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10 cose a cui ho pensato dopo aver rivisto la prima puntata di Lost

Jack
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Sono passati vent’anni da quel 22 settembre 2004 (in Italia 22 marzo 2005) in cui, seduti comodi sui nostri divani dopo una giornata trascorsa a scuola o al lavoro, abbiamo visto comparire sullo schermo dei televisori una semplice scritta bianca, a caratteri maiuscoli, su di uno sfondo nero assolutamente anonimo. Non sapevamo ancora che quella parola, “LOST”, era l’incipit di una serie tv che avrebbe cambiato per sempre la storia della televisione. E mai e poi mai avremmo immaginato che questo prodotto ci avrebbe risucchiati nelle sue trame puntata dopo puntata, mistero dopo mistero, flashback dopo flashback.

In quelle prime sequenze abbiamo visto un occhio che si apre, una scarpa appesa a un ramo, una giungla verdissima, un cane, una spiaggia, un incidente aereo. E poi ancora un paio di manette sul terreno, un fumetto, degli alberi che si muovono, un backgammon, una lettera. È sufficiente mettere insieme questi dettagli ripresi dall’abile regia di J.J. Abrams per comporre quello che è l’episodio pilota di Lost. Oggetti e immagini che, come tanti piccoli pezzi di un puzzle, troveranno una loro collocazione e spiegazione durante le sei stagioni della serie, ma che hanno saputo raccontarci tantissime informazioni anche nel corso di quello che è stato, per un lungo periodo, il pilot più costoso della storia delle serie tv.

Ma ovviamente non è tutto qui. C’è sempre un valido motivo per cui valga la pena riavvolgere il tempo e trovarsi di nuovo davanti a quello schermo nero con la scritta bianca. Ecco quindi che sono pronta a raccontarvi le 10 cose a cui ho pensato dopo aver rivisto la prima puntata di Lost.

1) Tutti i protagonisti compaiono nei primi 20 minuti dell’episodio

L'episodio pilota
Credits: Imdb

La prima volta che si assiste a un’opera audiovisiva, che si tratti di un film o di un serie tv, ciò su cui si concentra la nostra attenzione è solitamente la trama, seguita immediatamente dall’identificazione soggettiva con uno o più personaggi. Per questo motivo tutto quello che fa da contorno sembra sfuggirci, anche se il nostro inconscio probabilmente lo percepisce.

Durante i primi minuti di Lost accade esattamente questo. Si è talmente traumatizzati nello scoprire che dei passeggeri di un aereo di linea si sono appena schiantati su un’isola che, al di là di Jack, gli altri membri dell’equipaggio sembrano delle comparse tra le tante, mischiate nella confusione generale. In realtà la prima apparizione di quelli che saranno poi i 14 protagonisti di Lost non è lasciata al caso.

In questi venti minuti di girato vediamo Charlie vicino a una delle fusoliere, poi Jin alla ricerca di Sun e Michael alla ricerca di Walt. Vediamo Shannon urlare terrorizzata, Locke che aiuta Jack nel soccorrere un passeggero, Claire da sola e con le contrazioni, Boone che sta provando a rianimare Rose. E infine Hugo, Kate, Sawyer, Sayid, Walt e Sun. Tutti in quest’ordine. I nostri eroi sono già lì, ognuno con le proprie preoccupazioni. Se non vi eravate accorti provate a farci caso nel prossimo rewatch.

2) L’innaturale leadership di Jack

Jack
Credits: ABC

È fuori discussione il fatto che Jack si sia preso la responsabilità della situazione sulle sue spalle. Così com’è evidente che il suo lavoro di neurochirurgo lo abbia influenzato nei comportamenti e nelle decisioni. Le competenze mediche sono quanto mai necessarie quando ci sono dei feriti da curare o una donna incinta all’ottavo mese, per fare un esempio. Ma l’eroismo non richiesto e l’eccessiva convinzione di essere nel giusto, hanno reso la sua leadership ridondante e a tratti artificiosa. Sembra quasi che nessuno sappia fare qualsiasi cosa meglio di lui e che lui debba essere l’unico a poter impartire ordini.

