecca Tourminet, la sua variante del 2018. Considerata la reazione del personaggio, parrebbe che la sua esistenza abbia un’importanza di cui ancora non conosciamo il peso. Inoltre, rimane avvolta nel mistero anche la destinazione finale di Ravonna: prima dell’arrivo di Mobius, Miss Minutes le consegna dei file che la porteranno in un luogo sconosciuto, in cui dichiara di voler andare a “cercare il libero arbitrio”. Che si tratti di un piano di Kang, ideato poco prima della sua morte? Per ora possiamo solo speculare, e aspettare che la seconda stagione ci dia le risposte che stiamo cercando.
Ciò che è certo è che i momenti finali di “For All Time. Always.” sono stati decisivi.
Stanco dopo un’eternità passata a proteggere la linea temporale e consapevole di essere ormai vicino al confine di quello che era già stato scritto, Kang offre ai protagonisti una scelta: ucciderlo e dare così inizio a una guerra irreversibile, oppure prendere il suo posto e mantenere in equilibrio l’ordine. Un momento cruciale, in cui lo show ci ha mostrato lo scontro ideologico di cui vi abbiamo parlato prima. Sylvie rimane ferma sulle proprie convinzioni, nonostante questo possa portare alla distruzione del mondo che conosce. Loki invece è profondamente cambiato, arrivando così a considerare la proposta di Kang pur di evitare un male peggiore. Fra colpi di spade, magie, un bacio inaspettato e l’incertezza di fronte all’ignoto, alla fine ciò che prevarrà sarà la distruzione, dalla quale però nasce qualcosa di nuovo. Difatti, la morte di Kang non è che l’inizio di un nuovo capitolo per l’MCU, che ci introduce finalmente all’attesissimo Multiverso.
Rimandato alla TVA attraverso il timepad, Loki cercherà di avvertire Mobius e B-15 della minaccia che sta per colpirli, per poi rendersi conto di quanto la realtà sia già cambiata. Non ci sono più le statue dei Time Keepers, ma una di Kang. Non c’è più un amico fidato, ma uno sconosciuto che non ha idea di chi Loki sia.
È possibile che il protagonista si trovi in un universo parallelo, creatosi dalla frammentazione della linea temporale. Oppure che le azioni di Sylvie abbiano intaccato la realtà che conoscevamo. Qualunque sia la risposta, con la nascita del Multiverso le possibilità che si aprono di fronte a noi sono numerose: nuovi eroi, villain e pericoli. Nuovi universi in cui conoscere versioni diverse dei personaggi che ci sono già familiari (Superior Iron-Man, Captain Hydra) o nei quali far tornare coloro che ci hanno salutato nella Saga dell’Infinito. Inoltre, con questo colpo di scena la Marvel potrà iniziare a includere anche gli eroi della Fox (gli X-Men e Deadpool in primis), che potrebbero essere inseriti nella narrazione proprio grazie alle diramazioni del Multiverso.
Il finale di Loki ha dato inizio a una nuova era dell’MCU, che esplorerà le conseguenze delle azioni di Sylvie nelle prossime pellicole.
Molto probabilmente il grande villain della Fase 4 sarà proprio Kang, che farà un’apparizione sia in Ant-Man & The Wasp: Quantumania che nel reboot dei Fantastici Quattro. Il Multiverso verrà poi esplorato ulteriormente in Spider-Man: No Way Home (in cui potremmo trovare anche i personaggi della Trilogia di Raimi e Amazing Spider-Man) e Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Senza poi contare la possibilità di assistere ad altri sviluppi interessanti anche in Thor: Love and Thunder e Black Panther II.
Grazie a Loki e al suo soddisfacente finale, la Marvel si è dunque aperta la strada per infinite possibilità e meraviglie. Già con What If…? (in uscita l’11 agosto) ne avremo un primo assaggio, per poi introdurci nelle profondità di questo nuovo, entusiasmante macrocosmo. Non ci resta dunque che aspettare con trepidazione, e sperare che la Casa delle Idee continui a sorprenderci così come ha fatto con il gioiellino di Michael Waldron.