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Lost: 5 episodi per capire John Locke

2) Chiusura (2 x 17)

Che John Locke sia indissolubilmente legato al concetto di fede è incontestabile e lampante, ma scavando al di sotto della superficie ci rendiamo conto che la Fede si compone di una molteplicità di colorazioni differenti.

Questo episodio si incardina intorno a una di queste sfumature, la più delicata e difficile da gestire per John: la fiducia. Locke è consapevole che la sua bontà d’animo tende spesso a trasformarsi in una forma di ingenuità infantile.

È cresciuto alimentando sé stesso con un vuoto costante. Ha sentito bruciare nel petto la necessità impellente di riempirlo e il tremore della solitudine lo ha reso miope, incapace di discernere le intenzioni delle persone che lo circondano. È questo il motivo alla base della sua reiterata speranza di recuperare l’amore paterno e l’istinto irrefrenabile di perdonare l’artefice dei suoi mali dimenticando di perdonarsi.

Il dolore gli inibisce il pensiero. La speranza di pareggiare i conti, con i demoni delle sue assenze, raggiunge il culmine quando determina la perdita dell’unica vera felicità concreta della sua vita. Si lascia scivolare l’amore tra le dita e non gli restano altro che rabbia cieca e angoscia. È così che inizia ad avere sempre meno fiducia nelle persone e sempre più in quel destino trascendentale e mistico.

Emerge soprattutto quando si affida a Ben (nelle vesti di Henry) per premere il fatidico pulsante e liberarlo, arrancando poi in una ricerca ansimante e sconsolata, convinto che Ben fosse scappato via lasciandolo da solo. Perché solo lo è sempre stato, accompagnato dalla consapevolezza disillusa che le persone nel loro piccolo vanno via da lui, senza tornare mai indietro.

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