Un famoso aforisma diceva che non c’è una seconda occasione per dare una buona prima impressione. Partire con il piede giusto è certamente un vantaggio da non sottovalutare, si può addirittura vivere un pochino di rendita se si è riusciti a piacere di primo impatto. Certo non è una cosa facile, contrariamente a quanto si potrebbe credere non viene spontanea, ma anzi è frutto di un attento studio e tante volte di una strategia ben architettata. Questo concetto ai limiti dell’ovvio si può applicare a praticamente qualsiasi ambito, incluso quello delle serie tv. Lost, True Detective, Westword, in tutte c’è una buona idea, una buona scrittura, dei bravi attori, un piccolo rischio calcolato. Sono ingredienti necessari, che generalmente portano il pubblico ad apprezzare una serie piuttosto che un’altra. E di questi tempi è davvero fondamentale riuscire a dare una buona impressione. In un epoca in cui escono annualmente migliaia e migliaia di serie tv è fondamentale riuscire ad agganciare lo spettatore già dalle prime puntate, esattamente come ha fatto Lost nel lontano 2004. Anzi uno studio sostiene che l’essere umano decida se ciò che ha di fronte è di suo gusto o meno in 7 secondi, praticamente ce la si gioca nei minuti del trailer.
Ma tornando all’importanza delle prime impressioni, se la prima stagione è memorabile gli spettatori saranno sicuramente più propensi a perdonare qualche piccolo scivolone nel proseguo della storia. Ci sono delle serie tv che non hanno mai saputo bissare il successo di una sfolgorante prima stagione, ma comunque vengono ancora annoverate fra i pilastri della tv. In fondo è molto difficile saper mantenere un altissimo livello, ma va detto che non è da tutti averlo raggiunto.
Ci sono delle serie che hanno avuto una prima stagione così innovativa da aver creato un vero e proprio genere. Ci sono delle serie tv che hanno visto per la prima volta star di Hollywood nel loro cast, o al contrario hanno consacrato attori prima sconosciuti. Ci sono serie tv che riconosciamo dalle prime tre note della sigla di apertura. Ci sono delle serie tv che vanno celebrate con un vero e proprio rituale prima o dopo la visione. Ci sono delle serie tv da cui è possibile fare citazioni a memoria per la quantità di volte che sono state viste. In tutti questi casi ci possiamo scommettere, la prima stagione è stata una vera e propria folgorazione.
Da Lost a True Detective, passando per Fargo. Ecco la classifica delle 10 migliori prime stagioni della storia delle serie tv. Intendiamo proprio i fuori classe, quelli che si presentano ai colloqui di lavoro in abito scuro e sorriso smagliante.
E ovviamente il lavoro lo ottengono sempre.
10 The Good Place
Non bisogna sempre pensare a serie tv drammatiche come Lost o Westworld per parlare di qualità, anzi il genere comedy si sta facendo largo in maniera sempre più prepotente e comincia a sembrare una dicotomia abbastanza frequente quella fra Mike Schur e le sit-com. Lo sceneggiatore e produttore di The good place infatti è lo stesso di The Office, collaboratore di Brooklyn nine-nine e si delinea come il creatore di un umorismo sagace e intelligente. La serie di per sè è molto leggera e godibile, ma finisce per essere memorabile proprio per l’originalità e l’umorismo arguto. La trama è molto semplice: Eleanor viene investita da un camion e finisce nel paradiso più paradiso che c’è. Ovviamente capisce quasi subito che c’è stato un errore, non era lei quella destinata a quel posto, non essendo particolarmente irreprensibile dal punto di vista morale. L’alternativa per i cattivi non è altrettanto allettante e quindi Eleanor decide che non è mai troppo tardi per migliorarsi. Ad ogni puntata quindi si ritrova a sciogliere alcuni dubbi etici nient’affatto scontati. La profondità della leggerezza infatti sta proprio nella capacità di infilare lezioni di filosofia morale, prese in prestito direttamente da Kant, fra battute davvero esilaranti. Indimenticabile per esempio, il momento in cui Eleanor scopre che non è possibile imprecare e tutti i suoi tentativi vengono storpiati in “What the fork!” o “Holy shirt!” . Imperdibile quindi questa prima stagione, che presenta anche un plot twist finale che coinvolge niente meno che il “padrone di casa” in persona.