Questo tratto caratteriale di Jack nell’episodio pilota di Lost è appena accennato, ma si riesce comunque a percepire. E non so se sia stata una scelta volontaria degli sceneggiatori oppure una virata imprevista. Jack è il tipico cavaliere senza macchia e senza paura che incarna gli ideali dell’eroe caduto in disgrazia. Ma siamo sicuri che dal suo punto di vista il ruolo dell’eroe non sia solo una seccatura? Che la sua disponibilità verso gli altri sia in realtà solo catarsi per mettersi in pace con la propria coscienza? E che la sua testardaggine non sfoci spesso in vera e propria ossessione? Rivedendo la puntata qualche dubbio l’ho avuto.

3) I flashback sono come i cioccolatini…

Il flashback di Kate
Credits: ABC

…uno tira l’altro! L’espediente narrativo del flashback è stato il segno distintivo di Lost sin dalla prima stagione, tanto che colei che sta scrivendo ne ha sviluppato una vera e propria dipendenza, come per il cioccolato.  Nell’episodio pilota J.J. Abrams inserisce ben tre di questi salti indietro nel tempo, dedicati rispettivamente a Jack, Charlie e Kate. Assistere a un flashback di uno dei protagonisti è come sbirciare per un attimo nel loro passato, attraverso quella piccola fessura temporale che ci viene mostrata dal regista. Spiamo le loro vite ma poi sul più bello veniamo rilanciati in avanti nel presente, rimanendo con quella sensazione di curiosità e di attesa, fino al flashback successivo. E io ne vorrei sempre di più, lo ammetto.

Ma forse l’intento di Abrams era esattamente questo. Seminare cioccolatini lungo il percorso così da ingolosire noi spettatori che, alla fine, ne usciamo saziati e pienamente soddisfatti. E così mentre Jack sta parlando con Rose seduto al suo posto sul volo Oceanic 815, Charlie si sta avviando verso la toilette per poter placare la sua crisi di astinenza. Kate invece è ammanettata accanto al suo carceriere mentre dietro di loro l’aereo si spezza in due parti. È l’inizio della storia. Il momento della turbolenza che ha fatto precipitare il mezzo e che ci viene mostrato da tre punti di vista differenti. I primi tre cioccolatini di una lunga serie.

4) La vista del fumo nero mi affascina e mi terrorizza ogni volta

Il fumo nero
Credits: ABC

Il primissimo approccio al fumo nero durante il pilot di Lost è soprattutto uditivo. Inizialmente infatti si vede la vegetazione che ondeggia e viene scossa come se qualcosa la stesse colpendo violentemente. Poco dopo però si sente quel rumore metallico e stridente che conosciamo bene, come una catena che viene arrotolata o un ingranaggio enorme che si sta muovendo. Inquietante quanto basta per farci capire che lì dentro, nel folto della giungla, c’è qualcosa di pericoloso.

Lo stratagemma registico che tanto mi terrorizza arriva invece qualche sequenza più in là, quando Jack, Kate e Charlie si mettono in cammino per recuperare la ricetrasmittente nella cabina di pilotaggio. In questo momento quei suoni fanno il loro ritorno e vengono accostati alla cinepresa che si solleva a volo d’uccello sopra i personaggi, inquadrandoli dall’alto e da dietro, mentre corrono via spaventati.

Questo tipo di ripresa verrà utilizzato dagli autori più di una volta durante le stagioni di Lost. Ricordo, ad esempio, il primo incontro tra il fumo nero e John Locke, con il volto dell’uomo che osserva stralunato qualcosa che noi ancora non possiamo vedere. Anche qui l’altezza a cui è stata posta la cinepresa ci trae in inganno, perché ci fa pensare a qualche creatura dalle dimensioni molto più grandi rispetto a quelle di un comune essere umano. Niente a che vedere quindi con una sostanza informe, leggera e sfuggente come, appunto, è il fumo. Non so se lo rammentate ma ai tempi si ipotizzava che potesse essere un dinosauro. E sarebbe stato il minore dei mali, a pensarci col senno di poi.

5) Jack e Kate si conoscono da un solo giorno ma si comportano come se avessero una cotta adolescenziale

Jack e Kate
Credits: ABC

Forse sorriderete per quello che sto per scrivere ma quando ho rivisto Kate interagire con Jack, la prima cosa che mi è venuta in mente è la faccia di Joey accanto a quella di Dawson. Infatti l’attrazione tra i due personaggi di Lost è palpabile sin dal momento in cui la ragazza deve ricucire la ferita del medico. E fin qui nulla di strano, penserete voi. Se Matthew Fox senza maglietta ti chiede di curarlo, non si può di certo rifiutare. Ma mettendo da parte per un attimo questo angolo frivolo, proviamo a ragionare meglio sulla situazione.

