“You weren’t exactly supposed to see that”
È questa la frase iconica di Sawyer, il truffatore di Lost che lascia aprire una valigetta piena di soldi dinanzi gli occhi della sua vittima. Ma ci siamo mai chiesti quanto questa frase rispecchi il personaggio di James “Sawyer” Ford?
“Non avremmo dovuto vederlo”
James, voleva che nessuno vedesse nulla di quel che era veramente, la vita lo aveva indotto a pensare che solo i cattivi potessero farla franca, così si era travestito da tale e aveva cercato di sotterrare tutta la bellezza e la gentilezza che lo caratterizzavano.
Sua madre, prima di andare incontro alla furia omicida del padre, gli intimò di nascondersi sotto il letto e di non uscire per nessuna ragione al mondo.
A quel punto il piccolo James assistette inerme alla sua morte e al conseguente suicidio del padre rimanendo nascosto nell’ombra di se stesso, quell’ombra che lo accompagnerà finché L’Isola non lo metterà in condizione di fare i conti con il suo passato. E ad affrontare le sue paure. Solo allora si ritroverà, inaspettatamente, al cospetto del vero “Sawyer”: il truffatore originario che gli aveva rovinato la vita.
D’altronde, fu proprio Jacob a consegnargli la penna il cui inchiostro macchierà la lettera indirizzata al primo Sawyer.
Tutto combacia e, a poco a poco, puntata dopo puntata, quel personaggio che ci appariva bianco e piatto, inizia a riflettere il suo arcobaleno di colori.
L’Isola di Lost costituisce il prisma che permette alla luce bianca di scomporsi nel suo spettro di colori. È il luogo di ritrovo delle anime frantumate, nonché lo scenario per il loro ricomporsi e riscoprirsi.
Proprio così in Sawyer siamo capaci di scorgere tutti i colori dell’arcobaleno e le loro sfumature più chiare o più scure.
Lui è il Rosso vivo dell’amore che lo pervade, sia nei confronti di Kate che di Juliet. Al contempo è Bordeaux come la gelosia che lo rende aggressivo e violento inducendolo a odiarsi, odio che accresce quella sete di vendetta diventata il senso ultimo della sua esistenza.
È Arancione come la tenerezza che lascia trasparire nei momenti di vulnerabilità e come la finta superficialità di cui si vanta quando ha timore di essere percepito come un debole.
Le sue battute e i suoi soprannomi fantasiosi (che abbiamo raccolto qui) rivelano un senso dell’umorismo assimilabile al Giallo canarino, che si tinge di Ocra quando usa il sarcasmo come scudo protettivo. Lo ricordiamo infatti all’inizio della serie come un rozzo, antipatico individuo nascosto dietro il fumo di una sigaretta.
I suoi atteggiamenti nei confronti degli altri superstiti sembrano celare Verde invidia, d’altro canto quando abbassa le difese ci dimostra come nel suo cuore conservi ancora la speranza che la ruota giri finalmente a suo favore.
Il suo altruismo è Blu come l’oceano in cui si tuffò per salvare gli Oceanic Six dall’insufficienza di carburante, nonostante i suoi furti e il suo sorriso beffardo cerchino di ritrarlo come un vero egoista.
Sawyer si aggira tra i sopravvissuti trasudante spocchia e superiorità, e non riesce a tenere al sicuro le sue fragilità, è truffatore di se stesso, la vittima che diventa carnefice come forma di ribellione verso un mondo che sembra essere troppo perfido per poter essere affrontato con la dolcezza d’animo tenue come l’Indaco.
È proprio quell’avido lettore che si accoccola tra le pagine di un libro fingendo pigrizia, che ci ha dimostrato come nel momento del bisogno fosse capace di tirar fuori il coraggio di un leone per affrontare il suo destino con l’intraprendenza e le tonalità decise del Viola.
Senza il prisma il bianco sarebbe rimasto bianco e quel bambino non sarebbe mai più uscito da sotto il suo letto.
“Non avremmo dovuto vederlo” eppure, se non avessimo visto nulla, avremmo perso una delle lezioni più importanti di Lost: non esistono il bianco o il nero, non siamo fatti per essere totalmente buoni o totalmente cattivi, la vita magari ci indurrà a pensare che valiamo talmente poco da meritare di buttarci via e diventare la nemesi di noi stessi. A quel punto dobbiamo pensare a tutti i colori che stiamo lasciando nell’ombra e ci basterà trovare il nostro personale prisma per rivelare tutte le nostre sfaccettature.