9 American Horror Story
Non è così scontato riuscire a costruire una serie tv horror. Infatti è generalmente un genere che ben si presta al classico film. Per avere paura è necessario che lo spettatore venga adeguatamente preparato in modo da essere del tutto coinvolto nella narrazione e poterlo spaventare nel momento in cui si raggiunge l’acme della storia. Tutte cose che risultano ben più complicate in una serie tv, dalla durata limitata e magari dall’uscita frammentata. La prima stagione di American Horror Story però ci riesce. Benissimo. Spaventa, inorridisce, impressiona, riesce davvero a spingerti a guardare sotto al letto prima di addormentarti. La trama è delle più classiche, la casa infestata. Però questa è diversa, non ci sono solo spiriti e fantasmi, ma pullula di mostri, psicosi e sangue. Di pratiche mediche dubbie, di bambini che resuscitano e di una bravissima Jessica Lange nel ruolo di una inquietante vicina invadente. L’idea non è nuova, ma la realizzazione è efficace, diretta, cruda. La serie si propone come antologica, ogni stagione vedrà nuovi personaggi e nuove trame, ma il cast rimane sempre più o meno costante. L’horror viene quindi reinventato e distribuito un pezzettino alla volta, ma riesce a mantenere alta l’aspettativa puntata dopo puntata, fino ad arrivare allo scioccante finale.
8 The Handmaid’s tale
Liberamente tratta dal libro ” I racconti dell’ancella” di Margaret Atwood, The Handmaid’s Tale è un racconto distopico che nella prima stagione si riscopre estremamente disturbante (Zia Lydia risveglierebbe i peggiori istinti di chiunque). Viene mostrata la storia di June, donna madre e moglie libera che viene rapita e portata a Gilead. Questa società soffre in maniera particolare un problema demografico, tanto che le (poche) donne ancora fertili vengono addestrate alla riproduzione forzata e continua. Non possono leggere, scrivere, nè parlare liberamente, non possiedono denaro nè oggetti di alcun tipo. Vestono degli ingombranti abiti rossi, come se fossero dei bersagli ambulanti e portano delle cuffiette che ne rendono difficile il riconoscimento. Non possiedono più nemmeno il loro nome, ma prendono in prestito quello dell’uomo a cui sono state momentaneamente assegnate. Sono impegnate nel tentativo costante di non infastidire le Mogli, pena orribili amputazioni e torture. Magistrale l’interpretazione di Elisabeth Moss (June appunto) che è capace di esprimere rabbia, dolore e frustrazione anche con metà della faccia coperta da una maschera di cuoio. È sorprendentemente semplice immedesimarsi nelle sensazioni di June e questa è la vera forza della serie. In questa prima stagione ci colpiscono come uno schiaffo temi che non sono poi così lontani da noi: il fanatismo religioso, la violenza sulle donne, il problema della natalità, l’oltrepassare la frontiera per un futuro migliore. Non è lontano il futuro raccontato in maniera cruda e diretta da The Handmaid’s Tale, per questo prende alla bocca dello stomaco.
7 The Walking Dead
Le invasioni zombie sono un grande classico dell’horror e anche in questo caso la trama non costituisce una grande novità. La storia raccontata, vede come protagonista Rick, un vicesceriffo che, dopo un conflitto a fuoco, si risveglia dal coma. Il pianeta Terra però è molto diverso da come lo ricordava. Un misterioso virus ha preso piede ed ora i contagiati attaccano i pochissimi superstiti rimasti. Dal momento del suo risveglio, il povero Rick inizia una vera e propria corsa alla sopravvivenza che lo costringerà ad attingere a tutte le sue conoscenze e ad ogni possibile strategia per vivere. Se fino a qui non c’è niente di nuovo, la prima stagione di The Walking Dead si delinea come un vero e proprio capostipite del genere, grazie ad una realizzazione davvero straordinaria. Diciamocelo, gli Zombie nel cinema e nella tv non sempre sono credibili, figuriamoci se riescono a far paura. Eppure l’ambientazione, l’atmosfera, ma sopratutto il trucco e i costumi danno vita a dei mostri efficaci e spaventosi, come non se ne vedevano da anni. Quando si respira anche solo la possibilità di uno zombie in avvicinamento, sentiamo davvero il panico. La prima puntata della serie è andata in onda più di 10 anni fa, ma ancora oggi gli Zombie di The Walking Dead sono indimenticabili, fra i migliori mai realizzati e questo deve essere per forza un chiaro sintomo di qualità.
