Se c’è una cosa che rende le Serie TV degne di essere guardate, sono i favolosi cattivi che aggiungono un pizzico di malvagità a ogni storia.
Psicopatici, serial killer, o semplicemente personaggi con obiettivi diversi da quelli dei protagonisti: di solito solo loro a conquistarsi la maggior parte dell’ammirazione (e dell’odio) del pubblico. D’altronde il successo di una Serie Tv si misura anche dalla portata dei propri cattivi. Una storia non è nulla senza un antagonista, regola che vale sia per le fiabe come insegna il buon Propp, così come le Serie Tv che sono in fin dei conti storie adattate per il piccolo schermo. Non sorprende quindi che se ben riusciti, i villain abbiano più successo e fa dei cosiddetti “buoni”. Lost, ad esempio, è uno di quei prodotti seriali che ha fatto dei suoi villain un punto di forza, partendo dagli Altri per finire con il cattivo supremo ovvero l’Uomo Nero.
Nell’articolo di oggi vi parlo quindi dei grandi cattivi di Lost, di coloro che hanno trovato la redenzione e chi più semplicemente ha un debole per l’oscurità. Un viaggio attraverso la storia di Lost, dal male terreno di Benjamin Linus a quello mistico rappresentato dalla nube, incarnazione del Male stesso del mondo.
BENJAMIN LINUS
Un personaggio che avrebbe dovuto apparire per un paio di episodi e poi è riuscito a convincere la produzione a riscrivere interamente il suo ruolo nella serie. Chi avrebbe saputo fare di meglio?. Benjamin Linus è l’uomo dietro le quinte, l’uomo il cui sguardo spiazzante ci ha accompagnato fino all’ultima stagione. Interpretato magistralmente da Michael Emerson, Linus uno dei villain più inquietanti, subdoli, meschini, vigliacchi e crudeli del mondo della serialità. Si fa torturare per non rivelare la propria identità, è artefice di un massacro, ha ucciso a sangue freddo il proprio padre ed è stato artefice dell’omicidio di sua figlia.
Gioca con la vita dei personaggi in nome di un fine più alto ma quando scopre che tutto ciò per cui ha sempre agito non è altro che un inganno, ecco che vediamo Linus per quello che è davvero. Non il burattinaio ma la marionetta, Benjamin si ritrova nella stessa posizione in cui è sempre stato abituato vedere gli altri. Si sente tradito e usato, piange lacrime amare e per la disperazione uccide il Bene in persona.
Ma la redenzione, come Lost ci insegna, è concessa a tutti e anche un individuo velenoso come Benjamin trova infine un modo per riscattarsi e chiedere scusa. Se d’altronde si vuole parlare di destino, non è stata poi tutta colpa sua. Sono altri che l’hanno reso così.
CHARLES WIDMORE
Chi è invece proprio b******o dentro, scusate il francesismo, è quello schifoso, avido di Charles Widmore, padre di Penny e l’Infido per eccellenza di Lost. Tutto quello che Widmore fa lo fa per se stesso, con lui non c’è giustificazione che tenga. Non ci sono fontane magiche o destini o un ideale contorto erroneamente interpretato ma solo un cuore sporco, un’anima desiderosa solo di maggior potere. Ex capo degli Altri sull’Isola e cacciato poi proprio da Linus, Charles Widmore passa il resto della propria vita cercando di ritrovare il posto da cui proviene e lo fa per desiderio di vendetta e per impossessarsi dell’energia di cui è pregna l’Isola.
Vuole il controllo totale su tutto ciò che lo circonda, a costo di sacrificare la felicità di sua figlia. È semplicemente un uomo schifoso a cui non interessa niente di chi fa soffrire intorno a sé, che si nutre anzi del dolore. Non ha ideali, non ha fede. Un guscio senza anima. Vuoto.
ELOISE HAWKING
Anche una donna in questa lista. Non si poteva certo scrivere dei cattivi di Lost senza citare la megera Eloise. Entra nel mondo di Lost in maniera strana, bizzarra. Nella puntata “Flashes Before Your Eyes” la vediamo interagire con un Desmond che ha da poco premuto il bottone e sta subendo gli effetti degli sbalzi temporali. La figura entra in gioco sulla scacchiera di Lost come un deus ex machina, prevede le prossime mosse e parla a Desmond come se lo conoscesse da sempre. Una figura che inizialmente suscita soggezione e interesse, salvo poi rivelarsi una fredda rosse (potete tranquillamente trovare il corrispettivo italiano della parola francese su google).
La sua non è la malvagità di Widmore o l’opportunismo di Benjamin ma piuttosto lo definirei cinismo. Fredda e calcolatrice, Eloise spinge il figlio Daniel a partire per la missione sull’Isola sapendo che questa sarà la sua morte. Non c’è pietà o rammarico, è questo che più di ogni altra cosa raggela il sangue. Vedere con quanta semplicità Eloise sacrifichi la vita di suo figlio all’altare di …. non si sa bene nemmeno cosa. Eloise rimane una delle figure meno chiare dell’universo di Lost, la maggior parte dei misteri è legata alla sua persona.
ANTHONY COPPER
Prima de gran finale non si può non menzionare il padre dell’anno. Anthony Cooper fa quindi da rappresentate per tutti gli orribili genitori di Lost, roba che quando ci ho riflettuto mi ha fatto interrogare sull’infanzia di Lindelof e di Abrams. Anthony Cooper non solo distrugge la vita del proprio figlio, costringendolo sulla sedia a rotelle ma ha rovinato la vita a un altro personaggio di Lost: James Sawyer.
Ha distrutto una famiglia e chissà quante altre. Riconosce il figlio solo nel momento del bisogno, quando addirittura gli viene a chiedere un rene. È causa di miseria ovunque vada ed è la ragione, a ben vedere, che spingerà Locke lungo un cammino di scelte sbagliate. I nostri genitori sono, che lo vogliano o meno, la ragione per cui facciamo del nostro meglio o del nostro peggio, ma sempre di estremi si parla.
THE MAN IN BLACK
Dulcis in fundo ecco a voi IL cattivo di Lost. La personificazione del Male ma come tutte le grandi storie, in fondo c’è più di quanto non vedano gli occhi. Come Lucifero non è nato cattivo, così anche l’Uomo in Nero lo è diventato solo in seguito. D’altronde la mitologia di Lost affonda le proprie radici nella storia biblica: Caino e Abele e soprattutto Dio e Lucifero. Jacob è giudizioso e saggio, veste di chiaro, guarda il bicchiere sempre mezzo pieno, crede nella capacità degli uomini di migliorarsi, mentre l’Uomo in Nero è ribelle, curioso, veste di colori scuri e crede che l’uomo sia portato per l’odio e la violenza.
È da questa scommessa, possiamo così chiamarla, che Lost prende vita, da questa partita tra Bene e Male, tra due fratelli così diversi eppure così simili nella loro solitudine e nel loro desiderio di scappare via. Jacob agisce per vie misteriose e molto spesso opinabili, non si cura della strada percorsa ma solo del risultato finale. L’Uomo in Nero non desidera altro se non la libertà, il dolore che gli è stato inferto, da quello stesso fratello così puro, lo ha trasformato fisicamente e spiritualmente. L’Uomo in Nero vuole provare che non si sbaglia, che gli uomini prima o poi cedono sempre ai loro peggiori impulsi. Lo deve dimostrare a suo fratello e soprattutto a se stesso, perché se così non fosse verrebbe meno il senso della sua esistenza.