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Lettera di Jack Shephard a John Locke

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Caro Locke… John,
Sembrano passati pochi secondi dalla prima volta che ti ho visto su quella spiaggia, 180 per l’esattezzaAmare battute.
Era un giorno come tanti per tutti noi e invece quel giorno la vita… la vita ha interrotto il suo corso, il tempo si è fermato ed è rimasto così per sempre.

Il nostro è stato un rapporto difficile: sei un uomo forte, lo sei sempre stato e tu lo sapevi, ma soprattutto hai saputo come dimostrarlo a tutti quanti: ti stimo davvero molto per questo. La verità è che ti ho sempre stimato. Sì, ti ho detto che prendere quel volo è stato l’inizio della nostra morte, ma mi sbagliavo. Per te è stato l’inizio della vita perchè TU HAI INIZIATO A CREDERE. Abbiamo avuto scontri e dissidi, non mi sono fidato molte volte di te, ma nonostante questo il mio rispetto te lo sei guadagnato ben presto, e lo vuoi sapere perché? Proprio perché tu credevi, credevi in qualcosa, credevamo entrambi in qualcosa più grande di noi, in cose diverse, ma credevamo. Ci siamo azzuffati come bambini per imporre le nostre ragioni, una volta io, una volta tu,  come fosse un gioco: il gioco della luce, il gioco del buio. Io e te dovevamo tornare indietro perchè indietro non siamo tornati mai.
Tu sapevi tutto da sempre e fin dal primo momento hai guardato l’isola in faccia e sei riuscito a vederne la bellezza. No, non parlo del mare e della foresta, parlo della bellezza della consapevolezza. Non importa a volte quale sia la verità, l’importante è credere in qualcosa come tu hai creduto nella botola, come hai creduto nel pulsante, come hai creduto a Ben, come hai creduto a Jacob, come tu hai saputo credere in te… a credere anche in me molte volte. 
Quella che abbiamo vissuto è stata un’esperienza che non è ancora reale, o forse è l’unica cosa vera che sia stata mai vissuta; la si può solo vivere e assaporare lentamente e sono felice di averti avuto accanto, dall’inizio fino a quando ci siamo potuti rincontrare.
E a volte mi manca ancora: mi manca il rumore delle onde che si infrangono e vedere Kate che si fa affondare sulla spiaggia, mi manca l’odore del mango e il suo sapore primitivo, gli alberi che sussurrano storie lontane di uomini e donne di coraggio mentre Vincent li sfiora con naturalezza, mi mancano le cascate infinite e vedere Claire sorridere a suo figlio mentre beve dell’acqua, non era mai abbastanza, e l’aria di libertà e di vita che la mia anima non sarà mai capace di dimenticare, MAI. 

Devo dirlo, mi mancherai anche tu. Sei stato un rivale per la costante ostinazione a fare sempre di testa tua, sei stato un compagno perché quello che hai fatto, lo hai fatto un po’ per tutti noi, sei stato un complice perché certe verità le potevamo sopportare soltanto io e te. Sei stato un amico perché adesso, adesso che siamo qui tutti insieme, ormai lontani da quella realtà che un giorno credevamo di possedere, io ti guardo negli occhi e trovo pace, tregua e sollievo, perché tu hai vissuto quello che ho vissuto io e lo hai fatto in maniera completamente diversa dagli altri. E questo ci unirà per sempre. 

Quindi ti scrivo questa lettera per dirti grazie, grazie per tutte le volte che mi hai detto no, grazie per tutte le volte che mi hai forzato a fare qualcosa, grazie per tutte le volte che mi hai convinto a credere in te, grazie per tutte le volte in cui i tuoi occhi si sono alzati come avessi avuto un’illuminazione e grazie di avermi insegnato a credere in me, in te. A credere e basta. 

Jack

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