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La prima scena di Lost

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“Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Un modo di dire, questo, che gli autori di Lost sembrano aver preso alla lettera. È innegabile, infatti, che l’episodio pilota di una delle serie più famose della storia sia un vero e proprio tripudio per gli occhi e la mente. La prima scena in particolare ci consegna un quadro volutamente confusionario e angosciante, in modo che lo spettatore, tanto quanto i personaggi, venga catapultato nella tragedia che apre la storia: la caduta di un aereo su un’isola.

Per capire di cosa vogliamo parlare, tuttavia, è necessario dare alcune definizioni: cosa intendiamo per scena? Che porzione di puntata considereremo e, soprattutto, qual è il valore simbolico che determinate immagini assumono agli occhi di chi ha già visto l’intera serie? Entriamo – dunque – insieme nel marasma della prima scena di Lost.

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Per capire cosa si intende per scena, possiamo rifarci alle parole dell’esperto scrittore americano Robert McKee, che nel suo libro “Story” definisce scena come:

“Un’azione che avviene attraverso il conflitto in una condizione spazio-temporale più o meno invariata e che modifica, a livello di valori, la condizione esistenziale di un personaggio per quanto riguarda almeno uno di questi valori e con un grado di significato percepibile. Idealmente ogni scena è un evento della storia”.

Dunque la scena è qualcosa che fa parte di una più ampia sequenza che va, sostanzialmente, a creare la storia che vediamo rappresentata. Caratteristica fondamentale per McKee, come aggiunge poco dopo, è che non può esistere “nessuna scena senza una svolta”. Nel caso specifico di Lost, la prima scena per come la intenderemo nella nostra analisi racchiude i primi 10 minuti della puntata: da quando Jack apre l’occhio destro, fino a quando si ritira da solo sotto un albero per mettersi i punti alla ferita sul costato (con l’ingresso in scena di Kate).

Ci sono numerosi segnali che gli autori (sia gli scrittori Abrams, Lindelof e Lieber, sia il regista Abrams e sia la direttrice del montaggio Mary Jo Markey) danno allo spettatore per fare capire quando una scena sta volgendo al termine per passare a quella successiva. Come dice McKee l’elemento predominante è quello contenutistico, ma i più distratti possono capirlo anche dal fatto che iniziano a scorrere i titoli di testa mentre la storia prosegue. Cosa che avviene proprio quando Jack decide di isolarsi per curarsi.

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Ma qual è, dunque, la prima cosa che vediamo? Jack apre gli occhi, steso in un campo di bambù, solo. Seguono due elementi che vanno a completare un quadro suggestivo e indicativo: la boccetta di alcol che il dottore tira fuori dalla tasca e il cane (che scopriremo essere del piccolo Walt) che gli passa davanti perdendosi nella foresta.

Se quindi non possiamo non pensare alla solitudine come una caratteristica che si inserisce con forza ed emergerà in futuro nella vita del dottore, al tempo stesso egli osserva un suo fedele compagno (l’alcol) e un dolce cane: quest’ultimo farà venire meno la sua solitudine al momento della morte nell’ultima puntata.

Tornando alla scena, i frame sono girati in modo che la telecamera segua la frenetica corsa di Jack verso la spiaggia degli orrori: è lui il protagonista della puntata ed è dunque dal suo punto di vista che osserveremo le cose. Rottami, sangue, rumori assordanti, gente morta, ferita o svenuta. Questo è lo scenario che ci si presenta. Jack, incassato lo shock, non perde tempo: inizia a raggiungere tutte le persone in difficoltà, pratica respirazioni bocca a bocca, si danna per aiutare gli altri.

La tematica dell’eroe emerge nella maniera più autentica: sarà poi il proseguire della storia a dirci se Jack soccorre gli altri per puro altruismo o per aiutare soprattutto il suo io smarrito.

Anche in questa circostanza, tuttavia, è paradossalmente la solitudine a fare da padrona: Jack è solo nella sua disperata corsa contro gli eventi, almeno fino a quando qualcuno non mostra solidarietà: è Boone il primo a farlo, e non è un caso perchè proprio la bontà d’animo del ragazzo sarà una caratteristica fondamentale e – ahilui – fatale del suo essere. Le numerose penne inutilmente raccolte da Boone possono significare anche questo: lui ci prova, ma c’è sempre qualcuno più avanti di lui.

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Infine, ancora, la solitudine: dopo aver fatto il possibile per aiutare feriti, Claire incinta e tutti coloro che erano giustamente sotto shock, Jack si dedica a se stesso. Si allontana dal luogo dell’incidente e inizia a sterilizzare la ferita con l’alcol che conservava in tasca. Arriva Kate. Sarà lei a ricucirlo e a dare vita a una delle relazioni più belle e difficili di Lost.

La prima scena di Lost ci dice veramente tanto, col senno di poi. Ma anche senza esso, riusciamo a comprenderne la specialità e l’incredibile valore dei dettagli: il modo in cui gli sceneggiatori e il regista hanno inserito nei primi dieci minuti molti degli elementi portanti e delle tematiche di un’intera serie è stupefacente. Con una scena iniziale così, l’occhio di Jack che si chiude nell’ultima puntata non poteva che essere la più poetica e affascinante scelta da compiere.

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