3) L’uomo di Tallahassee (3 x 13)
Lost ricostruisce la storia di John come un puzzle, ci fornisce un pezzo per volta e accumula i tasselli che portano un uomo alla disintegrazione.
Il punto focale di questo episodio è il fragore che si avverte quando qualcosa si spezza e il dolore denso ch sprigiona la frattura. Un dolore che prescinde da quello meramente fisico e attiene a qualcosa di più profondo, annidato negli angoli più bui della nostra anima. Quando si cade, si ha l’istantanea certezza di non essere all’altezza, di non avere la forza di affrontare la riabilitazione. Poi i lividi si riassorbono e le paralisi diventano abitudine.
John è un volano tra le mani di due manipolatori, non riesce a reggere il ritmo del loro gioco e ne finisce costantemente vittima. È irretito da sé stesso, dal terrore di perdere la ragione, di essere trovato. I muri di apparenze che ha meticolosamente costruito mostrano le loro crepe e iniziano a sgretolarsi ogni giorno di più. Nel suo sguardo tremolante rivediamo lo stesso John ancorato alla sua sedia a rotelle, con le gambe immobili e la bocca piena di negazione.
Eppure, non importa quanto alti siano i muri costruiti per sfuggire ai propri demoni, loro ritorneranno sempre finché non si avrà il coraggio di affrontarli estirpandoli in maniera definitiva. Questo momento è giunto anche per John, non ha più alcuna facoltà di scappare, l’uomo di Tallahassee è tornato come un incubo ricorrente e angosciante. È giunto il tempo di scacciare i fantasmi, è giunto il tempo di abbattere i muri. (qui abbiamo stilato una classifica dei momenti più strazianti della vita di Locke).