Primo: i due si vedono per la prima volta proprio in questa occasione. Secondo: tra l’incidente aereo e questo momento sono passate solo poche ore. Terzo: si trovano su un’isola dimenticata da Dio circondati da morti e feriti non sapendo nemmeno se faranno mai ritorno a casa.

Almeno in Dawson’s Creek Joey e Dawson erano degli adolescenti in piena tempesta ormonale e si conoscevano da una vita. Oltretutto non erano appena sopravvissuti a un disastro aereo, anche perché succedono più cose nella Gubbio di Don Matteo che nel villaggio di Capeside. Ma ora che ci penso anche Jack e Rose di Titanic soffrivano della stessa sindrome di Jack e Kate. Sarà il brivido del pericolo? Chissà. Una cosa è certa: quando ci sono di mezzo gli ormoni tutto è possibile. (Qui potete leggere un’analisi onesta del triangolo amoroso tra Jack, Kate e Sawyer).

6) Non capire cosa dicono Jin e Sun aveva il suo senso

Jin e Sun
Credits: ABC

L’idea di inserire due personaggi che parlano in coreano tra loro senza mostrare i sottotitoli agli spettatori, almeno durante il pilot, è stata semplicemente straordinaria. Da un lato infatti ci sentiamo disorientati perché non comprendiamo ciò che Jin e Sun si dicono, ma contemporaneamente possiamo intuirlo dal linguaggio del corpo e dalle espressioni del viso. La capacità di un attore spesso risiede anche in questo. Comunicare interi concetti o emozioni attraverso le mani, gli occhi, una smorfia, e così via. Ecco perché durante il rewatch ho pensato ancora una volta che Daniel Dae Kim (Jin) e Yunjin Kim (Sun) siano stati eccezionali.

C’è un’azione in particolare che mi ha colpito più di altre. Quando Michael sta cercando Walt, si avvicina ingenuamente a Sun per chiederle se lo ha visto. Jin li vede parlare e urla immediatamente qualcosa alla moglie, la quale con reverenza si abbottona la camicetta che indossa. Con questo semplice gesto gli autori di Lost ci hanno praticamente detto tutto sulle dinamiche matrimoniali tra i due sposi. Dinamiche che vedremo ampiamente sviluppate negli episodi successivi, durante i quali compariranno anche i sottotitoli. Le due prestazioni attoriali sono state quindi potentissime esattamente come la prima volta che le vidi e mi hanno ricordato com’è bello ascoltare gli artisti recitare nella loro lingua madre.

7) È tutto nell’iconica scena del backgammon tra Locke e Walt, ma noi non potevamo saperlo

Locke
Credits: ABC

Nel pilot di Lost il personaggio di John Locke rimane abbastanza in disparte, a fare quasi da sfondo agli avvenimenti principali. Nonostante questo, però, è lui il protagonista di due delle scene più iconiche dell’intera serie. Avrete già capito a quali mi riferisco. La prima è il sorriso al sapore di arancia che rivolge a Kate. La seconda sono le sue mani mentre tengono tra pollice e indice due pedine rotonde, una bianca e una nera.

La spiegazione del gioco del backgammon è la spiegazione del significato di Lost. Di tutto ciò che accadrà da questo momento in avanti. E quando rivediamo la puntata è sconvolgente, perché ai tempi noi spettatori eravamo completamente ignari di avere davanti a noi la chiave di tutto.

Abbiamo interpretato quella scena tra Locke e Walt solo come un tenero momento ludico e di svago tra un adulto e un ragazzino. Ma nelle stagioni successive ritroveremo ancora quel gioco da tavolo e i due avversari saranno proprio Jacob, la parte bianca, e il fratello, l’uomo nero, il fumo, il male. Incredibile, se ci riflettiamo. Perché ai tempi abbiamo trascorso giorni e settimane a ragionare sugli “Altri”, sul progetto Dharma, sulla capanna di Jacob nel folto della giungla, sull’elettromagnetismo e su tutti gli altri misteri dell’isola. Ma era già tutto lì, in quei pochi minuti dell’episodio pilota.

8) Quei panorami e quell’oceano donano la pace dei sensi anche nelle giornate peggiori

Panorama dell'isola
Credits: ABC

Come sappiamo la maggior parte delle riprese di Lost si è svolta alle Hawaii, in particolare sull’isola di Oahu. Il bellissimo paesaggio da cartolina di questo luogo è composto essenzialmente da spiagge lunghissime, vegetazione folta e dai colori accesi e alture da cui godere del panorama circostante. Se poi ci aggiungiamo i tramonti e il fascino unico e magnetico dell’oceano e del suo movimento, ecco che ci siamo rifatti gli occhi anche stando seduti in poltrona.