6 Mr. Robot
Secondo la rivista Forbes, il pilot di Mr Robot è uno dei migliori che si sia mai visto negli ultimi anni. Alla faccia di una buona prima impressione. Quando si parla di hacker e complottismo molti storcono il naso, se non altro per il timore di non capire proprio tutti i passaggi. La trama però è meno complicata di quanto potrebbe sembrare. Elliot Alderson (un Rami Malek in versione emaciata) è un hacker forse sociopatico, sicuramente depresso che lavora per una società che si occupa di sicurezza informatica. Soffre di allucinazioni e psicosi, il che probabilmente non lo aiuta a farsi degli amici. Viene contattato da Mr Robot, una specie di cyber- Robin Hood pronto a liberare l’umanità dai debiti contratti con le banche. In particolare vuole dichiarare guerra alla E-corp, un azienda per la quale Elliot garantisce la sicurezza informatica, ma che contemporaneamente sembra essere coinvolta nella morte del padre. Ciò che rende la prima stagione di Mr Robot davvero memorabile è sicuramente il ritmo. Un thriller che tiene davvero con il fiato sospeso. Lo spettatore non riesce a capire, continua a pensare, a ipotizzare, ad immaginare, ma non ci sono certezze, niente di chiaro né esplicito. Tutto è segreto, omertoso quasi. Si assiste ad ogni puntata, con un leggero stato di apprensione per ciò che sembra potrebbe succedere da un momento all’altro. È tutto cupo, grigio, pesante e misterioso. Un’atmosfera che ti inchioda alla sedia, non riesci a fermarti perché semplicemente… vuoi sapere!
5 Fargo
Quella che vedrete è una storia vera. I fatti esposti sono accaduti nel 2006 in Minnesota. Su richiesta dei superstiti, sono stati utilizzati nomi fittizi. Per rispettare le vittime, tutto il resto è stato raccontato esattamente com’è accaduto.
Prendere un film premio Oscar e acclamato dal pubblico e usarlo come ispirazione per una serie tv è, almeno sulla carta, una buona idea. Il rischio di confronti è dietro l’angolo, ma nel caso di Fargo ( serie tv ispirata all’omonimo film) la scommessa è stata vinta. La serie si avvicina, ma non segue pedissequamente la trama del film. Ed ecco quindi la strana storia di Lester Nygaard, che un po’ volendo un po’ per caso recluta un killer professionista per uccidere le persone da cui si sente vessato. Sul caso comincia ad investigare la poliziotta Molly Solverson che purtroppo però si trova a dover lavorare con il più ottuso dei capi ( che poi è un certo Bob Odenkirk, mai sentito nominare Better call Saul?). Al di là della trama di per sé, questa serie tv, che si propone come antologica, rimane un piccolo gioiello. Non solo per le davvero notevoli prove attoriali (Martin Freeman su tutti, ma non si può non citare anche Billy Bob Thorton), ma sopratutto per i dialoghi quasi surreali e per la capacità degli sceneggiatori di mantenere quello humor nero che è diventato il marchio di fabbrica del genio dei fratelli Cohen, che non hanno scritto questa serie, ma risultano fra i produttori (vediamo se riuscite a trovare tutti gli Easter Egg presenti). Si merita senz’altro una menzione d’onore per la buona riuscita della serie, anche la neve del Minnesota.
4 True Detective
Il binomio “HBO = Serie tv di qualità” è in questo caso, quanto mai calzante. La prima stagione di True detective è esplosa come una vera e propria bomba, lasciando dei segni negli amanti delle serie tv, che non potranno mai essere cancellati. Dopo pochissimo dalla messa in onda era già diventata un fenomeno globale e non poteva non essere così. La prima stagione si concentra sulla ricerca di un serial killer. Le indagini sono avvenute in due archi temporali differenti, una nel 1995 e l’altra nel 2012. In questi lunghi 17 anni non si assisterà solo alla riapertura e risoluzione del caso, ma anche allo stravolgimento delle vite dei due detective che se ne occupano. E non sono due detective qualunque, Rustin Cohle e Martin Hart sono interpretati, con magistrale talento, rispettivamente da Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Se non bastasse la presenza di due grandi attori come protagonisti, il panorama desolante e l’aria calda e soffocante della Louisiana ti si appiccicano addosso come carta moschicida. La colonna sonora è così buona da aver vinto un Emmy e la trama tiene incollati al divano puntata dopo puntata. Un successo così grande che difficilmente si sarebbe potuto replicare, sopratutto se la serie tv è pensata come antologica (si dice per volontà degli stessi attori, che non volevano correre il rischio di rimanere troppo legati ai loro personaggi). Comunque sia, nella prima stagione di True detective funziona tutto. Davvero, è imperdibile.
