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Daniel Faraday, il silenzioso sacrificio della scienza

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Le sei stagioni di Lost possono essere definite come un contenitore dell’umanità nelle sue sfaccettature più varie. Ogni personaggio è un mondo al cui interno vivono esperienze, emozioni, inclinazioni e vocazioni nelle quali ciascuno di noi può tranquillamente ritrovarsi. Il merito dell’isola, che ha ospitato i dispersi del volo Oceanic 815 e non solo, è quello di aver raggruppato tante realtà diverse in un unico luogo oltre il tempo e lo spazio empiricamente accessibile.

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Tra le tante realtà che troviamo sull’isola, quella rappresentata da Daniel Faraday (Jeremy Davies) è senza dubbio una delle più belle e affascinanti, non solo per il contributo che ha saputo dare alla storia, ma anche per i valori umani e culturali che ha saputo trasmettere. La sua figura in Lost incarna il ruolo della scienza e ci aiuta a sciogliere in chiave scientifica, per l’appunto, alcuni fenomeni apparentemente misteriosi.

Il personaggio di Faraday compare per la prima volta nel primo episodio della quarta stagione di Lost, per morire nel 14 della quinta stagione e fare, infine, un’ultima apparizione nell’episodio conclusivo della serie. Lo conosciamo come un professore universitario di fisica quantistica, arrivato sull’isola con il gruppo di Lapidus per salvare i dispersi. Lanciatosi con il paracadute dall’elicottero, sarà il primo del gruppo a incontrare Kate e Jack nella giungla.

Prima di parlare del suo contributo sull’isola, è doveroso conoscere il background di Faraday.

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Prima di venire a contatto con i dispersi, i numerosi flashback ci fanno conoscere qualcosa in più di Daniel. In particolare, oltre a brevi riferimenti sulla sua vita passata, gli episodi Morte accertata (4×02) e Costanti e variabili (5×14) sono a lui dedicati. Durante il corso di questi, scopriamo che Faraday è il figlio di Eloise Hawking e Charles Widmore, conosciutisi durante il progetto Dharma sull’isola. Spinto dalla madre, fin da ragazzo intraprenderà gli studi scientifici sacrificando la passione per il pianoforte. La dedizione allo studio lo porterà ad essere il più giovane dottore di ricerca di Oxford.

Sebbene Daniel non abbia mai conosciuto l’identità del padre, nel corso dei flashback scopriamo come molte sue ricerche siano state pubblicamente finanziate da Widmore.

Diventato professore al Queen’s College dell’università di Oxford, inizia a condurre esperimenti non autorizzati sui viaggi nel tempo, per i quali costruisce una macchina che permette alle persone di compiere viaggi temporali con la mente. Cavia per gli esperimenti sarà la fidanzata, Theresa, che subirà danni irrimediabili.

Quindi, Daniel si trasferisce in America dove prosegue gli esperimenti, causandosi gli stessi danni inflitti in precedenza alla fidanzata. Ormai gravemente malato per i continui viaggi temporali che gli hanno causato perdite di memoria, Daniel apprende del ritrovamento del relitto dell’Oceanic 815 e inizia inspiegabilmente a piangere. Viene quindi raggiunto da Widmore, che gli rivela la verità sul volo, spiegandogli che il vero relitto si trova su un’isola miracolosa. Widmore, quindi, grazie all’aiuto di Eloise, convince Daniel ad andare lì, dove effettivamente Faraday recupererà la memoria.

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L’obiettivo di Charles è quello di sfruttare le conoscenze scientifiche di Faraday per la sua causa personale.

Qui, dunque, si ricongiunge il passato con il presente. Poco dopo l’incontro di Daniel con Jack e Kate, questi due capiscono che il gruppo arrivato con l’elicottero non ha il compito principale di salvare i sopravvissuti, quanto quello di studiare le proprietà dell’isola. Nonostante ciò, Daniel si dimostrerà il più disponibile dei soccorritori nei confronti dei dispersi. In particolare, le sue conoscenze scientifiche risultano fondamentali nella fase in cui sull’isola si verificano ripetuti salti temporali a causa di Ben che aveva girato la ruota sotto l’Orchidea.

Tra i tanti salti temporali, Daniel, insieme a Sawyer, Juliet, Jin e Miles, arriva nel 1974 ed entra a far parte del gruppo Dharma. Qui proverà a convincere Chang della pericolosità delle sue azioni, avvisandolo della catastrofe che seguirà il trivellamento della stazione del Cigno. Daniel rivela di venire dal futuro e di conoscere ciò che accadrà, ma non viene creduto. Gli eventi portano Daniel al punto in cui decide di far esplodere la bomba nella stazione del Cigno. Quanto visto sull’isola e in particolare l’esperienza vissuta con i dispersi, lo hanno convinto dell’importanza delle persone rispetto ai meri esperimenti scientifici.

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Il suo intento, quindi, è quello di far esplodere l’ordigno in modo tale da prevenire il futuro schianto dell’Oceanic 815 in seguito alla distrazione di Desmond. Pertanto, mentre si reca presso la stazione per far saltare la bomba, incontra gli Altri e in una discussione viene ucciso da Eloise, che verrà a sapere di essere la madre di Daniel proprio da una rivelazione dello stesso in punto di morte.

Faraday è la scienza oltre le credenze e i misteri. Nelle sei stagioni di Lost, Abrams ha messo davanti agli spettatori i due principali approcci umani all’ignoto.

Da un lato la concezione fideistica degli eventi, incarnata ad esempio da Locke (come vi spieghiamo qua) e dagli altri membri dell’Oceanic 815 e degli Altri. Questi ultimi però si approcciano all’isola cercando di scoprirne il mistero trascendente che vi è dietro. Dall’altra parte, invece, Faraday ci offre la via della scienza, quella che, mediante lo studio e la ragione, prova a rendere noto ciò che in prima battuta è ignoto. Il rifiuto, però, di credere a Daniel da parte dei membri del Dharma e lo scetticismo manifestato dagli altri abitanti dell’isola sono l’emblema di come spesso la verità scientifica venga sacrificata a vantaggio di una più consolante spiegazione religiosa.

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In questo senso, tanto la morte di Faraday, le sue avvertenze prese in considerazione, quanto la conclusione della serie, con il finale dalla portata decisamente mistica (che vi abbiamo spiegato qua), sono elementi che ci fanno vedere come la scienza sia stata silenziosamente sacrificata a vantaggio della religione. Sicuramente, a nostro avviso, quello religioso è un approccio molto più vicino al sentimento generale dell’essere umano, da sempre incline alla risposta trascendente di fronte all’ignoto e a ciò che è fuori dalla sua immediata portata. Tuttavia, ci restituisce ancora una volta l’immagine di come il pensiero scientifico venga sacrificato forse perché troppo vicino alla natura umana e incapace di elevare l’uomo oltre i suoi limiti materiali.

Proprio il personaggio di Faraday, nei momenti finali della sua vita nel mondo di Lost, ci ha insegnato che al di là dell’approccio teologico o scientifico ai fatti, ciò che realmente eleva l’uomo sono i sentimenti autentici tra le persone. Questa via verso ciò che è in grado di migliorare l’uomo è in ciascuna persona e prescinde dalla natura dei fenomeni che ci circondano, per i quali la scienza è sempre una via estremamente autentica. Ma forse, proprio per questo, sempre fin troppo sacrificata.

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