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L’unico Dio di Lost è il libero arbitrio

Lost
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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul finale di Lost e il webisode The New Man in Charge

Apri gli occhi, Jack.

Hai appena iniziato a vivere.

Fallo, fallo davvero. Sei nell’anticamera dell’Inferno, in un posto che sembra dimenticato da Dio ma è in realtà la casa di due fratelli. Due divinità, due schiavi. Soggiogati al volere di un destino che li ha ammazzati nel momento in cui la madre ha esalato l’ultimo respiro. Schiavi di un disegno, con la tragica consapevolezza di esserlo. Condannati ad un’esistenza programmata fin dall’inizio, contrapposti da un passo falso. L’unica libertà concessa, l’unica davvero fatale. Il male, generato dal bene. E viceversa. Due uomini indossano il grigio, mentre si travestono col bianco e il nero. Colori che semplificano ogni cosa, senza spiegare niente.

Perché questo non è un gioco.

Metti da parte il backgammon, John.

Anche se avevi capito quasi tutto fin dall’inizio. Avevi accettato il tuo destino, scambiandolo per una benedizione. Ma l’unico riscatto possibile è la sofferenza. La morte, figlia di uno scherzo crudele. L’omicidio, dopo esser stato ad un passo dal suicidio. La libertà di scegliere gira intorno a se stessa per poi scrivere il solito finale, quello previsto nel momento in cui sei venuto al mondo. Burattini, in mano agli Dei in preda alla medesima sorte. Schiavi chiusi in un labirinto, celati dietro una maschera che ha il tuo stesso volto. Alla faccia del libero arbitrio. E di una storia, quella di Lost, che sembrava non poter avere un lieto fine. Ma la verità, quando bussa alla porta, sa sempre sorprenderci.

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Chiedetelo al falso profeta, liberato dalle catene per essere ingabbiato in un loop. Vittima di una sentenza che lui stesso ha scritto. Cercava la felicità, sottovalutando l’importanza decisiva della morte. Ma l’aereo, ad un certo punto, è partito davvero. I capelli sono diventati bianchi, gli occhi si sono aperti. La sofferenza di un’esistenza che giocava a dadi nel bel mezzo di una guerra ha trovato un senso nel momento in cui l’uomo è stato di nuovo tale. Libero, davvero. Dopo essersi illuso per centinaia di anni. Un po’ come l’eterno secondo, finalmente felice di esserlo. Leader di se stesso, protagonista di un piano nel quale una risposta affermativa ha avuto davvero un significato.

Chiedetelo al figlio dell’Isola.

Perché anche lui ha aperto gli occhi.

Il destino aveva riservato per lui il ruolo tragico della marionetta senza anima, condotta perennemente in direzione ostinata e contraria. Figlio del Male, convinto di stare dalla parte giusta. Ma una nuova Era è ormai iniziata e lui ha trovato il suo Dio. Amministratore delegato di un’azienda senza scopo di lucro, finalizzato al mantenimento di una costante che sopravvive alla reale centralità delle variabili. Uomini con la consapevolezza di esserlo. Divinità che non conoscono più misteri al di fuori delle proprie scelte. Profeti che si sono ormai lasciati Jacob alle spalle e non temono più il Fumo Nero, ormai sepolto sotto le macerie di un disegno senza senso.

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Solo nel momento in cui gli occhi si aprono al mondo il mondo si apre a noi. Una convivenza felice, a prescindere dagli ostacoli che i passi falsi creano. Corridoi erranti, con un finale da interpretare in prima persona. Nel momento in cui si spicca il volo tutto è possibile. Anche avere la meglio sulle leggi che ci vorrebbero riportare al punto di partenza. Chiedetelo alla donna che si è tolta le manette. E all’uomo che ha lasciato alle spalle gli spettri di un passato truffaldino. Chiedetelo alla madre che ha potuto abbracciare suo figlio. E al Messia che quegli occhi ha deciso di chiuderli con un sorriso stampato sul volto.

Rinati, dopo l’ultimo frame di Lost.

Perché nati per la prima volta.

Destino gregario, sei solo uno strumento nelle mani del libero arbitrio. Pedina a tua volta, arma di salvezza che non mieterà più vittime. L’anticamera dell’Inferno è diventato un angolo di Paradiso, senza più prescelti. La Luce ha vinto sull’Oscurità, anche se una battaglia non metterà mai fine ad una guerra ineluttabile come l’abbraccio tra due fratelli. L’umanità sarà sempre grigia, ma il mondo non è nostro padre. È un figlio cresciuto collettivamente. Un testimone, da passarci senza mai avere sete. Apriamo gli occhi, chiediamolo ai protagonisti di un’avventura che non vivremo mai anche se la viviamo ogni giorno. Cerchiamo una conferma, non saremo più perduti. Troveremo la risposta che inseguiamo disperatamente fin dal primo momento.

Il destino è un profeta.

L’unico Dio è il libero arbitrio.

Antonio Casu 

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