3 Westworld
Praticamente impossibile riuscire a sintetizzare la trama di Westworld, definirla labirintica è un eufemismo, le storylines sono tantissime e tortuosissime. In generale diciamo che tutto si colloca in un futuro popolato da uomini e androidi. Westworld è un parco di divertimenti in cui facoltosi individui possono provare l’ebbrezza della vita nel Far West. Spesso a farne le spese sono proprio questi robot dalle sembianze perfettamente identiche a quelle umane. Sono programmati per non avere ricordi e non ribellarsi agli uomini, qualsiasi cosa quest’ultimi decidano di fare. Questo in teoria, perché nella pratica un po’ alla volta questa intelligenza artificiale si scopre straordinariamente simile a quella umana. Ogni episodio in un primo momento, sembra slegato dagli altri, ma in realtà con il proseguo della storia si capisce che tutto è sottilmente interconnesso. La prima stagione di Westworld lascia senza parole, perché è chiaro già dalla prima puntata, che si ha di fronte un prodotto di altissima qualità. Non solo per i personaggi ben costruiti e delinati, ma anche per le interpretazioni di attori importanti (Anthony Hopkins per dirne uno) che rendono giustizia alle grandi menti che li hanno ideati. Che poi sono le stesse menti che hanno ideato film come Memento o Jurassic Park per esempio. Infine non si può non parlare della resa grafica e della fotografia di questa serie, paragonabile tranquillamente a quelle per il grande schermo. Da non sottovalutare inoltre il messaggio implicito nella serie. Se da una parte è vero che ci costringe ad uno sforzo di concentrazione e attenzione, dall’altra ci regala importanti spunti di riflessione su cosa significhi essere umani, o meglio cosa ci renda umani. Westworld si pone senza dubbio sullo stesso piano di altri prodotti come Game of thrones o Lost che hanno davvero fatto la storia delle serie tv.
2 Prison Break
Lincoln Burrows viene rinchiuso nel braccio della morte perché accusato niente meno che dell’omicidio del fratello del Vicepresidente degli Stati Uniti. Suo fratello Michael Scofield, brillante ingegnere, è assolutamente certo della sua innocenza e quindi organizza una rapina in banca con l’unico scopo di venire rinchiuso nello stesso carcere di Lincoln. In questo modo può aiutarlo ad evadere, architettando un complicatissimo piano. La trama è facilissima da raccontare. Impossibile è descrivere lo stato di perenne ansia che si vive guardando questa prima stagione di Prison Break. Che l’evasione non sia esattamente un gioco da ragazzi è abbastanza comprensibile, ma questa serie non è mai banale, non sono neanche vagamente immaginabili i plot twist presenti in questa stagione. I morti sono vivi, gli amici sono nemici, le cose facili diventano difficili. Per ogni piano ce n’è sempre uno di riserva. Non ti puoi rilassare un attimo che già qualcosa va storto, o forse era già tutto calcolato? Impossibile prevedere, immaginare, ipotizzare, indovinare il finale della storia. Il ritmo è insopportabilmente veloce, tutto va a velocità massima. È una continua, folle corsa, ma senza sapere contro cosa ci si scontrerà alla fine. L’unica certezza sono le planimetrie del carcere, comodamente tatuate sulla schiena di Michael.
1 Lost
Al primo posto di questa classifica non poteva ovviamente non esserci Lost, la serie di tutte le serie. La prima stagione di Lost è memorabile prima di ogni altra cosa, per essere semplicemente la prima stagione di Lost. La sua uscita è il momento in cui si è alzata l’asticella e il fenomeno delle serie tv è diventato quello a cui ci siamo abituati. Se adesso migliaia e migliaia di utenti scalpitano per una nuova puntata, parlano per giorni di un colpo di scena, stanno svegli tutta la notte per un finale di stagione (e diciamocelo, ci sono fin troppi Derek in Italia), tutto questo lo dobbiamo a Lost. Complessa ed intelligente, la prima stagione di Lost vede il naufragio di un volo di linea su un isola deserta. Qui i 48 sopravvissuti di Lost dovranno riuscire ad avere la meglio non solo nelle difficili condizioni dell’isola, ma sopratutto sulla convivenza forzata fra di loro. Come se già questo non fosse sufficiente, capiranno ben presto che strane cose accadono sull’isola di Lost e che potrebbe anche non essere proprio del tutto disabitata. Ma come dice lo stesso John Locke ” Sopravvivere è solo un concetto relativo”. Lost ci ha insegnato a seguire una storia con il fiato sospeso per 24 episodi, conoscendo a memoria nomi e personalità di tutti i personaggi, ci ha fatto provare quella strana sensazione di impotenza di fronte all’obbligo di dover aspettare una settimana per un nuovo episodio. Lost ci ha permesso centinaia di dibattiti e possibili interpretazioni, ci ha insegnato a stare dalla parte dei buoni, o dei cattivi, o degli “Altri”. Ci ha spinto ad immaginare e a razionalizzare. Insomma ci ha fatto davvero capire che cos’è un mistero. Perché Lost è un mistero. Può esserci qualcosa di più appassionante?