Nonostante sia conclusa da oltre 10 anni e siano arrivate tonnellate di nuove serie tv, Lost rimane emblematica e oggetto di discussione ancora oggi. J.J. Abrams ci ha fatto emozionare e ci ha stregato sotto tantissimi punti di vista, nonostante alcune dinamiche della serie non siano del tutto chiare. Lost sembra essere incentrata su concetti scientifici: ci sono diversi fenomeni tecnologici come il campo magnetico dell’isola e i viaggi temporali che seguono questa pista. All’interno delle 6 stagioni la maggior parte degli avvenimenti sembra sempre trovare una soluzione diretta nelle formule e negli elementi di fisica che attingono direttamente a studi concreti. Tuttavia con uno sguardo più approfondito, avvicinandoci al significato intrinseco della storia, possiamo capire come in realtà Lost sia più un serie che si basa sulla Fede.
Uomo di scienza, uomo di fede
Il primo episodio della seconda stagione porta proprio questo titolo “Uomo di scienza, uomo di fede”. Tutti i 43 minuti girano attorno a questo dualismo, che è incarnato da due dei protagonisti di Lost: Jack un uomo di scienza, Locke un uomo di fede.
Jack Shephard rappresenta il lato scientifico nel mondo di Lost. Ha bisogno di vedere per credere e trova rassicurazione nella precisione dei calcoli. Non a caso infatti, Jack è un chirurgo che ama il proprio lavoro, ed è proprio in questo episodio che la sua figura di promotore scientifico viene messa a dura prova. Una paziente rischia di perdere l’uso delle gambe dopo un grave incidente stradale, Jack con la freddezza medica alla quale è abituato, le rende subito chiaro che per lei sarà impossibile camminare di nuovo. Nonostante il padre lo incoraggi a essere più rassicurante con i pazienti, Jack è scettico e non crede giusto fare promesse che non potrà mantenere. Data l’impossibilità del successo dell’intervento per farla guarire, funzionerebbe solo un miracolo, che poi accade. Lo stesso approccio è anche sull’isola, dove i toni diventano più surreali, Jack è restio ad entrare nella botola, ne valuta i pro e i contro, osserva la situazione in maniera analitica.
Il suo antagonista in questo senso è John Locke. Locke sale sul volo Oceanic 815 in sedia a rotelle e si risveglia sulla spiaggia alzandosi con le proprie gambe. Il suo percorso in Lost è simile ad una ricerca dell’origine della Fede. Lui senza dubbio la possiede, ma cerca di scavare sempre più a fondo. Locke è un accanito sostenitore della Fede anche intesa in senso religioso e spirituale e lascia che sia proprio essa a guidarlo. Ogni elemento nel suo cammino viene visto come un segno, infatti è lui ad infrangere le disposizioni di Jack e ad addentrarsi nella botola senza ripensamenti. Sarà sempre lui a dover premere il pulsante all’interno del bunker. Locke non sa davvero perché lo sta facendo, ma sa che è suo compito farlo e che c’è dietro un disegno più grande. Il suo atto di fede è credere nell’isola, la sua cieca fiducia negli eventi che non si possono spiegare. Il suo motto è: credi e vedrai.
Il progetto Darhma e la fisica quantistica
I principi della fisica all’interno di Lost sono molteplici. Il progetto Dharma è senza dubbio il nucleo scientifico più importante all’interno di tutta la storia. I concetti teorici, articolati poi dal gruppo Dharma e portati avanti da Eloise e suo figlio Daniel Faraday, sono il campo elettromagnetico e i viaggi nel tempo. In realtà il Progetto Dharma era esso stesso un enorme esperimento scientifico. Gli scienziati e gli studiosi lo utilizzavano come stazione di ricerca, ma ciò a cui realmente si aspirava sull’isola era poter manipolare l’ambiente. I viaggi nel tempo sono il punto più importante di questa relazione binomiale tra scienza e Fede. Daniel cerca di aiutare i naufraghi a non far avvenire il crollo dell’aereo, ma ciò che è già accaduto deve accadere per forza.
Il paradosso di coerenza in fisica teorizza le medesime azioni: se vai nel passato e uccidi tuo nonno, come puoi esistere e aver compiuto il viaggio?Anche Stephen Hawking, ben prima del 2004, aveva decretato l’impossibilità di modificare eventi nel passato: la legge cosmica e naturale lo impedirebbe a causa del paradosso di predestinazione degli eventi. Allora se nel mondo della fisica era già nota questa equazione, perché tutti i personaggi di Lost ci credono? Lost vuole farci intendere di avere i piedi ben saldi nei teoremi di fisica quantistica, ma in realtà questo è uno specchio per le allodole.
La serie si apre con il naufragio di un gruppo di persone. Ciò che le accumuna è la perdita della Fede, sono disillusi e scoraggiati dalla piega che ha preso la loro vita. Grazie all’evoluzione psicologica e ai diversi percorsi personali, i personaggi, nella puntata finale, hanno ritrovato qualcosa in cui credere e riporre cieca fiducia. Basterebbe anche solo la loro amicizia e il filo che unisce le loro vite a condurli all’interno della chiesa.
Tutti i personaggi sono messi a dura prova, i loro conflitti interiori li portano a dover sfidare ogni giorno i propri limiti. I rimpianti e il rammarico per come è stato il loro passato sono uno dei tanti fili conduttori di Lost. Ognuno di loro ha compiuto delle scelte, anche insignificanti, che hanno determinato ciò che sono nel presente. La strada percorsa fino al momento del naufragio è formata da tanti ciottoli che sono stati posati, inconsapevolmente, dalle scelte dei personaggi. L’effetto Sliding Doors, che poi penseranno di poter modificare, prevede esattamente tutti questi passaggi: accorgersi che l’errore è nel passato, tentare di impedirlo e garantire così la sua realizzazione.
Perciò ciò che ci guida realmente all’intento di Lost è la speranza di poter cambiare qualcosa di immutabile, il credere in mondi paralleli e realtà alternative e la fiducia nel proprio scopo.
Il nostro ruolo
Questa visionaria serie tv ci dimostra di essere incentrata sulla Fede anche con la sua struttura narrativa. I viaggi nel tempo fanno parte della fisica e della meccanica quantistica e, ad oggi, non sono ancora la nostra realtà, sono solo teorie. All’interno di Lost sono però molto di più: sono il mezzo grazie al quale Daniel può finalmente comprendere sua madre. Per tutta la vita Eloise è stata enigmatica e misteriosa rispetto al suo ruolo sui fenomeni trascendenti del mondo, eppure nel suo passato aveva già vissuto il futuro di suo figlio, e ogni suo gesto è studiato appositamente per permettere a Daniel di compiere il suo destino e garantire che ciò che è già accaduto avvenga di nuovo.
Noi possiamo stare dietro a questi complicati passaggi narrativi grazie ai vari flashback, flashforward e flash sideaways (dove ci viene mostrata la vita dei protagonisti se avessero presto scelte diverse, strade differenti e non fossero mai saliti sull’aereo). Questa tecnica ci permette di essere parte dei viaggi temporali. All’interno di un singolo episodio possiamo assistere ai balzi tra anni e circostanze totalmente diverse e la forza con cui rimaniamo a guardare è anche quella Fede. Mettiamo in atto la nostra sospensione dell’incredulità e possiamo seguire davvero i personaggi e il loro struggimento nel cercare di capire qualcosa e unire i puntini. Quando pensano che una pista possa essere quella risolutiva la imboccano e noi non ci domandiamo se sia realisticamente plausibile o concreta. Ci crediamo. E questo fa tutta la differenza.