Pensandoci bene però questa è una di quelle serie tv in cui l’ambientazione è a tutti gli effetti un personaggio della storia. A volte è persino la protagonista. L’isola è un essere pulsante e vivo che influenza le vicende dei sopravvissuti, nel bene e nel male. E io ho amato la regia che a volte ci mostra la natura in tutta la sua selvaggia bellezza. Mi mette in pace col mondo anche quando mi capita di avere una giornata storta o quando sono di cattivo umore. Credo che niente sia più rigenerante di così. Certo, se fossi veramente alle Hawaii non è che mi dispiacerebbe. Questa sensazione di benessere si accentuerebbe sicuramente. Comunque guardando il primo episodio di Lost (e ovviamente quelli successivi) il potere della location investe in pieno i nostri sensi. E diventa una medicina dopo una giornata del cavolo. Provare per credere.

9) No Sawyer, no party

Sawyer
Credits: ABC

Maleducato, arrogante, cinico e aggressivo, ma ha anche dei difetti. Sawyer è un personaggio reale, imperfetto e perfettibile, lontanissimo dai canoni ideali che la società moderna pretende come modello. Nel pilot della serie, la sua personalità ribelle ed egocentrica fuoriesce immediatamente – senza alcun filtro – nel bel mezzo di una rissa con Sayid. In questa situazione poco piacevole James incolpa l’ex-soldato iracheno di essere la causa dell’incidente aereo.

Poco dopo l’accaduto però, lo stesso Sawyer decide di unirsi a Sayid e al gruppo di compagni che si mettono in cammino per provare a captare un segnale radio. Ed è in questa circostanza che il “cattivo” truffatore salva l’intero gruppo dall’attacco di un orso polare (il primissimo della storia, tra l’altro). Testa alta e pistola in pugno dritta davanti a sé. Senza temere la morte, a quanto pare.

Eppure Sawyer ci sembra tutto sbagliato, soprattutto nelle prime puntate della serie. Ma cosa sarebbe Lost senza questo personaggio? Ve lo siete mai chiesti? Attraverso i suoi comportamenti spesso imprevedibili e beffardi, è lui l’anima della festa. L’intrattenitore. L’antieroe. Il capro espiatorio. Per non parlare della sua fantasia sfrenata nell’inventare ogni volta un soprannome diverso per gli altri sopravvissuti. Insomma, Sawyer è la tipica persona che vorrei accanto durante una vacanza o un party. Unico.

10) Il finale di puntata con il messaggio della Rousseau mi ha fatto venire voglia di fare un altro rewatch

Il messaggio della Rousseau
Credits: ABC

Ascoltare per una seconda volta quella voce angosciata che continua a ripetere lo stesso messaggio da sedici anni, è qualcosa che mi provoca inevitabilmente una pelle d’oca alta così. In quella sequenza i superstiti cercano di tradurre le parole della Rousseau dal francese, in modo da farle capire anche a noi spettatori, ma ne escono fuori solo alcuni frammenti. “Vi prego, aiutatemi. Sono sola, ora. Gli altri sono morti. Li ha uccisi. Li ha uccisi tutti”.

Quanti ricordi nel risentire questa frase. Vent’anni fa le ipotesi su chi fosse l’autrice del messaggio e sul perché fosse sull’isola da tutto quel tempo erano infinite. La storia di Danielle, un po’ come quella del fumo nero e della sequenza di numeri premuti da Desmond, è stata uno dei misteri più grandi di Lost. La donna è un personaggio che mi ha sempre affascinato, poiché non l’ho mai considerata come una persona malvagia. Ma allo stesso tempo mi rattristava vedere quanta solitudine e sofferenza avesse provato nel corso della sua vita.

Il finale dell’episodio pilota inoltre si chiude proprio sul suo appello disperato ed enigmatico, introducendo il mezzo del cliffhanger. La narrazione quindi viene interrotta bruscamente in corrispondenza di questo colpo di scena, motivo per il quale ora mi è venuta voglia di proseguire la visione della serie fino alla sua conclusione. E non sarebbe un grande sacrificio visto l’amore smisurato che provo per Lost.

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