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Vi spiego perché Lost può essere rewatchata all’infinito

Lost
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Lost è la serie tv di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieberg, andata in onda dal 2004 al 2010. Lost è una serie tv che ha creato uno spartiacque all’interno del mondo televisivo, a prescindere dal fatto che si apprezzi o meno la serie tv di J.J. Abrams, il fatto che Lost abbia rivoluzionato alcuni schemi televisivi è un dato di fatto inconfutabile.

Certo, che ci siano dei difetti è assodato. Nessuno sostiene che Lost sia la serie tv perfetta, ma la merviglia sta proprio nelle piccole imperfezioni, nelle sbavature che fanno di questa serie qualcosa di unico nel suo genere.

Lost è una metafora della vita. Come la vita, Lost è imperfetta, ruda, grezza. Nelle sei stagioni che la compongono si condensa un caos filosofico per cui, ad ogni rewatch, Lost ci sembra diversa dalla volta precedente.

Come i grandi libri o i grandi capolavori artistici, la grandezza sta nel saper mutare con il tempo. L’arte ha una vita a se stante, di questo sono più che certa, così come sono certa del fatto che l’arte assuma le forme e i mezzi più disparati.

Quando l’Oceanic Fly 815 precipita con i suoi passeggeri, è come se anche noi slacciassimo le cinture di sicurezza della nostra anima, preparandoci a un viaggio che non sarà mai lo stesso e che, ogni volta, ci porterà a scoprire un lato diverso di noi.

Questo lo capiamo anche attraverso i personaggi di Lost, caratterizzati in modo maniacale.

Lost
Lost (640×360)

Non c’è un singolo personaggio in Lost (fatta eccezione per lo scivolone di Exposè) su cui non si possa parlare per ore. Ognuno approda sull’Isola in un modo e ne esce rivoluzionato. Perché la prima variabile con cui Lost si diverte a mescolare le carte è quella che riguarda l’equilibrio tra la vita e la morte.

Vivere o morire sembra qualcosa di semplice. Si nasce, si vive, si muore. Eppure non è così. Oscar Wilde diceva che vivere è la cosa più rara al mondo, la maggior parte esiste e nulla più. Prima dell’Isola i viaggiatori erano semplici esseri umani abituati alla loro esistenza, ma vivere è un’altra cosa. Vivere non è adagiarsi sul passato, galleggiando verso un futuro di cui ci importa poco. Vivere è prendere coscienza di se stessi, lavorare attivamente per redimersi dagli sbagli del passato e scrollarsi di dosso etichette che derivano da persone, situazioni e complicazioni esterne.

L’Isola di Lost è una creatura con una sua personalità a parte, è volubile e magica, ma ha poteri curativi incredibili. Negli anni mi sono ritrovata a guardare e riguardare Lost in situazioni completamente diverse. Quando ho visto la serie tv di J.J. Abrams per la prima volta non avevo idea di cosa mi aspettasse, ero una ragazzina con la testa fra le nuovole e i libri universitari. Poi sono cresciuta, mi sono laureata, ho viaggiato e in tutto questo c’era sempre un po’ di Lost, perché mentre crescevo cambiava anche la mia percezione di alcune situazioni e di alcuni personaggi.

Ho sempre pensato che Lost si adatti agli spettatori ed è questa la più grande rivoluzione messa in atto da J.J. Abrams e compagni. In un prodotto televisivo sono riusciti a condensare tanto, troppo. È un’opera così vasta e filosofica che non basterebbe una vita per scandagliarne ogni singolo aspetto e sfumatura. Anche perché con il filtro dei miei occhi e del mio vissuto, Lost non avrà mai gli stessi colori e gli stessi significati che può avere agli occhi di un’altra persona.

Lost è la serie tv di cui farei il rewatch all’infinito, perché è una serie che mi porta a pormi domande su me stessa.

Sayid Jarrah - Lost
Sayid Jarrah – Lost

Penso a Sayid Jarrah, convinto di essere una persona spregevole, a causa delle sue azioni del passato. Sayid è un assassino, Sayid non ha pietà, Sayid è il soldato che esegue gli ordini senza pensare. Sayid è il male. Eppure Sayid è la stessa persona che in ogni situazione non perde occasione di aiutare gli altri, è quella persona silenziosa che conosce bene il prezzo della libertà, il peso di una bugia e il dolore della discriminazione. Sayid ha la guerra dentro ma è diventata una guerriglia diversa, con se stesso. Sayid dà la vita per salvare gli altri, il torturatore che corre coraggioso verso morte certa senza remore. Quel Sayid, che ha conosciuto sofferenza e silenzio, è guarito dall’immagine che aveva di se stesso. Allora mi chiedo, sono davvero chi credo di essere? L’etichetta che gli altri hanno apposto sulla mia fronte corrisponde a verità? Cosa posso fare per sentirmi ogni giorno una persona migliore di ciò che io stessa penso di essere?

Penso anche a Sawyer, il burbero e scontroso biondone che tra una sigaretta e l’altra fa di tutto affinchè gli altri lo allontanino e lo disprezzino. L’animo buono del personaggio viene fuori solo in un momento successivo, come luce che filtra un prisma rivelando tutti i suoi colori. L’uomo deve ritrovare quel bambino nascosto sotto il letto mentre il vero Sawyer gli rovinava la vita per sempre. Perché è diventato tutto ciò che ha sempre odiato? Come posso fare in modo che le ferite del passato non mi rendano uguale alla persona che mi ha inferto quelle ferite?

Prendete un episodio come La Costante, con protagonisti Desmond Hume e Penny, per quanto Lost possa essere imperfetta, vi stanchereste mai di vedere un episodio che è pura poesia?

Lost
Lost (640×361)

Lost è un viaggio in cui noi stessi facciamo i bagagli e ci prepariamo a viaggiare nei meandri della nostra vita. Per me guardare nuovamente Lost è come ritornare dopo tanto tempo in una città che amo. La città è cambiata, io sono cambiata. Apprezzo alcune cose che non apprezzavo prima e viceversa. È la bellezza di scoprire nuovo qualcosa di familiare.

I personaggi sono come Dorian di fronte al suo ritratto in soffitta. Si guardano, si riconoscono a stento e pugnalano quella tela estranea e familiare allo stesso tempo. Se Dorian Grey in persona fosse stato un passeggero dell’Oceanic Fly 815, L’Isola probabilmente avrebbe dato una seconda possibilità anche a lui. Perché il perdersi del titolo non si riferisce all’incidente aereo su un’Isola deserta, ma al fatto che i personaggi si fossero persi già da prima, ognuno nelle loro vite monche e prive di direzione.

Dopotutto, vi sentite pronti per il prossimo rewatch?