Potere, ambizione, intelligenza e astuzia, in Lost, sono dei concetti cardine da considerare quando si tenta di comprendere Benjamin Linus. La sua lenta ma eloquente parabola discendente rivela il volto di un uomo sconfitto, di cui alla fine si ha quasi pietà nonostante tutto il male inflitto. Ma prima del pentimento, prima che lui stesso dica a Hurley di non voler entrare in chiesa, prima di rifiutare un riposo sereno ed eterno, dobbiamo ricordare un Linus diverso: colui che aveva da sempre creduto di poter governare l’Isola, simbolo di un potere che, pur di stringere nel palmo della mano, lo aveva condotto a sacrificare ogni forma di umanità.
Se ci affidassimo al determinismo ambientale, per il quale il mondo in cui cresciamo determina chi siamo da adulti, allora non dovremmo sorprenderci delle azioni di Ben una volta scoperto il suo passato. I legami sociali e familiari, i più intimi e i più importanti, gli vengono negati causando un vortice di eventi e ideologie che lo plasmano come il mostro che impariamo a conoscere. Un mostro che lui ha cercato di allontanare recitando la parte del padre amorevole, come se volesse esorcizzare l’idea di poter assomigliare al suo di padre. Eppure fallisce sia perché incapace di legami sinceri, sia perché accecato dall’onnipotenza che crede di incarnare sull’Isola. Se inizialmente uccidere deriva dal suo desiderio di raggiungere la libertà, poco dopo diventa il mezzo per altro: un potere infinito e sempre garantito dagli Altri e dalla promessa di un fantasma.
Ma considerare Linus solo una vittima degli eventi sminuirebbe il suo processo degenerativo. Affascinante è invece la visione che lo descrive come un sociopatico, inebriato dal suo ruolo di Imperatore che tutti temono di contraddire.
In Lost, finché Ben ha il potere, la solitudine non lo spaventa.
Linus è un Napoleone certo delle proprie capacità e incapace di piegarsi dinnanzi agli ordini di qualcun altro. Recluta ogni giorno nuovi soldati nutrendoli di sogni e illusioni ma, alla fine di tutto, è pronto a sacrificarli pur di raggiungere gli obiettivi. È ciò che accade con Ethan, con Juliet nella terza stagione ed ciò che accade con Goodwin. Ben cammina solo lungo un sentiero di cadaveri amici e nemici. In questo atteggiamento cieco dimostra di non saper cambiare perché crede di avere o di poter conquistare il potere.
Ma nel momento in cui Jacob lo guarda negli occhi rispondendo alla sua domanda con un’altra – What about me? – il potere che Ben aveva creduto di possedere crolla definitivamente dalle sue spalle gettandolo nella disperazione. Ed è in questo momento che le parole pronunciate dal Dr Linus nella 6×07 rivelano il parallelismo:
E fu su quest’isola che tutto divenne chiaro […] dove Napoleone dovette affrontare la prova più difficile, perché la cosa peggiore per lui non era l’esilio. Ciò che trovava davvero devastante era aver perso il suo potere. Certo, gli avevano permesso di mantenere il titolo di Imperatore, ma senza potere non aveva alcun valore. Tanto valeva essere morto.
Dr. Linus – Lost: 6×07
Linus viene sconfitto come Napoleone nel momento in cui scopre la verità sul suo ruolo nel disegno degli eventi tracciati dall’Isola.
Tenta vanamente di ergersi a Imperatore che ormai non è più, se non solo di nome. Il Fumo Nero è l’unico che nutre le sue aspirazioni portandolo a credere di essere ancora un comandante e governatore dell’Isola. Ma anche questa è solo un’illusione, un’idea a cui doversi aggrappare perché la verità è un’altra. Come Napoleone, Linus è disperato e tenta ogni cosa, ma una volta raggiunta l’amara consapevolezza è pronto a morire. Tutto ciò che contava davvero e tutto ciò per cui aveva commesso crimini e inganni viene meno, annullando il significato importante che lui aveva attribuito alla sua vita.
Intimoriti e allo stesso tempo affascinati dalla determinazione di questo personaggio diventiamo come coloro che, nella storia, sono stati e sono tuttora ammaliati da Napoleone Bonaparte. Si tratta infatti di personaggi-calamita che hanno la capacità di affascinare, con il loro carisma e la loro forza d’animo, tutti noi. Questo spiega perché gli Altri per decenni abbiano eseguito gli ordini di Benjamin senza mai dubitare del suo legame con Jacob.
Tuttavia, nel caso di Benjamin Linus vi è quel qualcosa in più che ci porta ad apprezzarlo alla fine di tutta la misteriosa avventura: il pentimento. Emerge sempre più vivido il ricordo della figlia poiché è lei che rappresentava l’unico spiraglio di bontà nella sua anima oscura. Eppure dà da pensare il fatto che anche questo affetto derivi da un’azione tutt’altro che positiva: il rapimento dettato da un mescolarsi confuso di pietà ed egoismo. Questo rende Linus anche più complesso della figura storica di Napoleone Bonaparte, e spiega anche il nostro affetto nei confronti di un personaggio che alla fine di tutto ha saputo scegliere la strada che meritava di percorrere. Un personaggio che, come molte cose di Lost, ha influenzato le serie tv successive.