Lost è stata, a detta di quasi tutti (addetti ai lavori e non), una delle serie che maggiormente ha influenzato il panorama televisivo mondiale, collocandosi, insieme ad altri mostri sacri, fra i capostipiti delle serie tv. La mente, insieme a Lindelof, dietro a questo incredibile prodotto è quella di JJ Abrams. Una figura che ha sempre vissuto tra realtà e sci-fi nelle sue opere, e che ha avuto con Lost la consacrazione definitiva. Nel campo della fantascienza il suo maestro è Spielberg, ma anche il cinema dell’orrore e il tema dell’infanzia lo hanno forgiato. Ma la domanda che vogliamo provocatoriamente porci in questo articolo è: JJ Abrams si è arreso con Lost? La mia risposta è sì, ma sia chiaro: il senso di “arrendersi” è totalmente diverso da quello a cui comunemente si pensa.
Partiamo da una riflessione legata ai lavori di Abrams in televisione: quali sono i suoi principali e veri successi? Lost e Fringe. Si tratta di due serie fantascientifiche che hanno scritto pagine importanti della televisione nel primo decennio degli anni 2000. Sono due prodotti che presentano difetti simili (alcuni quesiti importanti lasciati in sospeso, ad esempio) ma che godono ugualmente di ottima fama nel pubblico (probabilmente Lost si colloca, in questo senso, un gradino sopra). Ma JJ Abrams dopo la fine di Lost si arrese? Niente affatto. Tuttavia, il successo non lo ha più baciato come un tempo, almeno non nelle vesti di creatore.
Ha lavorato a Undercovers e Alcatraz, serial finiti nel dimenticatoio. Nel primo era il creatore, nel secondo il produttore. Il mondo della fantascienza è quello in cui si è realizzato maggiormente, come dimostrano successi come Super 8 (regista e sceneggiatore), il film su Star Trek e quello su Star Wars. Ma c’è qualcosa che non torna in televisione. Sembra quasi che Lost abbia rappresentato la spinta oltre la quale Abrams, pur riprovandoci, non è riuscito ad andare. Ma quindi in che senso si è arreso, come abbiamo detto all’inizio?
Di certo non si è arreso nel tentare con lo stesso genere. E di certo non si è arreso al cinema. No, qui parliamo di una serendipity in cui Abrams ha trovato la sua vera pace: essere il produttore.
Forse, adesso è il momento di dare una definizione di serendipity e di spiegare perché sia così calzante in questa circostanza. È un termine inglese coniato da Horace Walpole nel XVIII secolo e deriva da Serendip, l’antico nome persiano usato per lo Sri Lanka. Per generalizzare, si potrebbe dire che definisce la fortuna di fare felici scoperte per puro caso, oppure il trovare qualcosa di inaspettato mentre si sta cercando qualcos’altro.
Cosa c’entra questo con JJ Abrams? Si potrebbe dire che la sua serendipity sia stata la consapevolezza che non solo ciò che viene scritto o diretto può conferire soddisfazione professionale, ma anche ciò che colloca dietro le quinte, come appunto il ruolo di produttore. E se dessimo un’occhiata ad alcuni dei prodotti dietro i quali c’è (o c’è stato) JJ Abrams, noteremmo come sia riuscito a mantenere vivo il suo amore per la fantascienza (in onore di Lost) senza fallire un colpo.
Person of Interest, Westworld, 22.11.63: sfido chiunque a dire che non siano serie di successo fra critica e pubblico. E inseriamoci pure la nuovissima Caste Rock, rinnovata per una seconda stagione.
Il punto è che JJ Abrams si è auto-lanciato con Lost, ma è riuscito a fare qualcosa di incredibilmente più interessante: ha reso l’accostamento del suo nome (persino come produttore, qualcosa che di solito nessuno guarda) ad un determinato prodotto uno dei motivi di maggiore interesse da parte del pubblico.
Quanta gente potrebbe dire: “Non sono del tutto convinto dalle premesse di questa serie, ma c’è JJ Abrams dietro quindi devo darle un’opportunità“. Questo è un raggiungimento professionale che chiunque in quel mondo si augurerebbe.
In definitiva, dunque, si può dire che Lost sia stata l’esperienza di vita di JJ Abrams, e il tentativo (fallito) di replicare quell’opera sia stato in realtà il suo più grande successo.